Il nostro viaggio nei disastri acquatici della Regione siciliana continua con una breve puntata su Siciliacque spa, una delle trovate più intelligenti adottate dalla politica siciliana negli ultimi sessantanni. Unopzione demenziale che ha regalato, per 40 anni, a un gruppo di benefattori privati una buona parte delle infrastrutture che la stessa Regione siciliana ha realizzato con i propri soldi.
Prima di descrivervi, per sommi capi, le avventure di Sicilacque vi diamo qualche ragguaglio sullEas, lEnte acquedotti siciliani che, tra qualche giorno, rischia di interrompere il servizio pubblico. Sono notizie che i nostri lettori in buona parte conoscono. Questo è solo un breve aggiornamento.
LEas, è noto, benché in liquidazione, distribuisce lacqua in 45 Comuni del Messinese, del Trapanese e del Catanese, per un totale di 200 mila utenti. Che diventano 400 mila se si considera lacqua che viene erogata ad altri Comuni che, poi, provvedono con propri mezzi a distribuirla ai cittadini.
Bene. Comè noto, lEas è stato costretto dalla Regione a gestire in perdita. In primo luogo perché è stato obbligato a cedere a Sicilacque le infrastrutture idriche. In secondo luogo perché acquista lacqua da Sicilacque rivendendola ai Comuni ad un prezzo inferiore. Questo grazie alle scelte intelligenti dei Governi regionali e dellArs.
LEas oggi presenta un deficit di 400 milioni di euro circa. Da questo deficit dovrebbero essere detratti 260 milioni di euro circa di crediti che Eas vanta nei riguardi dei Comuni e di altri soggetti. Crediti che, in buona parte, non vedrà mai perché quasi tutti i Comuni dellIsola sono in bolletta (grazie, soprattutto, alle dissennate politiche dei Governi regionali – compreso lattuale – che hanno favorito i privati nella gestione di acqua e rifiuti, forse perché direttamente coinvolti negli affari tra partecipazioni dirette e consulenze).
Da oltre una settimana Enel ha ridotto il voltaggio allEas. Motivo: lEas non ha i soldi per pagare una bollette da 13 milioni di euro circa. Di conseguenza, un Ente pubblico – lEas – gestisce un servizi pubblico con un basso voltaggio, tra l’indifferenza delle varie ‘autorità’. Cose che si vedono solo in Sicilia.
AllEnel si sono aggiunti adesso altri creditori che vogliono essere pagati, naturalmente dallEas. Tra questi la ditta che fornisce allEas le autovetture per la distribuzione dellacqua. Questa ditta chiede che Eas onori un debito di circa 600 mila euro. Soldi che lEas non ha. Di conseguenza, la ditta, da qualche giorno, non fornisce più le autovetture. La conclusione logica è che, tra qualche giorno, lEas interromperà il servizio – pubblico – di forntura dellacqua con le autovetture.
Della vicenda si occuperanno stamattina i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Sadirs e Cobas che dovrebbero metterea punto un documento comune.
E il Governo regionale che fa? Siamo già in estate. Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, beve the verde, forse fresco (non ghiacciato, che fa male). Dave sostituire lassessore Mario Centorrino (con un donna? con un uomo? problemi filosofici di grande valenza). Deve pensare alla mozione di sfiducia del Pd. E, soprattutto, bisogna trovare i soldi per pagare adeguatamente i futuri presidenti di Irfis-Fin-Sicilia e Serit. Si troveranno 600 mila euro per pagare la ditta che forniche le autovetture allEas? Non si sa. In ogni caso, ci sono le priorità…
Detto questo, torniamo alla genialata di Sicilacque. Ovvero alla decisione dell’Assemblea regionale siciliana che, con propria legge, mette in liquidazione, nel 2004, l’Ente acquedotti siciliani (Eas), attivando la gestione distributiva dell’acqua ai siciliani mediante una società per azioni nella quale i soci sono la società Idrosicilia di Palermo, la società Enel Idro spa di Roma, l’Enel spa di Roma, l’Acqua spa di Milano, la Siba spa di Milano, la Protezione territorio srl di Milano, la Emit spa Ercole Marelli Impianti Tecnologici spa di Milano (si noti che le ultime tre ditte milanesi hanno tutte il medesimo domicilio: via Tortona, 33), la Compagnie generali Des Eaux di Parigi e la spagnola Amitech Spain s.a. di Camarles Taragona. Com’è di tutta evidenza si tratta di soggetti dediti alla solidarietà e alla beneficienza.
Ad appena pochi anni da questa scelta politica del Governo regionale, supportata dal voto della maggioranza dell’Ars, si celebra il referendum popolare sulla gestione pubblica dell’acqua ed in Sicilia la stragrande maggioranza dei cittadini vota a sostegno di questa tesi, cioè per il ritorno alla gestione pubblica delle acque. Quando si dice che c’è un comune sentire tra le istanze della politica e le attese popolari!
Ebbene, questi piccoli interessi ‘locali’ sono chiamati a sostituire un ente pubblico siciliano che, per oltre mezzo secolo, ha gestito il servizio idrico in Sicilia, avendone progettato, realizzato, ammodernato e tenuto in efficienza gli impianti di captazione e di distribuzione.
Le ragioni di questa decisione sono state attribuite al fatto che l’Eas era un carrozzone burocratico costoso e inefficiente. Probabilmente era vero, però si trascurava di evidenziare che tale degrado era intervenuto dopo il 1972, allorché la gestione dell’Ente era passata dallo Stato alla Regione siciliana. E poi il disavanzo tra crediti ed esposizione debitoria era di appena 75 milioni di euro. Una cifra abbastanza modesta se rapportata al volume complessivo del bilancio dell’Ente.
La verità è che dietro l’operazione Sicilacque spa c’erano – e ci sono – interessi ed affari corposi. A questo proposito basta fare due più due: se l’indebitamento e l’apparato burocratico sono ragioni congrue per mettere in liquidazione un Ente, cosa si dovrebbe fare della Regione siciliana con i suoi ventimila ed oltre dipendenti e un indebitamento superiore ai 5 miliardi di euro che, grosso modo, superano il 20 per cento dell’intero bilancio finanziario?
L’ultima notizia è che la concessione della gestione delle acque ha la durata di 40 anni: per Sicilacque spa una pacchia. Un modo come un altro per rapinare la Sicilia delle sue risorse.
Nel tentativo di rimediare all’errore grossolano di avere messo in liquidazione l’Eas e di avere affidato per 40 anni la gestione delle acque alla speculazione privata e di fronte all’esito referendario, l’Assemblea regionale che fa? Istituisce una autority che vigili sull’operato dei concessionari che, oltre a Sicilacque, sono anche alter aziende private quali AcquaEnna, Caltacqua di Caltanissetta, Acque Girgenti Acque. Questa operazione la chiamano ‘ripubblicizzazione’!
Si istituisce un’agenzia di controllo dello svolgimento del servizio (ne cureremo lo svolgimento), ma si garantiscono i lucrosi guadagni ai privati, all’interno dei quali erano presenti parenti del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, segnatamente il fratello Angelo.
E’ inutile insistere nella denuncia delle malefatte del Governo regionale e di quelle dell’Assemblea regionale siciliana, la cui maggioranza è assai variabile nelle formule non certo negli orientamenti legislativi (e affaristici) qualunque sia la colorazione politica ufficiale. Comunque la si guardi e la si acconci, la qualità della rappresentanza è assai modesta e incapace di tutelare i reali interessi del popolo siciliano. Quando si tratta di fare affari non c’è varietà cromatica che tenga. Si tratta sempre e comunque di monocolore.
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