La Lega siciliana va a due velocità. Un’analisi che all’orecchio del senatore Stefano Candiani, commissario dei salviniani imposto dopo le Politiche, è già arrivata da tempo. E, come una tenaglia, potrebbe stringersi sempre più intorno a uno degli uomini simbolo dell’avanzata salviniana sull’Isola, l’assessore del Comune di Catania Fabio Cantarella. È il non-detto dalle viscere di un partito che c’è ma non si vede, se si considera che la prima vera tornata di Amministrative, per la Lega dei sondaggi al 30 per cento e oltre, sarà quella di maggio-giugno. Il freno alla cooptazione massiccia è saldo, decretato direttamente dal leader Matteo Salvini, e impedisce ancora al partito di manifestarsi apertamente fin da ora negli enti locali.
Il ragionamento scorre soprattutto nel sottobosco della base catanese. Un mix che va dai militanti storici dal tempo della Padania, ai sopravvissuti dell’era Noi con Salvini-Angelo Attaguile, fino ai nuovi innesti, spesso dal passato politico variegato, dei circoli in via di assestamento. Da una parte, fanno notare gli osservatori interni, c’è Palermo e l’attivismo di Igor Gelarda, sempre più leader naturale della Lega sicula, in costante sintonia con la supervisione di Candiani. Dall’altro, rivelano dalla pancia del partito etneo, c’è Catania e un movimentismo che si vorrebbe vigoroso, in realtà zoppicante. Malessere che troverebbe una plastica rappresentazione nella rottura – dicono i bene informati ormai insanabile – fra l’assessore Cantarella, responsabile regionale Enti locali, e Maurizio Ferro, responsabile organizzativo della Lega catanese.
L’idillio fra loro, seguito all’allontanamento da Nello Musumeci del professionista, è solo un ricordo. L’attività politica dei due viaggerebbe già da mesi su binari che non si toccano. I gazebo di ieri pro-Salvini e pro-chiusura dei porti – valsi secondo dati ufficiosi circa 10mila firme in provincia – sarebbero solo l’ultima palese divaricazione. Ferro, dalla sua, avrebbe un saldo legame con gli uomini dei circoli, oltre 30 sparsi per i Comuni del Catanese. Una base che mescola estrazioni politiche cangianti. Corposa è infatti la rappresentanza di consiglieri, ex amministratori, seconde o terze linee dei partiti della Seconda Repubblica, dall’Mpa di Raffaele Lombardo a Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Il radicamento di Ferro sarebbe circostanza poco gradita da Cantarella. A sua volta impegnato, qualcuno gli rimprovera, più che sul partito nel rafforzare la sua rete di contatti in vista della difficile campagna per le Europee. Il suo posto in lista, ad oggi, non è in discussione ma c’è chi giura, facendosi interprete di mugugni che condurrebbero a Candiani in persona, che la resa dei conti scatterà da giugno in poi. A risultato elettorale acquisito e preferenze sulla bilancia. Fra le possibili candidature per il collegio Isole, intanto, crescono costantemente anche le quotazioni dell’avvocato Francesca Donato dell’associazione Progetto Eurexit, già candidata alle Europee del 2014.
Su uno dei due lati della faglia etneo-leghista, comunque, l’assessore Cantarella, scelto dal sindaco di Catania Salvo Pogliese dopo l’accordo della Baia Verde con Salvini, non è da solo. L’asse scorre verso Motta Sant’Anastasia e il suo sindaco Anastasio Carrà, nominato in pompa magna responsabile provinciale per gli enti locali eppure, si sussurra, trattato con sempre maggiore freddezza da Candiani e Salvini. La cena a Furci e l’intesa di quei giorni sarebbero stati un momento più unico che raro. La concordia si allarga anche alla famiglia Lipera, legatissima a Carrà, il cui rampollo Alessandro è da qualche mese alla guida dei giovani leghisti etnei. Tutte nomine che si sarebbero consolidate senza l’ok preventivo di Maurizio Ferro e di varie anime dai circoli. A partire, ad esempio, da Alfio Allegra, presidente della sesta municipalità di Catania con un passato centrista nelle ultime settimane fortemente critico verso Cantarella. All’assessore, inoltre, molti vorrebbero far pesare il flop alle Amministrative – la lista leghista non è arrivata al 2 per cento – poi vinte da Pogliese. Le presentazioni locali dei nuovi circoli, intanto, sono state sospese proprio perché fra i due tronconi un raccordo sarebbe diventato impossibile.
Gli ingredienti, insomma, sembrano esserci tutti per giungere a una balcanizzazione che Salvini e Candiani non si perdonerebbero. L’esigenza di una sterzata a partire dal Catanese, allora, sarebbe emersa già nel corso dell’ultima riunione tenuta, a Palermo, alla presenza del senatore commissario. Che una ricetta, dal suo canto, l’avrebbe già chiara: puntare tutto sui circoli. Il pilastro, comunque vadano le cose, della Lega siciliana dal post-Europee in poi.
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