L’ombra dell’Isis aleggia sui «viaggi della speranza» da cui potrebbe trarne sostentamento economico. Proseguono le indagini della Procura palermitana che sta cercando di capire se e quali punti di contatto ci siano tra le organizzazione che si occupano della tratta di migranti ed il terrorismo di matrice islamica. Le attività sono state intensificate dopo lo scontro a fuoco dello scorso febbraio, quando alcuni scafisti hanno sparato con i kalashnikov contro una motovedetta della Guardia costiera al largo di Lampedusa.
Mesi fa la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha avviato un’indagine per associazione a delinquere finalizzata alla tratta e al traffico di esseri umani. Si teme che alcuni soggetti che gestiscono i viaggi sui barconi possano essere collegati ai gruppi armati paramilitari operanti in Libia. Nonostante non siano ancora emersi elementi certi di tale associazione, è plausibile pensare che l’Isis abbia messo le mani sull’ingente giro di denaro che ruota attorno alle decine di imbarcazioni che giornalmente lasciano le coste africane. L’altro timore è che lo Stato islamico possa infiltrare qualcuno tra i migranti.
Scavando tra le informazioni e le testimonianze raccolte nel tempo, sono stati già individuati alcuni nomi, come quello di Ghermay Hermias, un etiope residente in Libia ritenuto il capo e organizzatore delle tratte. O quello di Jhon Mharay, un sudanese localizzato nella capitale Karthoum, e Abkadt Shamssedhin, latitante di cui non ancora non si è scoperta la posizione. Per loro tre, infatti, il gup di Palermo Daniela Cardamone ha spiccato un mandato d’arresto internazionale, facendo così inserire i loro nominativi tra i ricercati dell’Interpol che adesso figurano nella Red Notice. In un’intercettazione il trafficante Hermias avrebbe confermato di avere “raccolto un milione di dollari con l’ultimo barcone”.
La delicatezza della materia, e nello specifico delle possibili infiltrazioni terroristiche tra i migranti, spinge gli inquirenti a vagliare ogni singolo elemento. Questa mattina, per fare il punto della situazione sulle indagini, si è svolto in Procura un incontro tra il sostituto della Direzione nazionale antimafia Maurizio De Lucia e il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, che coordina il team “anti terrorismo” di cui fanno parte anche i sostituti Calogero Ferrara, Sergio Barbiera ed Emanuele Ravaglioli.
Risale appena a gennaio l’arresto di Giacomo Piran, un ex militare palermitano di 44 anni, con precedenti penali per violenza, che si era convertito all’Islam. In casa custodiva munizioni, manuali d’addestramento bellico, documenti scritti in arabo e materiale informatico che lo collegherebbe a una cellula dell’estremismo islamico.
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