L’elettrodotto Sicilia-Calabria abbasserà i costi delle bollette energetiche?

Una cosa è certa. La rete elettrica in Sicilia è assolutamente obsoleta. L’Isola dispone principalmente di linee  a 220  e 150 Kv, quasi tutte malconcie. Le uniche linee ad alta tensione, a 380 Kv, si trovano nella Sicilia orientale e sono quelle che collegano Sorgente, Paternò, Chiaromonte Gulfi, e Priolo.

Insomma, la Sicilia è una delle regioni più sgangherate sotto il profilo della rete di trasmissione energetica. Fa acqua da tutte le parti. Non a caso, nell’Isola, la media dei blackout è  superiore a quella nazionale. 

Ne soffre anche la produzione di energia da fonti alternative. Quando, ad esempio, le pale eoliche  girano e producono molto, se la rete elettrica è satura bisogna fermarle.  Nessun dubbio quindi sulla necessità di un restyling di queste infrastrutture in Sicilia.

Non a caso per anni, la Regione siciliana, ha esortato Terna a riservare alla Sicilia la stessa attenzione che ha riservato alle altre regioni. La Lombardia, ad esempio, è già ampiamente coperta da linee ad alta tensione. Nulla di strano. Come ha rivelato la Svimez, tutte le scocietà pubbliche, dalle Poste alle Ferrovie, da Enel a Terna, hanno sempre riservato le briciole al Sud Italia.

Questo il contesto che potrebbe aiutarci a inquadrare meglio i fatti attuali. Come sappiamo, Terna ha battutto colpo. Decidendo di avviare i lavori del  nuovo elettrodotto ‘Sorgente-Rizziconi’: battezzato come il ‘Ponte Energetico sullo Stretto’, raddoppierà il collegamento tra  la Sicilia e il Continente arrivando a  trasportare, sia in entrata che in uscita,  dice Terna, “fino a 2.000 MW di energia elettrica”. Che rispetto ai 600 attuali, non è male.

Non solo. Terna afferma che ciò abbasserebbe i costi altissimi (anzi, i più alti d’Italia) pagati dai siciliani per l’energia elettrica perché permetterebbe di importare energia a basso prezzo dal continente all’isola.

Tesi rilanciata ieri dal leader degli industriali siciliani, Antonello Montante, che, certo, augurandosi la salvaguardia di salute e ambiente, ha detto: “Le notizie sul costo dell’energia elettrica in Sicilia, a causa della mancata realizzazione dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, sono diventate allarmanti e non necessitano di alcun commento”. 

Per cominciare,  leggendo i dati sugli scambi di energia nel 2012, si scopre che la Sicilia esporta elettricità (1,25 GWh l’anno scorso) e non la importa. Quindi il cavallo di battaglia di Terna sembra, in partenza, già ‘azzoppato’. 

Tra l’altro, il  nesso ‘mancata realizzazzione dell’eletrodotto Sorgente- Rizziconi = bollette più care per i siciliani’ non ci pare così evidente.  L’Aiee, Associazione degli economisti dell’energia, si è preso la briga di calcolare che “le carenze di collegamenti elettrici al Sud pesano sul costo della bolletta circa il 10% in più”. Di tutta la rete, vetusta e trascurata, non solo di quella che collega la Sicilia alla Calabria.

Il sospetto è che si voglia puntare tutto sulla suggestione. Che, cioè, si voglia fare passare l’idea che l’infrastruttura, come per magia, abbasserà i prezzi delle bollette in Sicilia. Magari per zittire quei cittadini della Valle del Mala, che si ribellano alla costruzione di tralicci sopra le proprie case.  Nemici del progresso? Fautori di bollette salate?

Non proprio.  Ci troviamo dinnanzi a cittadini che vivono in un’area già fortemente compromessa dall’inquinamento industriale. E che temono per la loro salute. Le onde elettromagnetiche, è dimostrato, non sono benefiche.  Ci sono studi che dimostrano che in quell’area, già attraversata da elettrodotti,  le percentuali di casi di leucemia e cancri vari, sono particolarmente alti.

Basterebbe che Terna spostasse i tralicci  lontano dai centri abitati. La deviazione del tracciato avrebbe sicuramente un costo. Ma una società pubblica, nel nome della salvaguardia della salute dei cittadini, non dovrebbe esitare a sostenerli.

 Se poi, davvero, si vuole sostenere la causa della questione energetica siciliana,  a nostro avviso, andrebbe affrontata in maniera più esaustiva. Tenendo a mente alcuni elementi imprescindibili. 

Il primo: che ruole svolge la Sicilia nel bilancio energetico nazionale? Nell’Isola i principali impianti termoelettrici e le raffinerie  producono combustibili e corrente da esportazione. Una quota variabile (sempre consistente) dell’energia elettrica prodotta in Sicilia viene ceduta al continente ed oltre il 40% circa della benzina e del gasolio utilizzati in Italia, proviene dagli impianti di raffinazione dell’Isola.  Un contributo energetico al Paese arriva anche dai metanodotti. Come è noto, la Sicilia è porta di ingresso ed area di transito del più importante metanodotto marino italiano, che trasporta circa 24 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Ma, il dato sicuramente più sconcertante, è quello relativo all’elevato carico ambientale cui è sottoposto il territorio regionale. La Sicilia, infatti, rivela concentrazioni di inquinanti particolarmente alte rispetto alle emissioni totali nazionali. E non ha mai ricevuto risarcimenti per gli enormi danni al territorio e alla salute. 

Al ruolo di piattaforma energetica per il Paese, non corrisponde tuttavia alcun beneficio per la Sicilia. Lo Statuto siciliano prevede, ad esempio, che le accise sui prodotti petroliferi  restino nell’Isola. In realtà, vengono trattenute da Roma (incostituzionalmente visto che lo Statuto è parte integrante della Costituzione). 

Lo Stato ha poi sempre negato pure la possibilità di defiscalizzare i prezzi della benzina e degli altri derivati del petrolio. Nella Sicilia,  che produce e raffina petrolio da oltre mezzo secolo, ricevendone soltanto danni indescrivibili, e senza godere neppure di quelle riduzioni di prezzo delle quali altre regioni d’Italia hanno goduto e godono (si pensi alla Val d’Aosta), la questione energetica andrebbe affrontata nel suo complesso.

Perorando la causa dei siciliani,non necessariamente quella di Terna. 

Dopo sessant’anni di colonizzazione e di asservimento del ceto politico  rispetto ad interessi quasi tutti allocati nel Nord Italia, forse è il momento di porre la questione energetica nella sua interezza.

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Antonella Sferrazza

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