Poca sinistra ma, in compenso, tanti volti vecchi e nuovi del centrodestra si aggirano tra la sala e i corridoi della Leopolda siciliana, la kermesse in corso a Palermo organizzata dal sottosegretario Davide Faraone, braccio destro di Matteo Renzi nell’Isola. Ci sono anche quattro parlamentari regionali di Articolo 4, il movimento creato dall’ex Mpa ed ex Udc Lino Leanza che poi ha abbandonato il progetto per fondare Sicilia democratica: sono Paolo Ruggirello, Luca Sammartino, Valeria Sudano e Alice Anselmo, pronti ad aderire al Pd e transitare nel gruppo parlamentare dell’Assemblea regionale. A parlare sul palco, poi, sale anche un parente del boss superlatitante Matteo Messina Denaro, che prende pubblicamente le distanze dalla criminalità organizzata: «Essere suo parente è un problema che non si può risolvere», afferma l’uomo, un imprenditore di 32 anni.
I sommovimenti politici che agitano la Leopolda siciliana – in programma fino a domani – sono chiari contando chi non c’è. I malumori del salto di Articolo 4 nel Partito democratico sono quelli dei cuperliani, grandi assenti del momento. Ma anche i civatiani non si può dire che siano contenti, con centinaia di iscritti che hanno lasciato il partito per abbracciare un nuovo progetto politico di sinistra assieme a Sel. In prima fila c’è Alessandro Baccei, luogotenente di Palazzo Chigi sbarcato in Sicilia per rimettere in sesto i conti del bilancio colabrodo della Regione, nel suo ruolo di assessore all’Economia. E per avviare le riforme chieste da Roma e seguite in prima persona dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, sul palco a fianco di Faraone per una kermesse che riaccende di colpo i riflettori sul Pd siciliano ancora una volta alle prese con equilibri e assestamenti di partito.
Ed è proprio Delrio che, incalzato dai cronisti sul caso Articolo 4, rinnova la fiducia ai dirigenti regionali del partito: «Il Pd è un grande partito nazionale popolare che ospita tante culture e persone. È un campo molto ampio. È giusto ascoltare e avere il contributo di quante più persone possibile», afferma. «Pur non conoscendo nel dettaglio la situazione siciliana – prosegue – credo sia una scelta opportuna avere tanti contributi da tante culture diverse». E a chi fa notare i malumori di alcuni esponenti democratici per l’ingresso di politici in passato vicini all’ex governatore Raffaele Lombardo, Delrio replica: «È responsabilità dei dirigenti regionali. Sono sicuro vigileranno perché le cose si svolgano in maniera corretta e vi sia un grande presidio sulla legalità. Sono scelte che il Pd ha fatto in maniera decisa e irreversibile. Non sono preoccupato. Ho fiducia nei dirigenti regionali».
Nel frattempo, gli applausi più fragorosi li guadagna un messaggio di antimafia. Quello lanciato, dal pulpito democratico, da un cittadino di Castelvetrano: «Mia madre è cugina di primo grado di Matteo Messina Denaro e mio padre è stato arrestato nell’ambito dell’operazione Eden. Vivo a Castelvetrano e sto soffrendo parecchio. Non abbiamo accettato il programma di protezione perché non si deve accettare la paura delle ripercussioni come alibi. Volevo dire solo questo», afferma il trentaduenne. «Ho voglia di riscatto – continua commosso, mentre l’ovazione del pubblico prosegue – Anni fa ho deciso di andare via da Castelvetrano, il mio paese, dove sono tornato qualche tempo fa». «La presenza di Matteo Messina Denaro è ancora molto forte – aggiunge – Quando mio padre è stato arrestato, il mio desiderio era quello di andare via. Poi lui mi ha spiazzato, dicendomi delle cose, e io ho deciso di restare al suo fianco. Dico ai giovani che proprio le persone come me devono dare un taglio. Chi sa cosa significa il nero e il marcio che c’è in questo fenomeno deve dare un contributo. E questo è il contributo che voglio dare. Lo voglio fare pubblicamente per togliermi questa macchia. La mia salvezza sono i sogni e il mio è lavorare con i cavalli».
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