Lettere: faccia a faccia tra il Preside e i licenziati

Da qualche giorno i 18 lavoratori precari della facoltà di Lettere e Filosofia a cui non è stato rinnovato il contratto chiedevano di poter incontrare il professor Iachello, preside della facoltà. Come promesso, il preside li ha finalmente incontrati. Con lui, nella “stanza dell’Abate” dove ha sede l’ufficio di presidenza, anche i presidenti di corso di laurea, i direttori di dipartimento e i rappresentanti in senato e al consiglio d’amministrazione.
 
E’ stata un’occasione per precisare la posizione della facoltà. Il prof. Iachello ha subito premesso che il problema è di natura finanziaria: «L’amministrazione centrale ha subìto un taglio del budget del 40%, e per questo a tutte le facoltà lo ha decurtato del 30%», ha affermato il Preside. «Questi tagli non li ha decisi il Rettore, i tagli derivano da una politica finanziaria che non decidiamo noi. Appena abbiamo avuto notizia di ciò, era fine novembre, abbiamo dovuto tagliare tutte le voci in bilancio del 30%. La nostra era l’unica Facoltà con 33 dipendenti co.co.co. Fin quando è stato possibile i contratti sono sempre stati rinnovati, adesso non possiamo più. Non abbiamo potuto fare altro che prendere questa dolorosissima decisione. Possiamo mantenere solo 15 lavoratori».
 
Fin qui nulla nuovo, nulla che possa dare speranze a chi ha perso il lavoro. Più volte il Preside si dice dispiaciuto e definisce la decisione presa come “sofferta” e “drammatica” e per questo auspica che si possa trovare un’alternativa: «Presto ci sarà un incontro in prefettura, mi auguro che una soluzione si trovi. Apriremo una discussione con il prefetto per quanto riguarda altre possibilità di lavoro», continua Iachello. «Voi dovreste avere la priorità perché avete lavorato per tanti anni per questa Facoltà. L’amministrazione centrale sta costruendo una banca dati: non appena servirà personale con le vostre competenze verrete selezionati. Quello che vi chiedo è di non vedere il preside e la facoltà come vostri nemici. C’è l’impegno di tutto l’ateneo per cercare di risolvere questo dramma» conclude. «Non è un dramma che può risolvere la facoltà di Lettere da sola, con appena 874mila euro in bilancio. Ed è un problema che non riguarda solo noi. Anche la facoltà di Lingue presto lo dovrà affrontare».
 
Il taglio dei budget di facoltà è il primo dei problemi di questi dipendenti, ma non l’unico. Infatti, una normativa vieta all’università, a partire dal 2010, di stipulare contratti di collaborazione esterna con chi è sprovvisto di laurea. Tra i 33 dipendenti a rischio solo 5 sono in possesso del titolo. «Avevamo una sola possibilità – dice il preside Iachello – per non perdere tutti i dipendenti diplomati. Abbiamo intrapreso la strada dei così detti “percorsi di stabilizzazione”, abbiamo cioè pubblicato un bando di stabilizzazione per 15 unità. Non di più perché ogni unità avrà un costo maggiore rispetto al passato. Ognuno di voi potrà partecipare al bando di selezione, solo con bandi del genere sarà possibile mettere sotto contratto dei diplomati».
 
Ed è a questo punto che si sono sentite le prime obiezioni. Due ex lavoratrici hanno manifestato il loro disaccordo con le scelte del Consiglio di Facoltà obiettando che sarebbe stato più equo prorogare tutti i contratti e non solo alcuni: «Riteniamo un errore aver prorogato il contratto per tre mesi solo a 15 dipendenti. Sarebbe stato più corretto ridurre le ore e mantenere tutti», dice la prima. «Il poco, al momento è meglio di nulla. È vero che in teoria tutti possiamo accedere al concorso, ma in pratica quei quindici a cui è stata concessa la proroga avranno tre mesi di servizio in più rispetto a noi e attestazioni che dicono che sono indispensabili per la loro funzione», aggiunge la seconda.
 
Il Preside si difende replicando che tali requisiti non fanno parte dei criteri di selezione, e invita a controllare il verbale del Consiglio di facoltà che ha diffuso poco prima. Ma a questo punto si blocca. Chiede alla stampa di lasciare la sala. Dice di voler parlare da solo con i suoi ex dipendenti: ci sono delle cose che vuole dire in privato. I lavoratori acconsentono.
 
Prima di abbandonare la “stanza dell’Abate”, chiediamo però al prof. Iachello cosa ne pensa della dichiarazione che il professor Famoso, preside della facoltà di Lingue, ha rilasciato qualche giorno fa a proposito di una telefonata “di richiesta di aiuto” che il preside di Lettere gli avrebbe rivolto. «Francamente ho trovato la dichiarazione del preside Famoso scorretta». dice seccamente Iachello. «Non ho chiamato per chiedere aiuto. Gli ho solo chiesto, vista la presenza di un dipendente di Lingue al laboratorio linguistico, di verificare la sua disponibilità ad occuparsi temporaneamente di aprire l’aula dove vanno ad insegnare anche i docenti di Lingue. Altra scorrettezza è stata accusarmi di essere andato per i fatti miei senza trattare insieme il problema con l’amministrazione centrale. Cosa dovevo fare? Andare a far guerra col Rettore? E il preside Famoso che trattative sta facendo con l’amministrazione centrale? Che sta facendo per evitare i licenziamenti a Lingue? Il preside Famoso faccia le scelte che vuole. Non lo criticherò per tali scelte, mi sto limitando a motivare le mie». Poi conclude con una delle sue consuete stoccate sulla coabitazione tra le due facoltà: «Il problema della convivenza con Lingue a volte diventa un po’ “parenti-serpenti” e ciò è molto fastidioso. Non mi sono mai permesso di dire nulla sulle scelte del preside Famoso. L’università si deve prendere tutta per mano, non fare a cazzotti».
 
Non è stato possibile ottenere ulteriori informazioni sull’esito del colloquio “privato” con gli ex dipendenti, che in verità fino alla nostra uscita non avevano parlato molto. Quello che è stato detto dopo che la porta si è chiusa alle nostre spalle non è dato saperlo.

Roberto Sammito

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