Legge elettorale, Province e variazioni bilancio La volata dei deputati prima di andare in ferie

Sprint finale prima delle vacanze per i 90 deputati a sala d’Ercole. La conferenza dei capigruppo, riunita questa mattina a palazzo dei Normanni, ha stabilito il calendario per i prossimi giorni. Questo pomeriggio verranno incardinate la riforma elettorale, la norma presentata dal Partito democratico che posticipa le elezioni – previste l’11 settembre – per i sei Liberi consorzi a una data da destinarsi tra il 1 ottobre e il 30 novembre, quando andranno al voto anche le tre Aree metropolitane, e le variazioni di bilancio per stanziare, soprattutto, i nove milioni di euro per le ex Province al collasso.

Un calendario è serrato, in vista della pausa estiva. Ci sarà tempo per presentare gli emendamenti da questo pomeriggio a domattina alle 12. Già nel pomeriggio di domani riprenderanno i lavori a sala d’Ercole, mentre l’Aula sarà riconvocata anche venerdì (mattina e pomeriggio) e sabato mattina. Se non si dovesse arrivare a concludere l’esame delle norme in calendario, si proseguirà lunedì, a oltranza, fino al 10 agosto. Da quel giorno, cancelli chiusi. L’Ars andrà in ferie fino al 13 settembre.

Naturalmente, a puntare i piedi contro il serrato calendario dei lavori è il Movimento 5 Stelle, che insorge contro la scelta di accelerare i tempi. «I deputati – attacca Giancarlo Cancelleri sembrano in preda a una forma di isteria collettiva, a un’ansia da prestazione incredibile. Tra l’altro la legge così come esitata dalla commissione . aggiunge in riferimento alla riforma elettorale -, con l’abolizione dei ballottaggi e il ripristino dell’effetto trascinamento, non è affatto gradita al Pd. Cracolici e Raciti hanno già detto che così com’è non la voteranno mai, per cui stanno pensando di cambiare ancora una volta le regole in corsa, presentando un emendamento che metta una pezza al pasticcio». «Ma i deputati del Pd – avverte ancora Cancelleri – non hanno fatto i conti col regolamento: se il loro emendamento non è stato presentato in commissione, non potrà essere presentato neanche in Aula. Il regolamento, in questo senso, è chiaro: è necessaria la condivisione tra forze politiche e l’unanimità dell’Aula per presentarlo».

Insomma, i cinquestelle annunciano già da ora battaglia. «Anche perché la soluzione alternativa è ancora più pazzesca – attacca il deputato del M5s -. Invece di diventare sindaco col 50 per cento dei voti, basterà il 40, forse il 35 per cento, come se un sindaco potesse essere espressione di un terzo dei votanti. In più – conclude Cancelleri – non mi pare che i cittadini parlino di legge elettorale, ma che si discuta di lavoro, di rifiuti, di acqua pubblica, di servizi. Di questo ci dovremmo occupare, non di legge elettorale. Almeno non con questa fretta».

Sul fatto che con la riforma elettorale si potrebbe diventare sindaci anche avendo meno della metà dei consensi, il presidente della commissione Affari istituzionali, Salvatore Cascio, negli scorsi giorni ha dichiarato: «Crocetta è stato eletto così. Non vedo perché, con questo metodo, si possa eleggere un presidente della Regione e non un sindaco».

Miriam Di Peri

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