Già dal primo istante dopo l’apertura del sipario si capisce che ci sarà da ridere in questo spettacolo, molto sì, ma non solo. Le cirque invisible di Jean-Baptiste Thierée e Victoria Chaplin, compagni nella vita e nel lavoro, per adesso in scena al Teatro Biondo di Palermo (fino al 14 gennaio), viene voglia di difenderlo dalla realtà per proteggerne la delicatezza e l’impalpabile leggerezza dove l’illusionismo va a braccetto col trasformismo.
Sarebbe bello sapere che da qualche parte questo spettacolo continui ancora e ancora, in un mondo tutto suo dove può accadere di tutto. La scena si apre con lui, jean-Baptiste Thierée, e i suoi capelli bianchi da scienziato pazzo, la sua inflessione nell’accento squisitamente francese, la vocina delicata, le risatine, l’ironia, la comicità, l’entusiasmo sembrano celebrare la vita in barba a tutte le sue brutture. Quella vita che si sogna da bambini e che si sintetizza in un concentrato di fantasia che inaspettatamente diventa realtà su un palcoscenico.
Due ore di spettacolo dove si cambia scena ogni quarto d’ora e succede tutto e il contrario di tutto con le valigie di Jean-Baptiste da dove escono fuori svariati mondi a tema e l’eclettismo della stupenda e minutissima Victoria, che dal padre Charlie ha preso sicuramente ‘l’arte del sogno’, con i suoi vestiti che si trasformano in strani animali come meduse, serpenti, pesci, uccelli ma anche strani robot sonori, mobili che camminano e mostri. Tra i due c’è molta complicità, si divertono in scena proprio come chi li guarda dalla platea data anche la consolidata esperienza, è uno spettacolo nato nel 1990 e che gira il mondo da allora.
E dalle scatole escono veri conigli bianchi, papere nere, e ancora oggetti che sembrano una cosa ma poi diventano altro, il tutto con un ritmo concitato. Il materiale scenico è indescrivibilmente tantissimo, così tanto che a un certo punto ci si chiede come facciano a trasportare tutte queste cose e come sarà organizzato dietro le quinte questo pandemonio di roba, abiti, animali, oggetti, mobili, macchine, parrucche. Una macchina dei sogni che fabbrica magia e che per due ora crea complicità col pubblico facendogli dimenticare di essere adulto grazie ad un’interazione spontanea che si crea.
Due ore di leggerezza e bravura, che oltre ai problemi della vita quotidiana fanno dimenticare che Jean-Baptiste ha 81 anni e Victoria 67. Lunga vita a questi due artisti e lunga vita a questo spettacolo che fa ricordare a tutti che la vita è bella per chi sa ancora stupirsi.
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