L’Italia al primo posto per import di olio d’oliva. L’allarme di Confagricoltura Sicilia

Pasta fatta con grano estero, agrumi stranieri spacciati per italiani.  Idem per i pomodori e molti altri prodotti della terra. Sono gli effetti nefasti più vistosi di una politica agricola europea che ha devastato l’agricoltura italiana, quella meridionale in particolare.  Oggi l’allarme, riguarda l’olio. A lanciarlo è la Confagricoltura  siciliana “profondamente preoccupata per quanto sta accadendo a livello sanitario e commerciale. Da un lato i focolai che stanno mettendo al tappeto gli oliveti del salentino e dall’altro i dati, altrettanto preoccupanti, raccolti dall’Eurispes che mettono al primo posto l’Italia tra i paesi importatori di olio d’oliva, rischiano di creare una miscela esplosiva per la sopravvivenza di un settore che nell’isola si è saputo rinnovare a forza di pesanti investimenti”.

Una situazione drammatica che spinge  il presidente dell’organizzazione agricola, Francesco Natoli a chiedere alla Regione ed a tutti gli enti preposti ai controlli di procedere immediatamente per salvaguardare il potenziale olivicolo siciliano ed evitare che lo stesso segua le orme di un altro settore simbolo della nostra agricoltura, l’agrumicolo alle prese con micidiali fitopatie di importazione come la tristeza”.

Per quanto riguarda la campagna ancora in corso l’appello dell’organizzazione è rivolto essenzialmente ai consumatori che, stretti dalla crisi economica, trovano conveniente utilizzare prodotti che non sono di chiara origine siciliana.

L’indagine Eurispes ha messo in evidenza che con una quota pari al 35% , l’Italia è al primo posto tra gli importatori di olio d’oliva superando paesi importanti come gli Stati Uniti, Germania e Regno Unito.

“Sull’originalità del prodotto – sottolinea ancora il presidente Natoli – speriamo che presto si possa ottenere il riconoscimento ministeriale della nuova IGP Olio Extra Vergine d’Oliva a cui si sta lavorando da alcuni mesi e che si andrà ad affiancare alle sette DOP siciliane già approvate dall’Unione Europea”.

La Sicilia – spiega Confagricoltura – anche se molto ha fatto sul piano della riconversione colturale e produttiva, sconta in particolare la poca diffusione di aziende di stoccaggio e confezionamento. Anche per questo motivo è ancora molto diffusa la vendita diretta al frantoio. Secondo le ultime rilevazioni il valore della produzione olivicola ammonta a 200 milioni di euro, pari al 5,6% della PLV regionale ed al 9,5% di quella nazionale. Sono complessivamente più di 160 mila gli ettari coltivati e di questi poco meno della metà nelle sole province di Agrigento, Palermo e Messina. Poco meno di 28 mila ettari ricadono invece nelle 7 DOP (Denominazione di Origine Protetta) già riconosciute a livello comunitario. Nel campo del biologico operano 4.500 aziende per una superficie complessiva di oltre 15 mila ettari.

“Da questi dati – conclude il presidente della Confagricoltura Natoli – si deve ripartire affinché con l’aiuto e l’impegno di tutti, produttori, consumatori ed enti preposti ai controlli, la Sicilia possa stabilmente rappresentare il vero motore della dieta mediterranea, un modello alimentare in forte espansione anche per i riscontri positivi in termini di salute e benessere”.

Redazione

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