L’esposizione dello scultore etneo Dino Cunsolo «Sacro e profano? Contaminazione inevitabile»

Eroi della mitologia classica e personaggi biblici, santi martiri e icone del nostro tempo. Trenta opere dell’artista Dino Cunsolo, il più famoso scultore catanese vivente, saranno in mostra fino all’1 maggio a palazzo della Cultura. Intitolata Amor sacro e Amor Profano, l’esposizione rappresenta una straordinaria sintesi della sua intensa attività di artista. Proponendo, per la mostra, lo stesso titolo di una delle più famose tele di Tiziano, esposta al museo di villa Borghese. Cunsolo, con le sue opere, offre una visione inedita del rapporto tra l’uomo e il divino, tra la materia e lo spirito «perché quando mi occupo di arte sacra la contaminazione con il profano diventa inevitabile», spiega l’artista a MeridioNews

Protagonista di numerose mostre personali e collettive, in cui i soggetti sacri hanno sempre avuto un ruolo preponderante, Cunsolo racconta, attraverso le sue sculture, le diverse sfaccettature dell’amore e le sue infinite declinazioni. «Con L’estasi di Santa Teresa – spiega – ho voluto marcare una sensualità che diventa quasi ascetica. Nello sguardo continuo tra lei e il satiro non c’è violenza, ma un rapporto di amore. Anche in Pan e la ninfa Siringa – aggiunge – ho voluto che emergesse un elemento legato al romanticismo. Alla violenza della storia ho contrapposto un dio innamorato che suona un flauto per ricordare la donna che ama. In tutte le mie opere c’è sempre molta misticità che si intreccia con i temi mitologici, perché li ritengo sempre molto attuali». Immagini sacre e miti del classicismo che prendono forma dal caolino bianco modellato e inciso dall’artista, dove volti angelici e corpi intrecciati coesistono con grande coerenza di stile, supportati da una straordinaria attenzione per la posizione delle mani. «Ogni mia opera – precisa l’artista – deve dialogare con il fruitore. Per me è, dunque, fondamentale la gestualità delle mani, che si sostituisce alla parola. Non ha solo la funzione di donare eleganza all’opera, diventa anche un modo per ricordare uno dei tratti tipici dei meridionali. Molte volte noi parliamo più con le mani che con la bocca». 

Un attaccamento alla propria terra che lo scultore etneo ripropone in alcune delle opere esposte. Dal ricordo del deltaplanista catanese Angelo D’Arrigo, rappresentato come un dio greco con un’aquila sul braccio, al pittore Alberto Abate, omaggiato con una decorazione in stile liberty alle spalle di una dea, fino a proporre una versione etnea del Cantico dei cantici. «Durante una mostra che si è tenuta a Terni – racconta – a ogni artista è stato assegnato un passo del testo per essere raffigurato. Pur essendo riconoscibili i personaggi del Cantico – aggiunge – ho voluto realizzare un’opera che ricordasse una candelora trainata, però, dai cavalli. Alla dinamicità e armonia dei destrieri, che ritornano in molte delle mie opere, ho associato qualcosa della mia terra. Un’idea che ho riproposto anche nella Via Crusis, dove le mani protese verso Cristo in croce mi ricordano le mani dei catanesi protese verso Sant’Agata». Un legame inscindibile tra l’artista e la città che si ritrova anche nelle sue opere custodite nel Duomo di Catania, dove è possibile ammirare la Tavola della mensa, l’Ambone, il porta cero Pasquale in bronzo e il Crocifisso astile in argento. Cinquant’anni dedicati all’arte che hanno permesso a Cunsolo di realizzare numerose opere in tutta la Sicilia e anche nel resto d’Italia. Le porte di San Valentino a Terni, l’altare della Chiesa di San Silvestro a Troina e la recente via Crucis monumentale realizzata a Gagliano Castelferrato, sono solo alcuni esempi delle committenze affidate, nel corso degli anni, allo scultore. 

Ma all’interno della mostra c’è spazio anche per un omaggio a un artista di fama mondiale. «Con Danae omaggio Klimt – aggiunge – ho voluto associare alcuni degli elementi decorativi, utilizzati dal pittore austriaco, a una figura mitologica. Gli spilloni tra i capelli della dea, che rimangono esterni all’opera, creano qualcosa di unico. I colori che ho utilizzato sono tipici dell’arte sacra: il blu rappresenta il cosmo, l’oro il potere e il rosso la passione». Un viaggio affascinante tra mito, storia e arte sacra dove l’eros diventa protagonista assoluto. Una ricerca costante tra bellezza e armonia delle forme, capaci di trasmettere allo spettatore intense emozioni, dove nulla è lasciato al caso. «Io credo poco nell’ispirazione – conclude Cunsolo – ma molto nella ricerca e nello studio. Anche la scenografia che ho scelto per accompagnare le mie opere è frutto di un’accurata valutazione. Le cornici, che si ritrovano alle spalle di molte delle figure che ho scolpito, fungono da palcoscenico, dove tutto ciò che passa dietro viene catturato dall’opera e fa parte dell’opera stessa».

Salvo Caniglia

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