Lo Zen sotto i riflettori dopo l’inchino alla caserma La San Pio e la telefonata di Orlando: «Venga qua»

Riflettori puntati sullo Zen della legalità. Da quando la notizia dell’inchino davanti alla caserma dei carabinieri pubblicata da Meridionews sta facendo il giro dell’Italia, prende il suo posto legittimo quella faccia del quartiere spesso nascosta, poco raccontata. Sono tante le persone che sono nate e cresciute lì che ogni giorno presidiano un territorio da troppo tempo terra di nessuno, dove le associazioni come quella di San Pio e poche altre cercano di fare la differenza occupandosi dei problemi concreti della gente del quartiere. Oggi siamo andati di nuovo lì per continuare a raccontarlo. 

Quell’inchino lo hanno ripetuto anche quest’anno, non era la prima volta:  «Per noi è sempre lo stesso percorso e teniamo sempre lo stesso comportamento ma il clamore di quest’anno è stata una cosa positiva per lo Zen, e ringraziamo il vostro giornale per questo  – racconta Marco Di Blasi, presidente dell’associazione San Pio a Meridionews –  perché abbiamo fatto vedere un’immagine diversa del quartiere attraverso un evento religioso. Non si è parlato di droga, del solito degrado o di sparatorie. Questa volta lo Zen si è riscattato con una notizia che tutta l’Italia ha potuto vedere: questo non è il quartiere che tutti dicono. Con i carabinieri abbiamo avuto sempre una relazione sempre positiva, di vicinanza, disponibilità e fratellanza. Noi ogni anno anche per Natale facciamo sempre lo stesso tragitto: prima in chiesa e poi dalle forze dell’ordine. Come sappiamo le associazioni sono come istituzioni: la Chiesa, la caserma e la questura. Dobbiamo lavorare tutti insieme se vogliamo cambiare questo quartiere». Il presidente racconta che dopo la diffusione della notizia ha ricevuto messaggi di solidarietà da tantissimi abitanti del quartiere: «La maggioranza delle persone che vivono allo Zen è per la legalità».

Oggi è arrivata anche una telefonata attesa da tempo, quella di Leoluca Orlando: «Il sindaco ha fatto i complimenti all’associazione e a tutti i cittadini che vivono allo Zen, ma adesso vogliamo anche la sua presenza e lui ci ha assicurato che verrà. La telefonata è ben accetta ma vogliamo ancora di più che sia presente. Noi lo abbiamo sempre invitato in occasione di feste o altri eventi ma per un motivo o per un altro non è mai venuto. Diceva sempre “qualche volta vengo a fare una partita di bocce”. Signor sindaco ancora questa partita di bocce non s’è potuta fare. Anche l’anno prossimo manderemo il solito invito al signor sindaco, se ha piacere di venire lo aspettiamo a braccia aperte, sia lui che tutte le autorità regionali e ci auguriamo che possano intervenire anche le scuole». Nel quartiere l’associazione si occupa anche di organizzare attività sportive come una squadra di calcio per ragazzini con le magliette di San Pio. «Ogni natale facciamo organizziamo il giro degli zampognari e illuminano l’albero più alto con le luci, cosa che dovrebbe fare il Comune e invece lo facciamo noi».

Una cosa a cui tiene particolarmente l’associazione e che è rimasta lettera morta per tre anni è ad esempio la riqualificazione dello spazio che sta alle spalle dei campi di bocce e che potrebbe essere trasformato in un’area attrezzata per bambini. Per fare questo, oltre al via libera del Comune e alla disponibilità finanziaria, il primo passo sarebbe quello di chiudere lo spazio della villetta concesso all’associazione, in modo da impedire a chi viene di sera di lasciare rifiuti vari, tra cui bottiglie di birra, nello spazio che ospita anche un piccolo frutteto. «Diventerebbe un luogo per le famiglie dello Zen che nel quartiere ancora non esiste», afferma il presidente.

In questi anni il quartiere piano piano sta cambiando faccia, piccoli passi che non sono passati inosservati agli occhi di chi qui ci ha passato tutta la vita: «Va cambiando a poco a poco e in senso positivo. Ci vuole ancora molto tempo – continua Di Blasi –  Ce ne vorrebbero tante altre associazioni che lavorano tutto l’anno nel territorio e spesso non sono messe in luce. Noi siamo 40 persone, siamo qua e ci prendiamo le nostre responsabilità nel bene e nel male. Ci sono invece le associazioni che vengono qua, svolgono qualche attività e poi scompaiono. Io ho 64anni, sono un figlio dello Zen».

Stefania Brusca

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