Le meraviglie del corpo umano all’Albergo delle Povere «Davvero stupefacente vedere come siamo fatti dentro»

Un corridoio di corpi, statuari e colorati, introduce a Body Worlds Vital rievocando nella mente dei visitatori sculture greco-romane e statuette paleolitiche, come la Venere di Willendorf e i Bronzi di Riace. Arte e scienza si incontrano nell’esposizione itinerante sull’anatomia umana che dal 1995 ha attratto più di 50 milioni di visitatori in tutto il mondo. In mostra dal 20 novembre all’Albergo delle Povere di Palermo ossa, articolazioni, cartilagini, muscoli, organi e legamenti. Corpi veri conservati in maniera inodore grazie alla tecnica della plastinazione, ideata dall’anatomista e scienziato Gunther von Hagens durante l’attività di ricerca condotta nel luglio del 1977 all’università di Heidelberg.

L’edizione italiana, curata da Angelina Whalley e Fabio Di Gioia, comprende più di 150 esemplari tra plastinati a figura intera, singoli organi e sezioni. Esposti, corredati da spiegazioni anatomiche e fisiologiche, tutti gli apparati e i sistemi che compongono il corpo umano. “A nudo”: il sistema muscolo-scheletrico, il sistema nervoso, il sistema cardiocircolatorio, l’apparato respiratorio, l’apparato digerente e l’apparato riproduttore. Nell’ottava ed ultima sala spazio anche lo sviluppo fetale, mostrato attraverso una raccolta cronologica di feti dalla prima alla quarantesima settimana di gestazione. «Siamo sofisticati, una macchina perfetta, è stupefacente vedere il nostro interno, al quale non dedichiamo mai molta attenzione per la verità – commenta un uomo sulla sessantina, durante la visita – Sono rimasto sorpreso, non è facile per noi comuni mortali vederci dentro. Siamo fatti veramente complicati e in quanto tali siamo aggredibili da qualsiasi malattia e alterazione».

In mostra anche degenerazioni e disfunzioni: dall’osteoporosi all’artrite, l’ictus, l’Alzheimer, l’idrocefalo, l’aneurisma dell’aorta, l’infarto, la leucemia e l’obesità. Su una teca a confronto i polmoni di un non fumatore e di un fumatore. Una tazza piena di catrame illustra il quantitativo di particelle che in un anno, fumando venti sigarette al giorno, si depositano sugli organi respiratori. «Ansia – un visitatore prova a riassumere così le proprie sensazioni, a caldo – è strano vedersi dall’interno. Io ho subito degli interventi quindi per me vedermi come sono dall’interno attraverso gli altri è una cosa strana, sicuramente molto interessante». Far conoscere, osservando da vicino il proprio corpo, e modificare le proprie abitudini: questi gli obiettivi di Body Worlds Vital. Dopo aver visto la mostra, il 68 per cento dei visitatori dichiara di avere una forte motivazione a vivere in modo più sano e di prestare più attenzione alla propria salute. Tanti i riferimenti nei pannelli esplicativi al movimento, allo sport e a una corretta alimentazione. Tra i consigli anche quelli su come preservare la schiena sollevando da terra un peso e che postura assumere davanti al proprio computer.

Entrando nella terza sala, dedicata all’apparato cardiocircolatorio, immediatamente sulla destra uno sfigmomanometro (misuratore di pressione, ndr) è messo a disposizione dei visitatori. “Lo stress può uccidere” si legge in un poster sulle tensioni della vita moderna. Un plastinato tripartito tiene tra le mani una corda, consentendo la visione degli organi toracici e addominali. Sulla parete scorrono le immagini in timelapse di città trafficate, marciapiedi gremiti di gente e bit. Nella sala successiva, dedicata all’apparato respiratorio, tre altalene verdi pendono dal soffitto e un pannello recita la frase “vivere al ritmo della propria vita”. Una ballerina in plastinato posa mostrando l’albero bronchiale e il diaframma; sullo sfondo il mare, una distesa di denti di leone (i fiori ndr) e due gambe dondolanti a penzoloni. Tra gli elementi interattivi anche uno “specchio anatomico” che proietta il corpo del visitatore su un muro, mostrandone la posizione degli organi vitali. A concludere l’esposizione una mostra fotografica sulle abitudini alimentari del mondo, “Hungry Planet” di Peter Menzel. Trenta famiglie, di diversa cultura, provenienza geografica e condizione economica, posano nella propria cucina, mostrando la loro la spesa settimanale e le proprie abitudini alimentari. C’è anche la famiglia Manzo, nel proprio appartamento di Palermo, insieme a frutta, pesce, pane, pasta, ragù e qualche bottiglia gassata.

Maria Vera Genchi

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