Le sfide del Governo Crocetta dopo le elezioni

In attesa di conoscere il responso degli elettori di queste elezioni politiche nazionali ci si interroga sul futuro della Sicilia e, in particolare, del Governo della Regione.

Ieri abbiamo avviato una riflessione sull’Autonomia siciliana, ovvero sul fatto che, comunque andranno le elezioni, molte cose dovranno cambiare in Sicilia. Lo sa perfettamente il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che, in verità, qualche cambiamento, nella ‘macchina’ regionale, lo sta introducendo.

A noi è capitato di essere d’accordo e in disaccordo con questo Governo e, in entrambi i casi, abbiamo scritto quello che pensavamo e che pensiamo.

Dopo questo passaggio elettorale, però, la sfida di questo Governo salirà di livello. Per provare ad affrontare temi politici ed economici più complessi.

Certo, alcune scelte dipenderanno dai risultati delle elezioni. Ma altre scelte, come abbiamo provato a raccontare ieri, prescinderanno dal responso delle urne.

Il presidente della Regione è impegnato direttamente in questa campagna elettorale. Con una formazione politica nuova che la vecchia politica siciliana ha cercato di ‘marcare’con il trasformismo, male antico che la Sicilia si porta dietro dai tempi della ‘presunta’ unificazione italiana:quel trasformismo decritto in modo quasi perfetto dal celebre romanzo di Federico De Roberto, “I Viceré”.

Se c’è una formazione politica che sta provando, in tutti i modi possibili e immaginabili, a mettere il cappello sull’esperienza politica prima che di Governo di Crocetta, ebbene, questo è il Pd. Emblematica – e piuttosto penosa – la conferenza stampa organizzata dall’ex Ministro, Salvatore Cardinale, esponente del Pd, per presentare in pompa maga il passaggio di alcuni parlamentari dall’Ars dall’opposizione al Governo.

Un tentativo, un po’ goffo, di ‘marcare’, come già accennato, in termini trasformistici, l’esperienza dell’attuale governatore dell’Isola. Quasi un messaggio ‘tranquillizzante’, per certi versi anche ‘gattopardesco’, teso a
squalificare e non certo a qualificare l’esperienza di Crocetta.

L’aspetto tragico è che Cardinale, esponente della vecchia politica trasformista della Sicilia, non si rende conto di essere stato superato dalla storia.

Per lui e per il Pd esiste soltanto il potere allo stato puro, da acquisire con qualunque mezzo, meglio, anzi, soprattutto con parlamentari che passano a una parte all’altra dello schieramento politico in barba alla volontà egli elettori.

Del resto, il Pd, nella passata legislatura aveva perso le elezioni regionali e ha governato con un altro ‘campione’ del trasformismo politico: quel Raffaele Lombardo che, dopo aver preso a pesci in faccia il centrodestra per quattro anni è, adesso, di nuovo nello stesso centrodestra,

Detto questo, la sfida che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, attende Crocetta, a prescindere dal risultato elettorale è, come già accennato, politica ed economica insieme.

Il presidente dovrà prendere di petto la questione finanziaria della Regione, raccontando la verità: ovvero – cosa che finora non ha fatto nessuno – dicendo ai siciliani qual è la reale situazione finanziaria della Regione.

Già un anticipo è arrivato la scorsa settimana, quando i Comuni siciliani in dissesto Finanziario, da 10, poi 20 sono finalmente diventati 300 e forse più.

Caro presidente: serve più coraggio: a cominciare dal rapporto – fondamentale – tra Regione e Autonomia locali, che non può essere più gestito sul piano della finzione.

E’ arrivato il momento di raccontare la verità anche sui Comuni, spiegando ai siciliani che il deficit degli enti locali siciliani è il frutto, anche, della dissennata gestione dell’acqua (che è ancora nelle mani dei privati) e dei rifiuti (dove i privati, ancora loro, dettano legge e svenano i Comuni).

Crocetta è stato Sindaco di Gela. Conosce benissimo i problemi legati all’inquinamento. E conosce, soprattutto, il fallimento di una certa industrializzazione siciliana forzata e sbagliata. Con riferimento a Gela ma anche a Milazzo, a Priolo, a Melilli, ad Augusta.

Dal presidente ci aspettiamo, invece, un rilancio dell’agricoltura e dell’agro-industria. E un cambiamento radicale di passo nella gestione, fino ad oggi fallimentare del Psr (Piano di sviluppo rurale).

Ci aspettiamo anche un mutamento nella formazione professionale. Un settore, questo, che non può essere gestito con provvedimenti-tampone.

Da Crocetta, infine, ci aspettiamo parole chiare e atti altrettanto chiari sul Muos di Niscemi e sull’elettrodotto maledetto che Terna sta realizzando nella Valle del Mela.

Le sfide sono tante e il Governo Crocetta è chiamato a dare risposte concrete.

 

Redazione

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