L’ex monastero e il modello Officine culturali «Serve più accoglienza per essere più felici»

«C’è una dimensione cittadina che sta funzionando e sta portando bene agli operatori turistici». Ciccio Mannino, presidente dell’associazione Officine culturali che cura la fruizione dell’ex monastero dei Benedettini, fa il bilancio della stagione estiva appena conclusa. «Stiamo continuando a crescere – spiega – A giugno abbiamo raddoppiato il numero delle visite rispetto al 2013, a luglio abbiamo raggiunto il 36 per cento, ad agosto il 25. In totale, abbiamo segnato quasi il 50 per cento di incremento stagionale». Secondo Mannino, uno dei punti di forza dell’ente che coordina è la continuità del servizio anche nelle settimane di ferie: «Le visite sono sempre effettuabili. La costanza, che nel pubblico dovrebbe essere garantita, è un punto di forza – puntualizza – Dobbiamo essere pronti».

La crescita del flusso è stata aiutata dall’alto tasso di turisti che hanno utilizzato voli low cost. «Ha viaggiato molta gente con possibilità economica ridotta – analizza il presidente dell’associazione – E poi ha trainato molto l’attività dell’Etna». L’obiettivo a breve termine, che deve essere comune a tutti gli operatori del settore, è «riuscire ad affascinare il viaggiatore e fargli raccontare il territorio benissimo al suo rientro». Il tutto con un occhio al futuro del sistema dei beni culturali – «stiamo cercando di capire cosa ci aspetta domani» – e a quello della Sicilia orientale – «se si affermerà bene, la gente girerà per le tre province» – che comprende Ragusa e Siracusa.

Attenti alle esigenze dei visitatori, ma anche a quelle del quartiere, l’Antico corso, nel quale ogni giorno lavorano. «Non credo che il problema del turismo sia scindibile da quelli della città – afferma Ciccio Mannino – Di recente abbiamo accolto dei francesi con le lacrime agli occhi, vittime di uno scippo. Magari il giorno prima è successo ai tuoi genitori o ai tuoi amici. La microcriminalità riguarda tutti – sottolinea – lo sdegno lo dobbiamo avere sempre», afferma riferendosi alla brutta avventura dello studente picchiato nei pressi del Castello Ursino. «Catania ha grandi contraddizioni sociali – dice Mannino con preoccupazione – Ma la città più accogliente è quella più felice. Si deve lavorare su questo». E, inoltre, pesa la dispersività. Il capoluogo «non è organizzato bene, da questo punto di vista non è a misura di turista». Però dei segnali positivi ci sono: «Questa città sta reagendo bene, è stata un’estate con molti eventi, Catania ha tentato di offrire un servizio differente».

Il successo del modello Officine per il suo direttore potrebbe essere riassumibile in tre fattori: «Stiamo lavorando sull’imprescindibilità del monastero dai cinque monumenti della città». La struttura di piazza Dante alla pari con piazza Duomo, teatro romano e il Fortino, dunque. Poi c’è la consapevolezza che molti catanesi non hanno ancora scoperto il complesso monastico, «e stiamo dando la possibilità di conoscerlo e vederlo in altre vesti anche a chi c’è già stato». Dalle visite notturne, ai nuovi percorsi, passando per gli spettacoli teatrali organizzati nella contigua chiesa di San Nicolò l’Arena. «E poi le persone sanno che la qualità c’è». Un servizio che a volte va anche oltre le normali attività di fruizione: «I turisti usano il nostro info point come rifugio urbano». Se qualche carenza esiste, sta nella difficoltà di organizzare visite in lingua straniera. «Se le facessimo bilingue, le visite durerebbero il doppio – riconosce Ciccio Mannino – Quindi sono effettuabili solo su prenotazione. Per le audioguide serve un investimento da diecimila euro. Al momento ci stiamo affidando ai testi di accompagnamento in inglese, francese, spagnolo».

Quello che l’associazione culturale al momento sta affrontando, in un periodo di crisi, è «un investimento di capitale umano». La maniera per perfezionare il servizio sta nello studio continuo – «aggiornarsi continuamente» – e, soprattutto, «avere l’umiltà di guardarsi attorno». Una pecca degli operatori del settore, afferma Mannino, è l’arroganza. «Bisogna sempre ascoltare il pubblico, le esigenze spesso sono latenti, bisogna interpretarle».

Carmen Valisano

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