L’intervista di Radio Zammù

Come definisci questo tuo ultimo album di una carriera ormai decennale?
“La quinta stagione” è il titolo del mio ultimo album uscito il 7 Settembre del 2007 e che ritengo un lavoro speciale perché mi suona come un nuovo inizio, l’inizio di un nuovo percorso, forse legato a nuove sonorità e alle voglia di legarsi di più alla forma-canzone, quella che comunque mi appartiene da anni ma che avevo in qualche modo sempre evitato.
È un album molto legato ai sentimenti come spesso succede nel caso dei miei brani però in questo caso forse ancora di più ed è un album che esprime allo stesso tempo sia la volontà di cambiamento che di forza, una visione dall’alto delle cose in modo che si possa valutare il da farsi e poi procedere con convinzione…questo è quello che ho cercato di raccontare nelle diverse canzoni de “La quinta stagione”.

La copertina dell’album con questa tua foto dal collo molto allungato, in po’ alla Modigliani, ha qualcosa a che vedere con i testi, con il significato intimistico dell’album oppure l’hai scelta semplicemente perché ti piaceva?
In effetti amo sempre ricollegare, magari con dei significati reconditi, tutto ciò che faccio ma la copertina parte da un idea nata per caso.
Durante il servizio fotografico per l’album si parlava appunto di Modigliani, dei miei percorsi artistici, perché ho fatto il liceo artistico e l’Accademia.
Ho scelto il percorso artistico appunto perché durante una lezione di artistica feci un disegno che somigliava appunto a quelli di Modigliani anche se all’epoca non conoscevo affatto quest’artista.
In realtà io ho il collo lungo, seppur non più della norma,  per cui ognuno di noi è abituato a rappresentare le figure umane su modello di se stessi; da qui è nata l’idea di allungare il collo per avvicinarci alla visione di Modigliani.
Nelle varie sfumature delle canzoni ci sono questi riferimenti ad una voglia di guardare avanti, di guardare le cose dall’alto, renderle un po’ più distanti e quindi comprensibili, motivo rappresentato non tanto da questo collo lungo quanto alla figura in sé con questa coda un po’ da samurai giapponese  che rende l’idea del guerriero perché per affrontre il futuro con forza a volte ci si sente un po’ guerrieri.

Sappiamo che hai pubblicato l’album precedente “Dove sei tu” anche in  versione inglese anticipando l’esperienza del tuo amico Manuel Agnelli con gli Afterhours.
Quale è stato il responso sia commerciale che di critica in territorio straniero?
Il responso è stato abbastanza sorprendente soprattutto in un paese come l’Inghilterra che ha un po’ di diffidenza nei confronti degli italiani che cantano in inglese visto che non è una lingua che mastichiamo benissimo.
Proprio in Inghilterra ho avuto dei riconoscimenti molto gratificanti perché MOGIO, uno dei mensili musicali inglesi più importanti ha fatto una recensione meravigliosa sul mio disco dandogli quattro stelle, inoltre ho avuto la possibilità di suonare alla BBC, a London live, facendo un paio di brani dal vivo, una grande soddisfazione per me.
Per quanto riguarda le vendite non credo di aver venduto granchè  però abbiamo seminato bene.
Un’altra cosa molto importante è stata la campagna di una ditta di abbigliamento norvegese, CUBUS, che ha usato Triathlon , la versione inglese, come sua campagna di sei mesi  su le reti principali di Norvegia, Lituania, Germania e Svezia.
Un sogno sarebbe ovviamente pubblicare il mio album in italiano all’estero; l’italiano purtroppo lo parliamo solo noi quindi credo che in futuro vorrei realizzare di nuovo una versione, magari parzialmente in inglese, che sia insomma fatta per essere pubblicata all’estero.

Tu hai avuto la fortuna e l’onore di collaborare con tante personalità musicali nazionali ed internazionali. Cosa ti hanno lasciato e cosa invece tu hai comunicato a loro? 
Le collaborazioni sono sempre un momento di scambio importante ma anche di apprendimento e di crescita. Nel caso in cui ti devi confrontare con qualcuno con il quale ti senti in sintonia ma che ha percorso strade inevitabilmente diverse dalla tua, credo sia importante imparare ad “ascoltare” per rendere efficace lo scambio.
Fondamentali nella mia carriera sono stati gli incontri con Tom Waits , poi Manuel Agnelli degli Afterhours e prima ancora quello con mio marito, Davide Sapienza, che non è un musicista ma è come se lo fosse, la cui influenza e il cui aiuto è stato fondamentale per la mia crescita artistica.

A livello di incontri proficui per la tua carriera cosa chiedi di solito ai produttori per valorizzare la tua musica?
Innanzitutto la mia consapevolezza è cresciuta quindi se all’inizio mi facevo guidare ora cerco di raggiungere un accordo stilistico per riuscire a valorizzare al meglio sia la canzone che la mia voce. Talvolta chiedo loro delle idee perché, proprio per il fatto che da un pezzo chitarra-voce possono uscire fuori molte cose, a volte so esattamente dove voglio andare altre volte no.
Per cui la presenza del produttore è importante per me poichè ha una visione dall’alto delle cose che magari l’autore non può avere perché troppo vicino e attaccato alle cose che scrive.

Dal punto di vista strettamente lavorativo cos’è cambiato nel passaggio dalla MESCAL, regia delle indipendenti in Italia, alla EMI ?
Penso che questi cambiamenti infastidiscano di più gli ascoltatori che gli artisti in quanto questi altrimenti non avrebbero scelto di cambiare.
Io personalmente sono passata dalla MESCAL alla EMI consigliata dalle stessa MESCAL che purtroppo non è quasi più un etichetta discografica perché ha venduto il suo catalogo alla EMI .
Devo dire che alla EMI ho trovato un ambiente che non mi aspettavo in positivo perché c’è stato un grosso ricambio generazionale per cui sono entrata in contatto con persone giovani  e cariche di grande entusiasmo.
A parte questo piacevole incontro, comunque,  lasciare la MESCAL è stato un duro colpo perché mi ha accompagnato dagli inizi sino ad ora e insieme abbiamo fatto tanta strada superando tantissime difficoltà.

Come è nata infine la pubblicazione del tuo libro “Appena sotto le nuvole”?
Beh devo dire che è un lavoro del quale sono molto orgogliosa  perché mette fuori una parte di Cristina che magari nei dischi non esce che è quella legata ai piccoli disegni e alle fotografie.
È un libro nato da un idea di Michele Monina, scrittore-giornalista che si è occupato di una collana per Mondatori che voleva raccogliere gli scritti di musicisti-autori e al quale io ho chiesto di pubblicare tutto il materiale che non avevo usato per le canzoni, piccoli racconti, poesie, parole sparse e pensieri libri frutto della mia aspirazione, cose che ricordano il meccanismo dello scrivere canzoni.

Giorgio Pennisi

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