Libri o giochi?

Nell’aula C del Laboratorio della Facoltà di Lingue di Ragusa, ebbe inizio la mia storia, in un lontano Novembre di tre anni fa.

Allora mi ritrovavo ad essere solo una matricola, ai miei occhi tutto appariva talmente grande e così tanto formale che le aule delle nostre tante “sedi” mi sembravano quasi dei luoghi sacri. Che strano parlare della mia vita di matricola, adesso che è trascorso così tanto tempo. Ma non voglio parlare di questo, ma di come il mio punto di vista, riguardo la “sacralità” di quei luoghi e di quelle persone sia stato paurosamente ribaltato. A ciò ha contribuito la mia nuova identità, ovvero l’identità che ho acquisito (inconsapevolmente) una volta effettuata l’immatricolazione nella nostra Università. Lo so che questa mia introduzione potrebbe sembrare un po’ misteriosa, per certi versi anche incomprensibile, ma vi assicuro che non appena svelerò la mia “identità acquisita” molte persone capiranno immediatamente, poiché si riconosceranno nella descrizione fatta, mentre per quanto riguarda tutti gli altri sarà tutto spiegato.

Questa “identità acquisita” non è altro che l’identità di Studentessa di Lingua Giapponese. Forse molti di voi si aspettavano chissà quale mostruosa rivelazione, ma vi assicuro che l’essere studenti di Giapponese ha il suo perché che adesso vi spiegherò.

A parte gli scherzi, voglio parlare di come noi studenti di Giapponese ci “differenziamo” da tutti gli altri studenti di altre lingue (se così si può dire). Al momento delle iscrizioni la maggior parte degli studenti non sa bene il motivo per cui sceglie di inserire “Giapponese” al lato della dicitura: “Lingua straniera”. La maggior parte delle volte la motivazione è: “Mi piacciono molto i Manga giapponesi”, oppure, “Vorrei imparare una lingua orientale”. Quindi partiamo dal presupposto che fin dall’inizio un po’ tutti non sappiamo bene di che cosa si tratta, se non di una lingua molto diversa dalla nostra, e probabilmente molto difficile.

Dopo l’iscrizione si passa alla seconda fase: “l’arruolamento”.

Presentazione degli “ufficiali”, ovvero i vari professori che accompagneranno le matricole nel loro cammino verso l’apprendimento della suddetta lingua. Si inizia ad apprendere, nelle primissime lezioni, le nozioni base; ovvero i sistemi di scrittura basilare hiragana e katakana, più qualche piccolo accenno di kanji (gli ideogrammi carini da guardare, ma che poi diventano il terrore di noi studenti), e infine si impara a presentarsi in lingua giapponese. Così il primo passo può definirsi quasi concluso.

Fin qui tutto sembra filare dritto, molti studenti, anche di altre lingue, possono riconoscersi e dire: “Ma cosa c’è di così diverso?”.

Infatti volevo proprio arrivare a questo punto.

Una volta raggiunti questi primissimi obbiettivi, inizia la fase più importante: “giocare con la lingua”.

Il che significa esibirsi in pubblico, ma senza aver preparato nessun numero acrobatico, nessuna canzone, nessun balletto.

Lo so forse sembra incomprensibile ma la “dura” vita degli studenti di Giapponese è proprio questa.

A volte ci si trova nello spiazzale della Facoltà a fare delle esibizioni, in cui non servono attrezzi particolari come trapezi, parallele, microfoni, ecc, l’unico attrezzo indispensabile è una pallina, o al limite delle caramelle.

Infatti i nostri docenti, soprattutto professoresse di madre lingua Giapponese, spesso coinvolgono noi studenti in giochi veri e propri così da farci esercitare la lingua in modo divertente, del tutto informale e in condizioni di completo relax. Così le lezioni di Giapponese diventano sia un modo indispensabile per imparare, ma sicuramente dopo una lunga giornata di lezioni, laboratori e studio, possono anche rivelarsi divertenti.

Indubbiamente capisco le facce dei ragazzi di primo anno che dopo la prima lezione di Giapponese sembravano divertititi ma soprattutto increduli. Lo capisco, perché anche io mi sono trovata  al loro posto circa tre anni fa. Adesso trovo il tutto abbastanza normale e divertente ma in principio mi sentivo “ridicola” davanti a delle situazioni così informali e così strane, probabilmente perché l’idea che tutti abbiamo, prima di iscriverci all’Università, è quella di andare in un luogo così “immenso” rispetto alla piccola realtà della scuola superiore. Fortunatamente i docenti di Lingua, come quelli di Giapponese, sono talmente preparati dal punto di vista didattico che quello che a noi può sembrare un ridicolissimo gioco si rivela, invece, un metodo davvero molto efficace per quanto  riguarda l’apprendimento.

Spero che il mistero sia stato svelato e che non sia più un vero e proprio mistero, anche perché l’intenzione era quella di descrivere le situazioni che si vengono a creare all’interno delle lezioni di Giapponese, in maniera scherzosa e ironica, proprio perché penso che qualunque studente di Giapponese possa confermare che realmente si tratta di situazioni di vero e proprio studio, solo che non vengono svolte in maniere classica, poiché i docenti, giustamente, pensano che, rendendo un po’ più movimentata la lezione, gli studenti possano riuscire ad imparare ugualmente senza magari ricorrere inevitabilmente ad un libro tra le mani.

Cinzia Billeci

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