L’Italicum, Renzi e l’Italia che affonda sotto il peso dell’Europa del rigore

LA FUTURA LEGGE ELETTORALE SUBISCE UN ALTRO CAMBIAMENTO. QUELLO CHE NON CAMBIA E’ IL NOSTRO PAESE, CHE RESTA SUCCUBE DELLE CORPORAZIONI E DEI POTERI FORTI

di Lorenzo Ambrosetti

Cambia di nuovo volto la nuova legge elettorale che il Parlamento si accinge a votare. Inizialmente l’Italicum, cioè la nuova legge elettorale fortemente voluta da Matteo Renzi e da Berlusconi dopo il pronunciamento della Consulta, valeva per entrambe le due Camere, ed era volto, nelle intenzioni dei relatori, ad assicurare maggioranze stabili al Paese con la previsione di una soglia di sbarramento per entrare in Parlamento e del ballottaggio se nessuna delle due coalizioni più votate avesse raggiunto il 37%.

Inizialmente, lo ricordiamo, c’era stato l’emendamento Lauricella, che subordinava l’entrata in vigore della legge elettorale all’avvenuta riforma del Senato, trasformato da Camera elettiva in Assemblea delle autonomie, composta da rappresentanti non eletti dal corpo elettorale.

Chiaramente, questa modifica dell’originaria proposta era volta, nelle intenzioni del Nuovo centrodestra, ad allontanare il più possibile lo spettro delle elezioni, che per questo neonato partito possono rappresentare un grosso elemento di rischio.

Spunta invece, ora, l’emendamento D’Attorre, dal nome del deputato del Partito Democratico che l’ha proposto, con il quale la nuova legge elettorale, sostanzialmente immutata nelle sue linee essenziali, dovrebbe valere solamente per la Camera e non invece per il Senato.

Nelle intenzioni dei partiti attualmente al Governo, si vuole in poche parole condizionare la legislatura al raggiungimento dell’obiettivo delle riforme costituzionali: quindi si subordina la nuova legge elettorale alla futura riforma che andrebbe fatta in tempi rapidi, così da garantire al Paese una base solida per un tempo relativamente lungo.

In realtà, dietro queste intenzioni, si nasconde l’obiettivo della ‘Casta’ di governare quanto più a lungo possibile, nella speranza che le gente, non adusa a ribellarsi, si abitui presto al gioco delle maggioranze variabili e si assesti sullo status quo non rivendicando modifiche sostanziali alle politiche del Governo.

D’altronde, tanto Renzi che Alfano sono in fondo due democristiani, perché nascono entrambi nelle fila dell’allora Democrazia Cristiana.

Noi riteniamo che non ci sia da aspettarsi niente di buono da una legge elettorale che, al di là di una sua dubbia costituzionalità – il nostro lo ricordiamo è ancora un sistema a bicameralismo perfetto – è volta a consentire alla ‘Casta’ il perpetuarsi del suo potere in modo da irretire i piccoli partiti, come ad esempio Sinistra ecologia e libertà, e garantirsi ampi spazi di manovra in un Paese in cui la maggior parte della popolazione è ormai disaffezionata alla politica.

E’ proprio questo che vogliono oggi i partiti tradizionali come il PD e FI: vogliono cioè che la gente si abitui il più possibile ad una situazione di stallo, che non si ribelli e, anche se distante dalla politica, che tolleri senza protestare una condizione di eterna subordinazione.

In questo Renzi è veramente un maestro. Egli, abilissimo nelle doti di comunicazione, instilla nella gente che lo ascolta, che lo vede alla televisione, una speranza fondata sul nulla, perché l’Italia è un Paese destinato ad affondare, ostaggio di una Europa che ci continua ad imporre le politiche di rigore quando da noi si muore di fame.

Noi crediamo che Renzi non concluderà assolutamente nulla di buono, anche perché l’Italia è anche il Paese, lo ricordava anche Norberto Bobbio nel “Futuro della democrazia”, in cui le corporazioni la fanno da padrone ed in cui la politica, da decenni, è succube di poteri forti, che comandano e che impongono ai politici di andare in una certa direzione, per loro chiaramente più conveniente.

 

Redazione

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