Aldo Moro, Piersanti Mattarella, Pio La Torre. Tre omicidi che hanno segnato l’Italia diventano tema di un convegno – organizzato dal dipartimento di Scienze umanistiche assieme alle associazioni Libera, Memoria e futuro e Fuori dal coro – che si terrà martedì 12 all’auditorium dei Benedettini. L’evento fa parte dei laboratori interdisciplinari Territorio, ambiente e mafia organizzati da Unict. «Quelli che legano queste tre vicende sono dei fili che si intrecciano tra loro. Cercheremo di rileggere la storia italiana e la storia criminale del Paese», afferma Ernesto De Cristofaro, docente del dipartimento di Giurisprudenza dell’ateneo e tra gli organizzatori dell’iniziativa.
«La sensazione è che ci sia sempre stata una storia parallela che ha influenzato quella ufficiale – descrive il professore – Il dopoguerra italiano è attraversato da molti atti violenti sui quali non si è raggiunta una verità condivisa e per i quali c’è una difficoltà a costruire un racconto univoco». Le vicende esaminate sono quelle che riguardano Moro, Mattarella e La Torre, ma sono numerosi gli eventi che inevitabilmente tornano in mente. «Tra i relatori c’è anche Nicola Tranfaglia (docente di Storia dell’università di Torino, ndr), uno dei primi storici che, agli inizi degli anni 90, ha pubblicato un libro su mafia, politica e affari». Un lavoro basato sulle relazioni delle commissioni parlamentari antimafia. L’esperto ha posto l’accento «sulla criminalità organizzata, elemento che non è marginale – sostiene Ernesto De Cristofaro – La mafia ha avuto un potere di condizionamento istituzionale che non ha pari in nessun luogo in Europa». E aggiunge: «In generale, in Italia quando alcuni fatti hanno coinvolto certe sfere istituzionali, si è sempre fatto fatica a dipanare la matassa che si è venuta a creare». Secondo il giurista «alcuni misteri non del tutto risolti continuano ad avere un peso sulla nostra vita politica e sociale». Per questo motivo «non faremo mai abbastanza opera di ricostruzione di questi pezzi che mancano – sottolinea – È un’opera di cui abbiamo bisogno».
Il convegno di martedì prevede la partecipazione di giornalisti, docenti ed esperti. «È importante far parlare voci diverse, con sensibilità ed esperienze differenti – precisa De Cristofaro – Faranno delle relazioni agili, da trenta minuti ciascuno, in modo da permettere una comprensione più facile anche per i non addetti ai lavori». L’evento è dedicato alla memoria di Elena Fava, figlia del cronista Pippo Fava e presidente della fondazione a lui dedicata, scomparsa poche settimane fa. «È una dedica non retorica», spiega Antonio Pioletti, tra i creatori del laboratorio Territorio, ambiente e mafia. «Anche Elena Fava ha partecipato a tutte le fasi preparatorie di questo laboratorio – racconta – ha lavorato in maniera discreta alla sua creazione. Questo è un omaggio alla sua attività». Obiettivo dell’iniziativa, continua Pioletti, è «ricostruire tutti i percorsi che riguardano la criminalità organizzata, così da mettere assieme gli elementi per permettere agli studenti di potersi formare la propria idea». «Vogliamo interrogarci sul passato – fa eco Ernesto De Cristofaro – perché è la radice del nostro presente. Chi non comprende la storia è destinato a vederla riprodursi nei suoi aspetti peggiori».
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