Lombardo, nuova udienza post-elezioni Il commento: «Crocetta? L’ho scelto io»

Ieri ha festeggiato il suo compleanno insieme all’elezione del figlio Toti all’assemblea regionale siciliana. Ma oggi, per l’ex presidente regionale Raffaele Lombardo, sono ricominciati gli impegni pubblici. Compreso quello giudiziario al tribunale di Catania per la prima udienza del processo a suo carico con rito abbreviato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. In attesa dell’ingresso in aula, impossibile per lui non commentare queste consultazioni che hanno eletto come suo successore il candidato Pd-Udc Rosario Crocetta. Ma in cui Lombardo è stato un costante convitato di pietra. Nemmeno la vittoria di Crocetta ha spento le polemiche – prima, durante e dopo lo spoglio delle schede – sulla presunta vicinanza del nuovo governatore al vecchio. Rapporti politici eredità del passato appoggio dato dal Pd all’Mpa guidato proprio da Lombardo e voci di future alleanze.

«Il dato politico che emerge dal voto in Sicilia è quello della continuità del governo che ha distrutto la Sicilia», commenta non a caso il secondo classificato Nello Musumeci. «Basta con questa storia di Lombardo – replica Crocetta ai giornalisti – mi avete rovinato la campagna elettorale. Senza questa storia avrei vinto con oltre il 40 per cento». Ma la dichiarazione, secca, dell’ex governatore non aiuta il nuovo presidente Pd: «Lo avrei appoggiato volentieri – rilancia – Anzi, io sono stato tra quelli che lo hanno scelto ma lui non ha creduto nel nostro progetto». Sibillino ma visibilmente contento – nonostante la schiacciante sconfitta del suo candidato ufficiale Gianfranco Miccichè – Lombardo racconta così di aver accarezzato una corsa Pd-Mpa sfumata solo per l’invito declinato dallo stesso Crocetta. Una proposta che però, in assenza di maggioranza all’Ars, potrebbe venire riconsiderata dal neo governatore. E il M5s? «Un voto di protesta», taglia corto Lombardo. Che risponde con una battuta anche alla richiesta dei cronisti di un consiglio in tv per il figlio Toti neo deputato all’assemblea regionale: «Consigli per gli acquisti…», scherza. Entrando in aula dov’è accusato di voto di scambio. E non solo.

L’udienza, a porte chiuse, dura poco. Impossibile sentire uno dei testimoni annunciati: il geologo Giovanni Barbagallo, considerato il tramite tra l’ex governatore e Cosa Nostra dai magistrati e invece manipolato da questi ultimi secondo i legali di Lombardo. «Sta male, è ricoverato», spiega Alessandro Benedetti, avvocato dell’onorevole. Sentito in aula come da programma, invece, Luciano Brancato, presidente del Centro agroalimentare siciliano (Maas) – di proprietà pubblica e a maggioranza regionale – e membro dell’Mpa di Lombardo. «Si riteneva che vi fossero delle infiltrazioni mafiose nell’assegnazione dei box del nuovo mercato – spiega Brancato a fine udienza – e si pensava che in qualche misura potesse essere compartecipe la gestione Mpa». A ritenerlo erano i Carabinieri di Catania, come spiegato dal maggiore dei Ros Lucio Arcidiacono in una precedente testimonianza.

«A giugno del 2008, subito dopo le elezioni (vinte dall’Mpa ndr), scade il bando per l’assegnazione degli stalli al mercato – racconta Arcidiacono – Nel 2009, i primi affidatari risultano diverse ditte in cui compaiono pregiudicati», la maggior parte per reati di mafia. Il maggiore sciorina un elenco, ma precisa: «Cito solo le principali, perché sono veramente troppe». «Ciò avviene quando presidente era l’avvocato Ingrassia e quindi una gestione antecedente alla mia», spiega Branato. «Ingrassia è notoriamente uomo che non ha mai fatto parte della corrente politica dell’onorevole Lombardo e che ha tutt’altri riferimenti politici in Forza Italia», precisa l’avvocato Benedetti. «Comunque non c’è nulla di irregolare perché ci sono stati due bandi pubblici, il secondo andato deserto, e poi una trattativa privata con l’obbligo di trasferire dal vecchio mercato al nuovo Maas quelli che erano gli operatori dell’ortofrutta e del mercato ittico», continua il presidente dell’ente. Ad essere tirato in ballo è il Comune di Catania che «con una delibera del consiglio comunale del 2002 obbliga la chiusura del vecchio mercato e il trasferimento di chi vi operava nel nuovo».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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