«Il compito di noi giornalisti è quello di far sapere la verità ai cittadini». Questa è una banale frase che potrebbe essere contenuta in qualsiasi manuale di giornalismo. Non è della stessa opinione Lirio Abbate, giornalista Ansa costretto a vivere sotto scorta a causa dei suoi articoli sulle relazioni tra mafia e politica, che martedì scorso, nel corso del dibattito organizzato dal movimento Cittàinsieme, ha più volte ripetuto queste parole.
Ad esempio non molti conoscono la vicenda di Vladimiro Crisafulli dice Abbate candidato al Senato per il PD in Sicilia. Crisafulli è stato messo sotto inchiesta in seguito ad un filmato che lo ritraeva in compagnia del boss mafioso Raffaele Bevilacqua mentre discuteva di appalti, assunzioni, raccomandazioni e favori vari.
Le indagini che seguirono continua il cronista dellAnsa non trovarono niente di penalmente rilevante, anche se i carabinieri non perquisirono né labitazione né lufficio dove lavora Crisafulli. Ma anche se questi fatti non provano un reato, mi sembra giusto che la popolazione ne venga a conoscenza.
Abbate, durante lincontro tenuto nei locali di CittàInsieme nellambito delliniziativa Operazione Elezioni pulite, ha parlato di altre stranezze poco trattate o addirittura ignorate dai giornali nazionali e soprattutto da quelli locali, in special modo qui a Catania: le indagini in corso su coloro a cui la procura di Catania ha affidato il lavoro di mettere delle microspie nelle abitazioni dei mafiosi e i prezzi incredibilmente gonfiati dei notai dellordine di Catania per le loro prestazioni.
Purtroppo il problema non sono i giornalisti conclude sono in molti a svolgere correttamente il proprio lavoro. Il vero problema è la mancanza di editori coraggiosi o solamente interessati a far conoscere la verità, mancanza che si sente soprattutto qui al Sud.
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