L’Expo funerario e cimiteriale alla Fiera del Mediterraneo «C’è un po’ di nepotismo anche nel nostro piccolo settore»

«Si accomodi» dice il signor Giovanni Cacciatore a una coppia di curiosi che guarda i suoi prodotti, ovvero corredi e imbottiture per bare funebri. «Mi sembra prematuro» risponde prontamente l’uomo. Il signor Cacciatore arrossisce, abbozza un «non in quel senso», poi riprende a illustrare la bontà della sua merce. La scena si svolge a TenerExpo, l’esposizione di arte funeraria e cimiteriale che si tiene alla Fiera del Mediterraneo dal 29 al 31 marzo. Se siete superstiziosi o se semplicemente guardate alla morte come a qualcosa da tenere più lontano possibile allora meglio non recarsi al Padiglione 20, dove oltre 30 espositori del made in Italy funerario esibiscono i propri prodotti di punta. Se invece avete bisogno di urne pregiate e smoking per morti (chissà perché con le scarpe antiscivolo) o se siete alla ricerca degli ultimi ritrovati in materia di toilette mortuaria e trucco per le salme allora avete trovato il posto giusto per voi. 

«Questa è la quarta edizione di TenerExpo e la prima a Palermo. Anzi, da quando è nato il mondo mai si era fatta una fiera delle pompe qui» dice con un certo orgoglio Francesco Trinca, direttore tecnico del consorzio Sicof (SIciliano Consorzio Onoranze Funebri) che rappresenta 386 agenzie a livello siciliano. «Abbiamo organizzato questa fiera che vede ad esempio le migliori auto di ultima generazione, che vanno dal Maserati all’ultimo modello Mercedes, furgoncini di ausilio per il trasporto salme, macchinaggi nuovi per il marmo che permettono l’incisione del volto dei propri cari in automatico, l’arredo sacro come i tipici candelabri che hanno lavorazioni particolari in alluminio o in plexiglas (molto più leggero e sicuro), l’arte del ricordo come ad esempio la lapide in 3d al posto di quelle incise, verniciate in nero e foto piccoline, sbiadite e in bianco e nero. E ancora urne cinerarie ed ecologiche o in ceramica». 

Gli espositori arrivano da tutta Italia. Ci sono ad esempio i giovani di Verona dell’azienda Urne in legno, che realizza appunto prodotti a mano in maniera artigianale. «Siamo partiti dalle croci per cofani in legno e dopodiché ci siamo allargati ai rollup e ai portaurna in acciaio – descrive Valerio Perini – Lavoriamo solo ed esclusivamente con un legno massello in frassino. La novità del 2019 è un’urna in pino con le code di rondine, che abbiamo provato a bruciare per mettere in risalto le venature del legno. Stiamo inoltre cominciando a lavorare sulla cremazione degli animali, lavorando su tre modelli di urne (grande, medio e piccolo) che si possono personalizzare attraverso la nostra incisione laser e scegliendo il proprio cane o gatto o animale scomparso». 

E partendo dal profondo Nord si arriva ad esempio alla Campania e all’azienda Eurolegno srl, nata (è proprio il caso di dirlo) dalle ceneri nel 1984 della più grande industria del Meridione nel settore dei cofani funebri, ovvero la ditta Malasomma (a Calvano, in provincia di Napoli). «Fu così – raccontano gli attuali soci – che otto elementi della vecchia squadra (dipendenti e rappresentanti) decisero di associarsi». E, dopo varie traversie (con i soci che nel frattempo restano in quattro), nel 1996 nasce ufficialmente l’attuale Eurolegno. «Dopo tanti sacrifici – prosegue il racconto – nel 1999 fu acquistato l’attuale stabilimento, la cui estensione occupa un’area di circa 10mila metri quadrati, tra superfici coperte destinate alla lavorazione ed aree scoperte per lo stoccaggio. Venticinque addetti si occupano della selezione e dell’assemblaggio delle tavole, con le fasi di montaggio e finitura che sono tuttora eseguite a mano».

Girovagando tra le numerose esposizioni si rimane colpiti dall’assenza di Taffo, la storica agenzia romana di pompe funebri che è un vero e proprio colosso del settore, grazie anche alle ironiche campagne promozionali degli ultimi anni. Mentre le aziende palermitane provano a distinguersi puntando soprattutto sulla qualità e sull’esclusività dell’offerta. Ad esempio Nunzio Trinca, in corso dei Mille, offre un servizio funerario personalizzato per gli animali da compagnia: tutto compreso tra prelievo, trasporto e cremazione. Perché, come recita lo slogan, è fondamentale «non separarti dal tuo compagno»

Dall’altro lato, invece, la famiglia Giustiniani realizza dal 1973 in via Danimarca imbottiture funerarie di pregio. «Siamo attivi da tre generazioni – dice Laura Giustiniani – Adesso ci siamo io e mia sorella, la nostra azienda è a conduzione familiare. Siamo un’imprenditoria tutta al femminile, perché anche le nostre sarte sono tutte donne. Utilizziamo solo made in Italy, non compriamo prodotti cinesi». Dunque i cinesi sono arrivati anche nel mondo dell’arte funeraria e cimiteriale? Allora non è vero che non muoiono mai? Laura Giustiniani sorride e poi riprende. «La concorrenza cinese è molto forte, ma devo dire che la differenza tra un loro prodotto e un nostro si nota immediatamente – continua  – Non è raro trovare impresari che per risparmiare si rivolgono a loro. Succede così con tutta la merce, mica solo con noi. Se ad esempio una donna compra un capo d’abbigliamento da un cinese si visti u stissu ma un si po’ taliari. Siamo in undici a lavorare nella nostra azienda e riusciamo ad elaborare circa 200 pezzi al giorno che consegniamo poi direttamente o affidandoci ai corrieri». 

Visto che Laura è stata così cortese a lei rivolgiamo una domanda che ad altri non abbiamo posto per timore di essere linciati. Un quesito che aleggia tra candele votive collocate su una scacchiera e al centro l’immagine della Madonna e un jeepone con le luci stroboscopiche e la bara che si colloca da sè nel cofano:  ma il settore funerario conosce crisi? Laura abbozza un altro sorriso, poi spiega che «no, non c’è crisi ma c’è molta concorrenza. È molto più facile aprire un’attività come la nostra che un’agenzia di onoranze funebri. Perché è un’attività di quelle ereditarie, che ci si tramanda di padre in figlio. Un po’ come i notai o i farmacisti, c‘è un po’ di nepotismo anche nel nostro piccolo settore». 

Andrea Turco

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