«Ancora una volta la nostra facoltà è a rischio di chiusura». A lanciare l’allarme è Paolo Pavia, rappresentante degli studenti della facoltà di Lingue di Ragusa. La tormentata storia della sede iblea continua a turbare i sonni dei vertici dell’Ateneo catanese e anche quelli dei politici ragusani. Il 20 dicembre è scaduto l’ultimatum imposto da palazzo Centrale per il pagamento di 959.315,75 di euro, mentre ieri gli studenti della sede ragusana si sono riuniti in assemblea «per deliberare sulle iniziative di mobilitazione per la salvezza dellunica facoltà di Lingue e letterature straniere della Sicilia». Nella mozione approvata ieri chiedono un incontro con il sindaco di Ragusa, con i presidenti di provincia e regione e invitano il rettore Antonino Recca alla prossima assemblea studentesca.
La lunga vicenda che ha interessato per mesi la facoltà più giovane dell’Università di Catania ha portato alla chiusura della sua sede etnea. Da quest’anno accademico, infatti, la facoltà – che ha cambiato anche il proprio assetto, oltre al domicilio – ha sede esclusiva a Ragusa. Ma con la firma di una nuova convenzione, siglata nel giugno 2010, non sono finiti gli scambi epistolari tra gli uffici dell’amministrazione centrale e la sua sede decentrata.
«Siamo profondamente preoccupati» confessa Pavia, secondo il quale il problema principale della sede ragusana è l’intermediario, il Consorzio retto da Enzo Di Raimondo. Secondo il rappresentante degli studenti, il modello ideale sarebbe quello siracusano. Nella città aretusea – dove ha sede la facoltà di Architettura – a interloquire con l’Università sono direttamente gli enti coinvolti direttamente nei pagamenti, comune e provincia. Così non accade a Ragusa, dove i costi di gestione della macchina-consorzio sarebbero, sostiene Pavia, quelli che incidono maggiormente sull’intera gestione della facoltà di Lingue. «La questione non è solo quella relativa ai pagamenti, ma si devono mettere in conto anche le difficoltà del consiglio d’amministrazione». Inadeguatezza, dunque, che porta a ritardi nei pagamenti.
«Abbiamo versato proprio in questi giorni un primo importo» afferma Enzo Di Raimondo. L’ammontare del bonifico non vuole svelarlo, ma assicura che un primo passo è già stato fatto. Le difficoltà che – secondo il presidente del Consorzio – condizionano i rapporti con Catania non dipendono dalle volontà dell’ente che dirige. «Abbiamo un problema di finanza derivata – spiega – per cui dobbiamo attendere i soci del Consorzio», cioè il comune di Ragusa e la provincia. «Le competenze sono assicurate, ma le scadenze non sono allineate, questo porta ai ritardi che abbiamo accumulato». L’esempio che fa per sostenere la sua tesi è quello del contributo proveniente dalla Regione. «Sono assegnati, per il 2011, 673mila euro , ma l’ottanta per cento della somma verrà pagato a marzo-aprile. Il resto a luglio-agosto». Lo stesso meccanismo è quello che regola i fondi dei soci del Consorzio.
«I soldi ci sono per pagare anche due convenzioni, è la loro gestione che non è ottimale», ribatte Paolo Pavia, che rilancia: «Chiediamo la liquidazione del Consorzio o almeno il suo commissariamento». Ma Di Raimondo non coglie la provocazione: «Siamo in democrazia, ciascuno può esprimere la propria opinione». Per lui, il fatto stesso che si parli della questione ragusana è un bene. Il messaggio principale è, invece, rivolto al rettore e agli organi decisionali. «Catania non può avere una visione ragionieristica della situazione. Occorre vedere la sua complessità». L’impegno del territorio, lo sviluppo delle competenze, lo sforzo per migliorare le strutture. «Non è solo una spesa, ma è un investimento con un unico obiettivo: la crescita culturale degli studenti».
Ma probabilmente non è più tempo di investimenti. Sull’Ateneo catanese gravano già anche i crediti ancora non riscossi dalle ex sedi decentrate di Comiso e Modica. L’Università, dal canto suo, non ha rilasciato risposte ufficiali dopo la diffida spedita il 13 dicembre. Per il momento non risultano ulteriori atti formali, fanno sapere dall’ufficio stampa dell’Ateneo. Bisognerà attendere per sapere se il primo versamento fatto dal Consorzio e le promesse dei fondi regionali basteranno a impedire che Lingue chiuda definitivamente i battenti. Anche a Ragusa.
[Foto di twicepix]
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