Licata, il sindaco rinuncia alle dimissioni «Crocetta rischia di spaesare i cittadini»

Camicia azzurra e giacca estiva (fuori dal comune ci sono 30 gradi), senza cravatta. Volto teso, poca voglia di sorridere. È così che Angelo Cambiano, sindaco di Licata, 15 minuti dopo le 12 di oggi si è presentato nell’aula consiliare del municipio per annunciare la decisione di andare avanti, di non rassegnare il mandato, insomma di rimanere alla guida della città che lo ha eletto un anno e spiccioli fa. Cambiano, forse per evitare di essere tradito dall’emozione, ha affidato ad una cartella di una quarantina di righe il suo pensiero su quanto sta accadendo in città. Ha letto il messaggio che solo alla fine conteneva la decisione. Al termine del breve discorso ha annunciato, davanti alla sala consiliare gremita di cronisti giunti da ogni parte della Sicilia, che non si dimette, almeno per ora, ed ha anche spiegato il perché.

«A lungo – ha detto – quanto accade in questa città è stato sottovalutato. È stata sottovalutata la questione delle demolizioni, ma anche il fatto che abbiamo un ospedale che rischia la chiusura, che la statale 115 non è stata ancora ammodernata e continua a mietere vittime, che per rispettare il patto di stabilità non abbiamo i soldi per aumentare il monte ore della polizia municipale e siamo costretti ad assistere inermi alle aggressioni che i vigili urbani continuano a subire».

Poi, però, il primo cittadino ha cambiato tono. In maniera più distesa ha annunciato che diversi rappresentanti dello Stato lo hanno chiamato nelle ultime ore per occuparsi del caso Licata. «Intanto mercoledì – ha continuato – sono stato convocato a Palermo dall’assessore regionale al Territorio ed Ambiente, Maurizio Croce, e dall’apposita commissione parlamentare. Affronteremo la questione demolizioni. Inoltre sia il ministro dell’Interno Angelino Alfano, sia il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Davide Faraone, ma anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, mi hanno telefonato per dirmi che sono pronti a costituire un tavolo tecnico per dare vita ad un Patto per Licata. Di fronte a tali situazioni vado avanti, nell’esclusivo interesse della città».

Ma Cambiano è anche tornato a criticare il governatore Crocetta. Durante la conferenza stampa ha fatto ascoltare una breve registrazione con delle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione sabato scorso, in occasione della visita a Licata. Incalzato dai consiglieri comunali, Crocetta, dice: «Le demolizioni potevano essere evitate se voi aveste dichiarato di pubblica utilità quelle case». «Francamente – ha detto il sindaco Cambiano – c’è il rischio che i cittadini restino spaesati davanti a simili dichiarazioni. Piuttosto il presidente Crocetta spieghi perché la Regione è inadempiente in tutta la Sicilia rispetto alla demolizioni».

E a proposito di demolizioni, e sul fatto che qualcosa si sta muovendo anche altrove, il sindaco ha parlato di Calogero Firetto, primo cittadino di Agrigento. «Mi ha chiamato proprio stamani – sono le parole di Cambiano – per dirmi che ha appena impegnato 160mila euro per eseguire la demolizione di dieci immobili abusivi nell’area della Valle dei Templi». Ad Agrigento, nel mese di settembre dello scorso anno, sono stati abbattuti tre edifici nell’area della Valle, mentre tre portici sono stati demoliti a Palma di Montechiaro. Ma a firmare il protocollo di intesa con la Procura della Repubblica di Agrigento, per eseguire le demolizioni, è stato anche il sindaco di Realmonte.

Intanto oggi le ruspe sono tornate in azione a Licata. È iniziato stamani l’abbattimento di un edificio, non ultimato, realizzato molti anni fa in via Nestore Alotto, nella zona collinare del centro abitato. Nell’area in cui insiste lo stabile ci sono due vincoli: quello archeologico ed il vincolo cimiteriale. Si trova, infatti, proprio sotto il cimitero dei Cappuccini. Si tratta di uno stabile a due piani, quindi per demolirlo ci vorranno dei giorni.

Gino Pira

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