È una linea sottilissima, quella sulla quale si regge l’equilibrio della coalizione che sostiene il governo Musumeci all’Assemblea Regionale Siciliana. Una linea ulteriormente assottigliata dopo la travagliata sessione di bilancio che ha portato a una manovra scarna e all’insegna dei tagli. Sullo sfondo, ecco le elezioni Europee del prossimo maggio, da incastrare anche guardando agli equilibri di coalizione. A dirigere una parte di orchestra, in questa delicata partita, è l’ex governatore Raffaele Lombardo, che insieme ai suoi autonomisti sta lavorando a un listone unico con Fratelli d’Italia. Una prospettiva che, però, secondo i bene informati, non dovrebbe guardare esclusivamente alla prossima tornata elettorale, ma al contrario avrebbe mire anche sugli assetti dell’Ars.
Diversi addetti ai lavori a Palazzo dei Normanni parlano di un preciso mal di pancia dell’ex governatore di Grammichele rispetto alle dinamiche di coalizione. Al momento, infatti, come da esito delle urne, esiste un gruppo all’Ars, i Popolari e Autonomisti, composto da sei deputati, quattro dei quali riconducibili proprio all’area dell’ex Mpa di Lombardo. Eppure in giunta c’è un solo componente che fa riferimento alla stessa area: la new entry Antonio Scavone, nominato proprio in quota Lombardo. Mentre l’altra componente, quella dei popolari, rappresentata dai deputati Toto Cordaro e Roberto Lagalla, esprime in giunta ben due assessori (che sono poi gli stessi deputati). Una «sproporzione» rispetto alla quale Lombardo si sarebbe più volte detto «seccato». È in quest’ottica di «riequilibrio» degli assetti dell’esecutivo, che in molti leggono l’alleanza tra Fratelli d’Italia e gli Autonomisti, nello scenario che all’indomani delle Europee possa sorgere un unico gruppo parlamentare che conterebbe almeno otto componenti, vista anche l’ultima arrivata Marianna Caronia che ieri ha ufficialmente lasciato il gruppo Misto, ma potrebbe arrivare oltre la somma algebrica delle forze politiche. Un gruppo pronto a presentare il conto a Musumeci, proprio rispetto agli equilibri di giunta.
Sarebbe questa una delle ragioni del perché Musumeci sarebbe propenso a far assumere al suo movimento, Diventerà Bellissima, il ruolo della Svizzera alle prossime Europee, proprio per non far pendere l’ago della bilancia verso nessuno degli alleati a cui dovrà continuare a chiedere la fiducia in Assemblea. Ma questa posizione non troverebbe largo consenso all’interno del movimento politico, che celebrerà il suo congresso regionale la prossima domenica a Catania. Al contrario, altre due mozioni si starebbero facendo strada tra i militanti: la prima, capitanata dal fedelissimo di Musumeci, Raffaele Stancanelli, convinta che Diventerà Bellissima abbia il dovere di assumere una linea politica per contribuire alla costruzione della «seconda gamba» del centrodestra, oltre la Lega. «In quest’ottica – sussurrano dalle retrovie – non c’è migliore occasione che quella di farlo decidere all’elettorato».
E se Stancanelli chiede, non troppo velatamente, un impegno a Musumeci sul listone di Fratelli d’Italia insieme agli autonomisti, ecco che invece un altro fedelissimo, l’assessore alla Salute Ruggero Razza, ha spinto negli scorsi mesi in direzione del Carroccio. Un’interlocuzione che si sarebbe interrotta nelle ultime settimane. A quel punto si sarebbe aperto un nuovo tentativo di dialogo, che coinvolgerebbe questa volta il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, il centrista Mimmo Turano e lo stesso Razza. A quest’ultimo sarebbe stata proposta un’alleanza a sostegno dell’eurodeputato uscente, Giovanni La Via, a cui trasversalmente viene riconosciuto l’impegno a Bruxelles nell’interesse dell’Isola. Ma difficilmente Musumeci potrà accogliere la proposta, considerato che alle scorse regionali La Via era il candidato alla vicepresidenza della Regione in caso di vittoria del centrosinistra con Fabrizio Micari. Soltanto il congresso di domenica stabilirà quale delle tre mozioni avrà il consenso maggiore all’interno del movimento.
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