Ci sono isole più isolate di altre. È il caso di quelle minori della Sicilia. Da qualche giorno tiene banco la protesta dei residenti che fanno una vita da pendolari e ogni giorno attraversano il mare anche per servizi essenziali (studio, lavoro, visite mediche) e che adesso, a partire dal 10 maggio, rischiano di vedere lievitare i prezzi dei biglietti degli aliscafi e diminuire le corse. In particolare, si parla di un aumento del 35 per cento per i residenti e addirittura del 50 per cento per i turisti. Una questione che riguarda i mezzi statali (che sono circa la metà) e non quelli a regionali. «Non ci aspettavamo questo aumento delle tariffe – ha affermato presidente di Federalberghi isole minori Sicilia Christian Del Bono durante la trasmissione Direttora d’aria – anche perché proprio su questo avevamo avuto ampie rassicurazioni da parte dell’assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità Marco Falcone».
In realtà, nel Bilancio – che ancora deve vedere la luce e che spesso resta solo una carta dei sogni – la Regione ha destinato ai collegamenti delle isole minori poche risorse aggiuntive. Inoltre, una prima gara per affidare il servizio regionale è andata deserta ed è stata ripubblicata da poco. Nell’attesa che qualcuno si faccia avanti, aumentare le tariffe e tagliare le tratte sembra in netta contraddizione anche con il clima di festeggiamenti per il principio dell’insularità da inserire in Costituzione. «Ritengo che si farà una proroga almeno fino a ottobre – ipotizza Del Bono – ma bisogna comunque capire cosa succederà dopo». A preoccupare è, per esempio, il rischio che le prenotazioni si concentrino tutte sui mezzi regionali (quelli su cui non graveranno i rincari) ma che spesso viaggiano già pieni. «Il governo dovrebbe adeguare le risorse e la Regione deve farsi portavoce e tornare alla carica e battere i pugni sui tavoli per ottenere quello che ci spetta».
L’impressione è che si pensi poco ai pochi residenti e che, finito il turismo, ci si dimentichi del tutto delle isole minori. «Se fosse confermato questo aumento delle tariffe – aggiunge il presidente di Federalberghi isole minori Sicilia – anche dal punto di vista turistico sarebbe un impatto devastante a partire da Ustica, le Egadi e le Eolie che hanno un importante turismo di prossimità». Che, in sostanza, è quello che ha permesso all’economia locale delle isole, che vive soprattutto di questo, di non restare totalmente in ginocchio nel lungo periodo della pandemia. «Dopo due anni di emergenza sanitaria legata al Covid-19 e l’attualità della guerra in Ucraina – ha fatto notare il sindaco di Ustica Salvatore Militello – attuare questi rincari sarebbe come mettere una pietra tombale sulla nostra economia isolana».
Ed è proprio per provare a evitarlo che i primi cittadini delle isole minori si sono riuniti per fare fronte comune: «Non possiamo accettare un aumento del genere – ha affermato Militello – Parliamo di 70 euro a biglietto che diventa proibitivo per i turisti che vengono a trascorrere da noi anche solo due-tre giorni. Senza pensare alla cosa più assurda che è quanto questo si ripercuote sui residenti per cui, in pratica, i servizi essenziali costerebbero più degli altri». L’isola del Palermitano che dista più di 20 chilometri dalla terra ferma – motivo per cui si paga pure l’Iva sul biglietto – è stata la prima riserva marina a essere istituita in Italia su spinta degli stessi pescatori. «Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni in merito a questi rincari e siamo fiduciosi – ha concluso Militello – anche perché altrimenti significherebbe fare collassare tutta l’economia delle isole minori siciliane che sono dei gioielli mondiali».
E, in effetti, nel pomeriggio di ieri, è stato l’assessore Falcone ad annunciare con una nota che «ogni aumento è stato temporaneamente congelato» a seguito di un confronto con i rappresentanti di Società navigazione siciliana, Caronte&Tourist e Liberty Lines durante il quale è stata raggiunta una prima intesa. Il prossimo incontro è già stato programmato entro la fine del mese di maggio. «Sarà attivato un tavolo tecnico con il ministero dei Trasporti – ha fatto sapere Falcone – a cui spetterà di riconoscere misure compensative degli eccezionali rincari del carburante. Tali costi per il settore marittimo, infatti, sono più che raddoppiati, producendo aggravi disastrosi sulla convenzione statale, che rischiano di pesare per oltre 15 milioni di euro nel 2022. La procedura avviata è volta a limitare l’eventuale applicazione di aumenti tariffari sull’utenza». Nella stessa nota l’assessore ha assicurato che «il governo della Regione sta lavorando su un piano di misure alternative e non esclude di intervenire con soluzioni utili a sterilizzare, almeno parzialmente, gli aumenti».
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