Con una lettera del 27 gennaio (n. prot. 5625/1/13), il Rettore aveva invitato i presidi di facoltà e i direttori di dipartimento a «non avviare procedure di rinnovo degli organi in scadenza e a sospendere quelle eventualmente già avviate e non ultimate entro il 29 gennaio 2011».
Il 29 gennaio è la data dell’entrata in vigore della riforma Gelmini. Con quella circolare l’amministrazione centrale dell’Ateneo aveva preso atto dell’articolo 2, comma 9 della legge: «gli organi collegiali delle università decadono al momento della costituzione di quelli previsti dal nuovo statuto. Gli organi il cui mandato scade entro il termine di cui al comma 1 restano in carica fino alla costituzione degli stessi ai sensi del nuovo statuto». Come ormai ben sappiamo, la nuova legge prescrive a tutti gli atenei statali di riorganizzarsi e scrivere nuovi statuti dando un ruolo centrale ai dipartimenti, che prenderanno, secondo la legge, il posto delle facoltà. Nell’attesa della riorganizzazione tutto è “congelato”: non si possono rinnovare le cariche accademiche e non si deve più effettuare nessuna elezione. I presidi e i direttori di dipartimento, il cui mandato era in scadenza quest’anno, rimarranno quindi in carica anche oltre i limiti del proprio mandato, ha avvertito il Rettore.
A distanza di poco più di un mese dalla circolare del 27 gennaio, ecco comparire l’avviso del voto, solo per Lettere e Lingue. Lingue e Lettere faranno eccezione. Sono infatti le uniche facoltà dell’Università di Catania a cui è stato chiesto di tornare alle urne «per la designazione di 5 rappresentanti degli studenti in seno al nuovo Consiglio della facoltà di Lingue e Letterature straniere (con sede a Ragusa)» e «9 rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio della nuova facoltà di Lettere e Filosofia». Per decreto del rettore, decadono dunque le rappresentanze elette di recente. Il termine per la presentazione delle liste scade giovedì 24 marzo e si voterà il 13 e 14 aprile prossimi.
La decisione di indire questa tornata elettorale ha suscitato molti dubbi e – nel caso di alcune componenti studentesche – una vera e propria contestazione. Di fronte alle perplessità, emerse anche sui quotidiani locali, l’ufficio stampa dell’Ateneo ha precisato che le elezioni sono un «atto dovuto rispetto alle deliberazioni assunte il 14 giugno 2010 dal Senato accademico e dal Consiglio di Amministrazione dell’ateneo». Occorreva indirle – secondo il Magnifico – per rispettare la convenzione stabilita con gli enti locali di Ragusa L’eccezionalità del caso consentirebbe di aggirare la legge Gelmini. Le elezioni studentesche sarebbero il presupposto necessario per «costituire gli organi accademici della nuova facoltà» (formula ripetuta sia per la sede ragusana che per quella catanese). Successivamente, i neonati consigli dovranno quindi costituirsi formalmente ed eleggere i due nuovi presidi.
Che fare, allora, dei due presidi “congelati”? I professori Nunzio Famoso ed Enrico Iachello sono entrambi al secondo mandato. A norma di Statuto nessuno dei due è dunque rieleggibile. L’enfasi posta sul termine “nuova Facoltà” apre però la porta a una possibile interpretazione elastica dello Statuto. Si potrà forse sostenere che, poiché la facoltà catanese è nuova (anche se si chiamerà col medesimo nome della precedente), in via straordinaria si potrà acconsentire a un terzo mandato: nuova facoltà sì, ma con preside vecchio.
Su questi problemi è prevedibile che debba pronunciarsi il Senato accademico. I docenti della facoltà di Lingue di Catania, nella seduta di CdF dello scorso 15 marzo, hanno infatti approvato un documento col quale chiedono un chiarimento e sollecitano quel parere del Senato accademico che fino ad adesso è mancato. I quesiti sollevati sono da un lato di legittimità: con riferimento al fatto che l’iter per la riscrittura dello statuto è già stato avviato. Ma dall’altro viene posto un problema di opportunità. La costituzione di un “Consiglio di Facoltà” nella sede di Ragusa costituirà in ogni caso una soluzione temporanea, da rivedere nel quadro dell’applicazione della riforma. Come da rivedere sarà la convenzione con gli enti locali di Ragusa visto che la nuova facoltà di Lingue iblea sarà costretta a chiudere i battenti per lasciare spazio alla nascita della strutture dipartimentali. All’interno del Consiglio di Facoltà la discussione si è polarizzata attorno alla valutazione espressa dal professor Antonio Pioletti: «Il presupposto delle delibere di giugno cade con l’approvazione della legge Gelmini che, di fatto, dismette le facoltà», a cui si è contrapposto il professor Nunzio Zago: «La convenzione tra l’ateneo e gli enti ragusani c’è stata e stabilisce certe cose. Gli organismi vanno eletti per concretizzarla. Poi, a Statuto approvato, si vedrà». Al termine del confronto, il Consiglio di Facoltà ha approvato a larghissima maggioranza (con soli due voti contrari) un articolato documento di “interrogazione” al Rettore e al Senato accademico.
Intanto, il dibattito prende piede anche tra gli studenti. Tra i quali la partita si gioca su: “Voto sì, voto no”. Riunitisi il 16 marzo in un’affollata assemblea indetta dal “Movimento studentesco catanese”, i rappresentanti degli studenti di Lettere e di Lingue hanno dibattuto a lungo sulla legittimità delle prossime elezioni. I ragazzi del MSC si sono schierati per il boicottaggio. Secondo Andrea Alba «andare al voto e presentare le liste legittimerebbe una procedura che va contro la legge e trasformerebbe la conquista della rappresentanza in mera conferma delle scelte del Rettore». Emanuel Sammartino, consigliere di Lettere, ha sostenuto invece l’importanza di andare al voto per dare agli studenti almeno una rappresentanza in CdF.
Dello stesso avviso anche il collega Giuseppe Cunsolo: «Siamo d’accordo sull’analisi negativa dell’operato del Rettore, quello che ha fatto rimane comunque illegittimo. Ma le elezioni ormai si faranno comunque e non avrebbe senso lasciare gli studenti per un anno senza rappresentanti. Abbiamo questo unico mezzo per farci sentire e rinunciarci sarebbe un errore». Anche Silvio Costanzo, consigliere di Lingue, ha sostenuto che non votare e non presentare liste sarebbe un pericolo: «Perché il quorum si raggiungerà comunque. Vedrete che spunteranno le solite liste degli “amici del rettore”. Se non ci presentiamo saranno eletti dei consiglieri che non rappresenteranno le esigenze reali degli studenti». Salvo Arena, rappresentante in CdF di Lingue, alla domanda se presenteranno obiezioni sul decreto di indizione delle elezioni, risponde che la situazione è molto complicata e che «sicuramente qualcosa verrà fatta». Arena sottolinea l’importanza di parlare con gli studenti per criticare il metodo seguito dal Rettore, ma ribadisce anche la necessità di votare, perché, «all’interno del Consiglio della facoltà di Lettere, gli studenti dei corsi di laurea in Lingue dovranno avere una rappresentanza».
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