Grande entusiasmo per la nuova stagione teatrale del Canovaccio

Il Teatro del Canovaccio nacque 6 anni fa grazie all’unione di interessi e passioni di due amici di vecchia data (Pizzuto e Musumeci), accomunati dal desiderio di “promuovere un teatro adatto a tutti, dove l’arte e la cultura non siano più un mezzo ma un punto di partenza e d’arrivo”.  Nell’intraprendere questa avventura hanno poi coinvolto due giovani attori professionisti, Eliana Esposito e Giuseppe Calaciura, e accolto calorosamente come nuovo inquilino nell’accogliente casa del Canovaccio il grande Maestro Piero Sammataro.

 

Apre la conferenza il padre fondatore Saro Pizzuto che, dopo aver espresso riconoscenza ai presenti per aver accolto il loro invito e per l’attenzione a loro dedicata, rivolge un ringraziamento speciale anche all’amico Sammataro, per essere entrato a far parte di questa grande famiglia con modestia e umiltà, condividendo con loro le grandi esperienze che ha vissuto nel suo brillante passato. “La cosa che più ci colpisce di lui è la sua grandissima voglia matta di trasmettere anche agli altri ciò che lui ha imparato”. Questa è, in fondo, la filosofia del Canovaccio, nato per “mettere la sala a disposizione dell’intorno, per dare un personale contributo al nostro ambiente, territorio, alle persone che vivono qua” – prosegue Pizzuto. “Però gli impegni sono tanti e – sottolinea – il nostro è un presente molto duro perché tutto ciò che facciamo deriva dalle nostre forze “economiche”, grazie all’energia degli abbonati e al credito che ci hanno dato certe funzioni pubbliche…anche se con “credito” non intendo elargizioni di sovvenzioni o contributi, ma lavoro, che mi auguro  continui e in misura maggiore”. Infine allude al fatto che per chi, come loro, vuol restare integro e fedele alla propria genuina vocazione, la strada è di certo più tortuosa…

 

La parola passa a Salvo Musumeci, cofondatore nonché attore, che premette ricordando la logica che da sempre ha guidato le loro scelte. “Il Teatro del Canovaccio,  proponendosi come alternativa al teatro “ufficiale”, cerca di diffondere e portare in scena soprattutto (ma non solo) testi inediti o poco frequentati che si rivolgano ad un pubblico eterogeneo”. La prossima stagione teatrale, all’insegna di quanto sottolineato da Salvo, prevede dunque un panorama ben assortito. Il debutto avverrà con un lavoro di rivista degli anni ’40 (“Retrò…e lontano lontano qualcuno ridacchia” di Fabio Monti), per proseguire con una storia dossier, di stile verista (“Lettera al capo della polizia” di Valerio Cattano); i toni gravi saranno smorzati da un lungo e divertente monologo che attraverso l’ironia mostra un profilo della donna d’oggi (“Credenze e dispense” di Enzo Ferrara). Una decisione insolita per la storia del Canovaccio, che come confessa lo stesso Musumeci è un po’ dettata da esigenze economiche, “per sopravvivere”, è la presentazione della “Cavalleria rusticana”, musical ispirato al soggetto di Verga ma rivisitato dal musicista Turi Mancuso. Si concluderà con “La signorina Papillon” di Stefano Benni, spettacolo ospite già proposto alcuni anni fa ma in veste diversa alla sala De Curtis, e con la chicca pirandelliana “Sei personaggi in cerca d’autore” diretto da Sammataro.

 

Dulcis in fundo. Interviene il Maestro. Racconta un aneddoto che riscalda la sala. In un presente tecnologico, fittizio, fatto di sensazioni artefatte, vuote si staglia la sua figura “antica” ancorata alle tradizioni e alle passioni vere, reali, che si sentono e fanno vibrare. Come le sue parole.“Io resto fedele a questa “cellula folle” che è il teatro. Morirò con lei”. E prosegue “spero che alla fine qualche mio messaggio sarà accolto, per questo ho dato vita alla scuola di recitazione “La bottega dei mastri artigiani”, per preservare le nuove generazioni dal mondo contaminato in cui gli è toccato vivere, infondendo loro la sua arte.

Quindi, dedica qualche considerazione in più a due lavori da lui stessi curati.

 

“Lettera al capo della polizia” di Valerio Cattano tratta un evento realmente accaduto, ispirato alla realtà di un pentito anche se camuffata con nomi falsi, testo a cui si è accostato su consiglio della “straordinaria giornalista di spettacolo, nonché mia compagna di vita” Carmelita Celi. “Il copione mi ha convinto subito perché è scarno, pulito, preciso, senza nessun tipo di sovrastruttura o morale sulla mafia. È la cronaca di un giornalista che assiste ad un fatto e lo riporta senza aggiungere niente, esattamente com’è” – prosegue Sammataro – “e tale sarà reso al pubblico, in maniera cruda, senza concedere nulla”

 

“Sei personaggi in cerca d’autore” rappresenta un ritorno al passato per il regista che nel lontano 1964 debuttava nel ruolo del figlio con la Compagnia dei Giovani. “Confesso che è stato il mio primo amore. Si tratta di un ritorno che ho voluto con grande gioia, era da un po’ che avevo in mente di farlo… così festeggerò i miei 43 anni di carriera”. E continua “Dove? Come? L’unica certezza era che amando quella prima versione, si seguisse  un rituale ben preciso che questo teatro (nonostante sia di modeste dimensioni) mi ha permesso”.  Ammette “Certo, è sempre difficile interpretare uno scrittore meravigliosamente complicato come Pirandello, “l’autore del 6000”, per cui non promettiamo la perfezione, ma per lo meno un passettino in avanti, cercando di proporre l’essenza di questo straordinario evangelista laico del teatro”. Conclude con un appello ai giovani che egli allena perché facciano qualcosa di importante, “perché capiscano che dopo c’è qualcos’ altro, in più..”. Il teatro è fatto di questo… “finché riusciremo a farlo vivere.. poi rimarrà solo qualche bracetta sotto la cenere e allora avremo bisogno di ravvivarla” .

Infine, “Questo è  il nostro modo di essere la nostra vita la fine l’inizio chissà…”

Benedetta Motta

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