Esposto
al Sig. procuratore della Repubblica di Siracusa
Continuo a ricevere, da parte dell’Ufficio stranieri della Questura di Siracusa, nella persona del Dirigente Dott. Calafiore, delle comunicazioni che si configurano come un atteggiamento vessatorio e persecutorio nei confronti delle persone di provenienza extracomunitaria che nella parrocchia Maria Madre della Chiesa sita in Siracusa, via Alessandro Specchi 98, di cui io sottoscritto sac. Carlo D’Antoni sono parroco, trovano un punto di riferimento per essere accolte e accompagnate dal punto di vista civico, morale, sanitario, giuridico e legale.
L’ultima comunicazione, trasmessami via fax giorno 03 di questo corrente mese di febbraio (cat. A.11/2010- 4^ Sez. Imm.), tra l’altro un fax poco leggibile, recita: “In riferimento alla comunicazione di codesta parrocchia del 13 gennaio 2010 con cui si evidenziano le posizioni giuridiche degli stranieri lì elettivamente domiciliati, tenuto conto del rilevante numero delle istanze ancora pendenti di rilascio di permesso di soggiorno, si è ritenuto opportuno varare un calendario riservato di convocazioni, che verrà aggiornato con cadenza mensile e contestualmente inviato a codesta parrocchia, che di seguito si trasmette”.
“(Segue un elenco di persone straniere convocate il 9, il 16 e il 23 di questo mese di febbraio)”.
“Si specifica che la mancata presentazione senza giustificato impedimento dei convocati, comporterà l’avvio del procedimento di rigetto del permesso di soggiorno per mancata dimostrazione del domicilio attuale in questa giurisdizione ai sensi dell’art. 10 bis legge 241/90 e succ. mod. (vedi allegato 1)”.
L’elenco degli stranieri a cui ho dato e do ospitalità e che ovviamente ho sempre trasmesso all’Ufficio immigrazione della nostra Questura e riguardante gli stranieri che hanno eletto a loro domicilio la parrocchia Maria Madre della Chiesa riguarda, appunto un numero di persone rintracciabili tramite noi dall’Ufficio Immigrazione (che altrimenti non saprebbe come comunicare con loro). Sono persone che si spostano a seconda di dove trovano un qualche lavoro e quindi non godono ancora del bene della stabilità abitativa e del lavoro continuativo. Hanno eletto domicilio presso la parrocchia e ad essa fanno costante riferimento per ogni ordine di problemi soggiornandovi inoltre, ogni volta che è opportuno.
Se il Dott. Calafiore “sospetta” che illegalmente qualcuno dichiara falsamente che ha il legale domicilio presso di me, non deve convocare me che sono il legale rappresentante della parrocchia?
Qual è il motivo per cui delle persone da cui dovremmo solo prendere esempio per l’umiltà e lo spirito di sacrificio e sopportazione che hanno, devono in quelle precise date venire a Siracusa sobbarcandosi una spesa per il viaggio, correndo il rischio di un licenziamento che in questi tempi di crisi economica e con datori di lavoro indeboliti è purtroppo sempre dietro l’angolo (si tratta per lo più di contratti minimali, a tempo e poi ricomincia l’ansia per un nuovo contratto prima che scadano i fatidici sei mesi e si diventa praticamente clandestini).
Che valore ha, che vincolo di legge ha l’affermazione “si è ritenuto opportuno”? In base a quale esigenza di legge? A quale circolare vincolante?
Le persone degli stranieri, che non sono mere pratiche burocratiche da smistare, né pacchi da spedire o rispedire ma titolari di diritti e doveri previsti dalle leggi, non possono essere richiamate a Siracusa dai luoghi dove in questo momento hanno trovato un pezzo di pane solo perché “si è ritenuto opportuno” da parte di qualcuno.
Che rispetto sarebbe inoltre verso le persone questa convocazione immediata, viste le date della comunicazione e della convocazione?!? Come sempre, in sostanza, l’Ufficio Immigrazione della Questura di Siracusa non accetta nei fatti che c’è differenza tra “residenza” e “elezione di domicilio”. Quindici/diciottomila ne sono passati dalla mia parrocchia negli ultimi 15 anni. Di questi solo centinaia hanno ancora il proprio domicilio presso i locali della parrocchia. Inoltre, riguardo le persone convocate nel corrente mese di febbraio, bisogna sottolineare che sono tutte in possesso di un permesso di soggiorno. Quindi che può significare mai la frase “tenuto conto del rilevante numero di istanze ancora pendenti di rilascio del permesso di soggiorno?”.
La penultima di una lunga serie di volte in cui il Dott. Calafiore ha trovato problematica l’azione della parrocchia verso gli stranieri è stata nell’agosto del 2009, quando, in base all’art. 7 del Testo Unico dell’immigrazione 286/98, “riteneva opportuno” che io gli inviassi per tutti gli stranieri presenti presso di me, la ricevuta di presentazione della dichiarazione di ospitalità resa secondo le modalità fissate nell’allegato modulo (vedi allegati 2 e 3). Per capire bene che significasse, mi sono rivolto, come sempre ho dovuto fare al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministro degli Interni a Roma. Mi hanno gentilmente risposto sempre il Prefetto Dott. Morcone innanzitutto, il Dott. Minati (ora prefetto a Genova), la Dott.ssa Sarti, il Dott. Carbone. Tutto si è sempre risolto per il meglio per gli immigrati. Come? Non lo so.
In ogni caso ritengo una precisa volontà vessatoria allora quella di non provvedere ad un adeguamento dei locali e del personale che presta servizio all’Ufficio Stranieri, magari disponendo di mediatori culturali, mettendo gli utenti nelle migliori condizioni per poter esporre i loro casi senza ansie, senza atteggiamenti inquisitori dovuti certamente anche a stanchezza degli operatori agli sportelli, difficoltà di comunicazione, differenza di cultura. Segnalo che fino a qualche mese fa, per prendere il turno ed sperare di essere ricevuti, gli stranieri bivaccavano e dormivano in strada e al parcheggio Talete, con il sole e con la pioggia e molti alla fine dovevano tornare e ritornare ancora. Per coincidenza, solo all’indomani di una semplice e pacifica dimostrazione delle associazioni di volontariato della nostra città si cominciò
a ricevere per appuntamento.
Agli allegati 4, 5, 6 fornisco altri tre casi di prevaricazione dell’Ufficio immigrati della Questura di Siracusa e che sottopongo all’attenzione della Procura della Repubblica.
Tutto ciò che ho esposto riguarda solo gli ultimi anni. Ribadisco che questi atteggiamenti sono reiterati da molto tempo e solo l’amore, la fiducia nella giustizia e la competenza delle persone che collaborano in parrocchia, insieme alla cordiale attenzione dei Signori del Dipartimento per le libertà civili e immigrazioni di Roma ci hanno permesso e ci permettono di operare per i diritti e la legalità.
Per quanto esposto chiedo alla S.V. di intervenire secondo le modalità proprie del Suo Ufficio.
Con ossequi
Sac. Carlo D’Antoni
Siracusa, 08/02/2010
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