La frattura, per quanto si sia scelta la linea dei panni sporchi da lavare in famiglia, è molto più profonda di quanto non si voglia far apparire all’esterno delle chiuse stanze in cui i deputati pentastellati all’Ars si sono riuniti per oltre sei ore. E nelle quali si accingono a tornare oggi, alle 15. La questione, ancora una volta, è squisitamente politica. Qual è la linea del Movimento 5 stelle in Sicilia?
Ciascuno, ovviamente, tira acqua al proprio mulino. Ma qualora si dovesse realmente arrivare a una spaccatura, quali sarebbero i dissidenti? E chi, al contrario, rappresenterebbe la linea ufficiale del Movimento 5 stelle? I precedenti quasi non si contano, basti pensare alla scorsa legislatura, all’ingresso – di misura – dei primi 14 deputati a Sala d’Ercole. La mano tesa all’ex governatore Rosario Crocetta, il senso di responsabilità nei confronti dei siciliani, la prima riforma delle Province approvata col sostegno esterno dei 5 Stelle.
E ancora, all’inizio della legislatura in corso, ecco una nuova mano tesa, ancora una volta da parte di Giancarlo Cancelleri che ha proposto un «patto per le riforme» a Musumeci. Che, dal canto suo, ha declinato l’invito considerandolo un tradimento rispetto al mandato affidatogli dagli elettori.
Una linea, quella del gruppo all’Ars, che è stata costellata di episodi all’insegna della responsabilità, delle proposte a governi di colore politico differente nel nome del bene dei siciliani. E che oggi viene rivendicata con forza dalla «corrente» capitanata da Angela Foti.
Dall’altra parte, una posizione altrettanto legittima, espressa dai deputati che fanno riferimento a Francesco Cappello: «Perché tendere la mano a un governatore che ci ha sbattuto la porta in faccia?», commenta qualcuno tra i deputati. Se si deve tenere fede al mandato degli elettori, il compito dei cinquestelle è quello di fare l’opposizione all’esecutivo regionale. A maggior ragione considerato che il giudizio che viene dato dai pentastellati su quell’esecutivo non è dei più lusinghieri.
Posizioni sulle quali è impossibile colmare il divario. Tant’è che la riunione di ieri sera si è chiusa con una sorta di tregua armata in cui si valuterà caso per caso la decisione da prendere. Ma il punto resta sempre quello d’origine: quale delle due posizioni è effettivamente quella del Movimento? E quale, inevitabilmente, è destinata alla fuoriuscita dal gruppo (e dal partito)? Interrogativi a cui la riunione di oggi cercherà di dare una risposta. Per evitare che la frattura diventi un divorzio in piena regola.
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