M5S: le ragioni di Antonio Venturino (in parte giuste e in parte sbagliate)

Messo fuori dal Movimento 5 Stelle, il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, si difende. Come ha fatto già sin dalle prime battute di questa polemica in verità un po’ troppo stucchevole, la butta in politica. Ribadendo che il Movimento 5 Stelle, a suo parere, non avrebbe dovuto “consegnare il Paese a Berlusconi”. Di conseguenza -ne deduciamo noi – avrebbe dovuto accordarsi con il Pd di Bersani.

Venturino, però, dimentica che il Movimento 5 Stelle ha condotto una campagna elettorale proclamandosi alternativo al vecchio sistema politico: alternativo a Berlusconi, alternativo al Governo di Mario Monti e alternativo al Pd di Bersani.

Il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino

Allearsi con il Pd – questo a Venturino ancora non gli entra in testa – avrebbe significato tradire la volontà degli elettori.

“Ho solo avuto il coraggio di palesare una valutazione politica differente rispetto a quella dei miei colleghi e sono stato messo alla berlina – dice Venturino -. Ho in sostanza evidenziato, una posizione che rappresenta una cospicua parte degli elettori del 5 Stelle, ovvero una posizione meno oltranzista sulla necessità di far partire un Governo”.

Insomma, Venturino vorrebbe far partire il Governo Movimento 5 Stelle-Pd. Ma, a questo punto, perché non punta direttamente a sostituire Beppe Grillo dalla guida del Movimento 5 Stelle?

Segue una parte del comunicato un po’ confuso dove Venturino parlare della “natura stessa della politica, del concetto di polis che fa del dialogo il nodo focale dell’attività di un rappresentante”, probabilmente politico. “Se ci si candida a rappresentare i propri elettori facendo solo barricate – aggiunge il neo-moderato vice presidente di Sala d’Ercole – questa non è politica, meglio starsene a casa ed attaccare via web, come sta succedendo in queste ore ai miei danni”.

Finalmente messa da parte “l’alta politica”, Venturino affronta il tema dei temi: i soldi. “Avendo il mio gruppo parlamentare sottolineato la questione restituzione – dice – ricordo agli stessi ed agli attivisti che il problema restituzione emolumenti è avvenuto nel solo mese di Marzo, quando per una serie di impegni istituzionali ho più volte avuto la necessità di spostarmi a Roma, così dello stipendio di marzo da cittadino all’Ars mi è rimasto ben poco. Ecco perché non ho materialmente potuto fare il bonifico per il microcredito, aspetto per me fondamentale e sul quale ho improntato la mia stessa linea politica e di vita, avendo sposato appieno il Movimento”.

Insomma, i soldi di marzo sarebbero volati via per attività istituzionale. Il numero due dell’Ars dice di voler fare chiarezza: “Il sottoscritto Antonio Venturino – dice – cittadino mio malgrado ormai ex a 5 Stelle, è il primo ad aver rinunciato, a monte, ad oltre il 50% percento del proprio stipendio”.

Venturino, nel comunicato, spiega che la sua indennità lorda ammonta a circa 20 mila e 300 euro. Il vice presidente dell’Ars dice di averne percepito meno della metà, mentre 13 mila euro li ha versati nel calderone del microcredito.

“A marzo non mi è rimasto nulla – continua Venturino – ed ho capito che se si vuole svolgere serenamente un mandato istituzionale non posso sottopormi alla gogna mediatica di chi mi attacca sul perché una settimana ho speso 50 euro ed una 80 euro per il carburante. La rendicontazione è stata per me uno strumento di trasparenza importantissimo, ma quando questa deve trasformarsi in morbosità voyeuristica sulla mia vita è con sommo rammarico che devo fare un passo indietro, e forse nel movimento dovremmo farlo tutti”.

“Avevo proposto ai miei colleghi – aggiunge -di conferire con Beppe e proporre un tetto unico per tutti, in cui comprendere anche le spese, anziché 2.500 euro più spese rendicontate – che significa trattenere sempre dai 4.500,00 / 5.000,00 euro al mese – avrei preferito che si ponesse un tetto anche pari a questi 5 mila euro in cui far entrare tutte le spese, senza quindi necessità di rendicontazione, divenuta ormai un assillo più che uno stimolo. È una questione sollevata non solo dal sottoscritto ma anche dai colleghi romani”.

“Far politica ed avere responsabilità istituzionali di firmare carte, bilanci e documenti – insiste Venturino – è cosa ben diversa dallo stare dietro ad un pc ed attaccare senza conoscere la realtà delle cose”.

“A proposito della mia epurazione – precisa ancora l’ormai ex esponente dei grillini – ricordo che lo stesso sistema giudiziario mondiale prevede diversi gradi, prima di appurare che uno debba andare in galera non basta un sospetto per determinare la colpevolezza”.

“Con le barricate non si fa politica, ma si rimane solo al piano della protesta e non della responsabilità di rappresentare un Paese che, forse per nostra cagione, abbiamo riconsegnato in mano a Berlusconi, tradendo la volontà di oltre 8 milioni e mezzo di italiani”.

L’ultima considerazione è la meno convincente di tutte, perché Grillo ha sempre presentato il proprio Movimento come alternativo al vecchio sistema politico italiano del quale il Pd è ‘autorevole’ rappresentante: ne fanno fede i circa 4 miliardi di euro che il Governo Monti ha ‘prestato’ al Monte dei Paschi di Siena.

Insomma, se l’onorevole Venturino è così ‘innamorato’ del Governo con il Pd, perché non si accomoda in quel Partito?

Diverso il discorso dei soldi. Perché, in effetti, può capitare – soprattutto se si svolge un ruolo istituzionale importante come quello che svolge Venturino – di aver bisogno di più di 5 mila euro al mese. 

Su questo punto una riflessione è giusta e corretta. Ma c’era bisogno di tutta questa gazzarra per chiarire aspetti che sono legittimi? Sarebbe bastato un chiarimento interno senza questa guerra di comunicati al vetriolo. 

 

Redazione

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