Licata, pannelli turistici con le info errate «Abbiamo sbagliato di qualche secolo»

Una chiesa barocca scambiata per normanna. Dedicata a un santo che, stando a quanto riporta il pannello con le informazioni turistiche, non era neanche nato al momento dell’edificazione. Storia di sprechi ed errori grossolani a Licata, nell’Agrigentino. «Abbiamo sbagliato di qualche secolo». Sono queste le giustificazioni del funzionario del Comune che, assieme ad altri suoi colleghi, si è occupato del procedimento riguardante il finanziamento di cartelli turistici nuovi di zecca, ma sbagliati. Anche l’amministrazione della città agrigentina è nuova, ma il progetto era stato intrapreso con il vecchio sindaco, poi dimessosi per problemi giudiziari. 

In questi giorni, dunque, i licatesi e i turisti hanno visto maturare i frutti di un lavoro iniziato due anni fa con il sindaco Balsamo e sfociato, oggi che il sindaco è il vicesindaco di allora, nell’installazione di una cartellonistica per gran parte imprecisa e fuorviante. Ricostruendo dall’inizio la vicenda, nel 2013 l’amministrazione avvia l’iter per ricevere un finanziamento di 125mila euro con i fondi europei del programma Po-Fesr 2007-2013 nell’ambito di un piano che prevedeva tre tabelle elettroniche con relativi sistemi hardware e software, tutta la segnaletica di indicazione urbana ed extraurbana della città e quella di localizzazione fissa turistico-monumentale, civile e religiosa; e ancora: pannelli informativi relativi agli itinerari turistici e cartelloni inerenti all’ubicazione delle spiagge. Un make up fiammante, insomma, per rendere la città del mare più attraente sia agli occhi dei cittadini che, cosa più importante, a quelli dei turisti. Qualcosa, però va storto; anzi, come spiega il responsabile unico del procedimento, l’iter amministrativo si rivela subito accidentato. La prima gara va deserta, l’unica ditta che si presenta viene, infatti, esclusa per problemi burocratici. I tempi iniziano a dilatarsi; la gara viene nuovamente predisposta e, «dopo varie peripezie» – per usare l’espressione del funzionario – la ditta Aesys, con sede a Seriate, nel Bergamasco, si aggiudica l’appalto.

A questo punto l’amministrazione, desiderosa di dare risposte e segnali tangibili di rinascita turistica alla città, inizia il proprio pressing per quantomeno l’installazione dei tabelloni elettronici; la ditta effettua una consegna d’urgenza, tanto che l’inaugurazione dei dispositivi di nuova generazione avviene nell’estate del 2013, mentre il contratto sarà perfezionato solo successivamente, nel dicembre dello stesso anno. Qualche giorno fa arrivano anche i cartelli turistici. Ma la gatta frettolosa, si sa, fa i cartelli ciechi: dal web si alza la protesta di quanti, tra cittadini e tecnici, hanno riscontrato svariati errori nel loro contenuto. Secoli sbagliati, inversione nel posizionamento dei segnali rispettivamente tra una chiesa e l’altra, imperfezioni nelle diciture. Il caso, forse, più clamoroso è quello della chiesa patronale di Sant’Angelo, la quale, come spiega un membro della commissione toponomastica di Licata, «non è del XII secolo e non è affatto un monumento normanno, ma barocco. Quindi è del XVII secolo. Non poteva essere edificata prima del martirio del santo a cui è stata dedicata. Infatti, sempre che sia esistito, Sant’Angelo sarebbe nato nell’ultimo quarto del 1100, considerato che sarebbe stato ucciso a Licata nel 1220».

A parlare è, poi, la neo-assessora ai beni culturali Anna Triglia, subentrata venerdì scorso a Gaetano Gagliano. «Quando ho appreso la notizia da Facebook mi ero appena insediata; ho subito chiamato il responsabile del procedimento». Il quale, dal canto suo, minimizza: «Sono errori meramente materiali». Continua l’assessora: «Quello che è successo è molto grave: abbiamo mortificato i nostri monumenti, però sbagliare è umano. Per le prossime volte saremo più scrupolosi; una volta sistemata questa situazione, interverremo con ancora più tenacia in ambito turistico». Adesso, conclude Triglia, «abbiamo comunicato le modifiche alla ditta, e si sta già provvedendo». Come in tutti i gialli, trovare il colpevole è complicato, anche se sembra che la ditta bergamasca abbia ricevuto informazioni sbagliate da parte degli uffici del Comune. In ogni caso, a piangerne le conseguenze è, ancora una volta la città. 

Gino Pira

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