Le bombe di Brindisi e la Costituzione italiana

Come ha scritto molto opportunamente stamattina il nostro Aldo Penna, le stragi contraddistinguono i momenti più importanti della storia dell’Italia repubblicana. L’avvio della nostra Repubblica, del resto, si apre con l’eccidio di Portella delle Ginestre: una strage pensata per dare l’avvio a una lunga stagione ‘centrista’ e, forse, anche per seppellire l’epopea separatista, magari con un’Autonomia siciliana che sarebbe stata tradita strada facendo.

La presenza delle stragi, come già accennato, è una costante nei passaggi storici più delicati del nostro Paese. Alla fine degli anni ‘60 la cosiddetta “strategia della tensione” bloccherà, di fatto, la stagione delle riforme economiche, politiche e sociali che i socialisti, al governo dai primi anni ‘60 insieme con la Dc, cercavano di far approvare dal Parlamento. Allora, l’emergenza – da Piazza Fontana a Piazza della Loggia, per citare solo due eventi tragici – costringerà le forze politiche ad occuparsi di ‘altro’.

Aldo Penna, sempre sulle colonne del nostro giornale, ricorda, molto opportunamente, le stragi del 1992. La strage di Capaci – richiamata dalle bombe di stamattina a Brindisi che, com’è noto, hanno colpito una scuola che porta il nome di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, proprio a qualche giorno dalla loro commemorazione prevista il prossimo 23 maggio a Palermo – che, di fatto, costrinse il nostro Parlamento ad eleggere di corsa il nuovo Presidente della Repubblica. Poi la strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini e le donne della sua scorta. Una vicenda destinata a influenzare tutta la lotta alla mafia: si pensi alla Superprocura o alla frettolosa chiusura delle indagini sul rapporto del Reparto Operativo Speciale (ROS) dei Carabinieri su mafia e appalti in Sicilia: vicenda, quella dei grandi appalti, ricordata e legata alla morte di Falcone, appena qualche giorno addietro, dall’attuale Procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso.

Per non parlare delle stragi del 1993 andate in scena a Firenze , a Roma e a Milano che, insieme con la caduta del Muro di Berlino (avvenuta qualche anno prima) e con il crollo dell’ ‘Impero’ comunista Sovietico, segnano la fine della cosiddetta Prima Repubblica e l’avvio della Seconda Repubblica. Con tutti i cambiamenti intervenuti – non a caso proprio in quegli anni – nell’universo della grande criminalità organizzata che, dal 1943, lega la Sicilia agli Stati Uniti d’America, passando anche per certe strutture che non stavano ‘né di qua né di là, ma di qua e di là’: a cominciare da Gladio.

Al di là di quello che si dice e delle prove che sono state raccolte, dovrebbe essere ormai un dato acquisito la scarsa attenzione prestata dall’opinione pubblica italiana ai mutamenti politici che, iniziati nel 1994, si stabilizzeranno, tra alti e bassi, per tutti gli anni ‘90.

Anche oggi, come allora, l’opinione pubblica italiana è frastornata dalla crisi economica e da strani attentati. Ieri Tangentopoli, il prelievo forzoso sui conti correnti disposto dall’allora Governo Amato e le stragi del ‘92 e del’93; oggi gli scandali che travolgono i partiti, dalla Lega di Bossi alla Margherita di Lusi, le tasse e le spericolate manovre del Governo Monti (e tra le manovre c’è anche il trasferimento, operato nell’ombra, dallo stesso Governo Monti, di 2,5 miliardi di euro italiani nei ‘forzieri’ della Morgan Stanley, in forza di un discutibile contratto sui derivati firmato tra il nostro Paese e questa banca), i ‘maneggi’ in atto sulla Costituzione e le bombe di stamatina a Brindisi.

Sulle possibili modifiche che potrebbero intervenire sulla nostra Costituzione ci sembra quanto mai opportuno un breve approfondimento per capire cosa sta succedendo nel nostro Paese. Proprio in questi giorni – e non casualmente – i partiti che sostengono il Governo Monti (Pdl, Pd e Udc) discutono di possibili cambiamenti della nostra Costituzione. Tutto questo senza che l’opinione pubblica venga adeguatamente informata.

Già è grave che l’attuale Parlamento del nostro Paese, nel silenzio generale, appena un mese fa, abbia introdotto, nella nostra Costituzione, l’equilibrio di bilancio. Questo è avvenuto con l’approvazione della legge costituzionale numero 1 di quest’anno. Un cambiamento sostanziale della Costituzione che non è stato preceduto da un attento dibattito popolare, visto che siamo tutti impegnati a difenderci dal signor Monti, dalla signora Fornero che, un giorno sì e l’atro pure, attentano ai dritti dei lavoratori, ai diritti dei pensionati, ai diritti degli ‘esodati’ e alle sempre più magre tasche degli italiani con l’Imu e con manovre varie richieste dai ‘mercati’.

Il nostro dubbio è che alle varie Massonerie finanziarie che oggi governano l’Unione Europea in un’atmosfera da anni Trenta del secolo scorso, certi fatti servano per distrarre l’opinione pubblica del nostro Paese. Perché i ‘maneggi’ sulla Costuzione italiana non sono finiti. Pdl, Pd e Udc, infatti, hanno tutta l’intenzione di far passare – sempre mentre l’opinione pubblica è presa da altri problemi – altre quattro modifiche costituzionali. La prima modifica dovrebbe riguardare la composizione delle due Camere; la seconda la distribuzione delle funzioni tra le stesse due Camere; la terza riguarderebbe i poteri del governo nel procedimento legislativo; la quarta – addirittura! – la fiducia e la sfiducia al governo e lo scioglimento delle Camere (con questo quarto punto si andrebbe a rivedere la cosiddetta ‘forma di governo’).

Si tratta, a ben vedere, di riforme che toccano il cuore della nostra Costituzione. Argomenti che, prima di essere messi in discussione, dovrebbero essere oggetto di un attento e partecipato dibattito popolare. Che, invece, manca del tutto. Perché oggi, per causa di forza maggiore, i problemi degli italiani sono altri.

Eppure queste modifiche costituzionali dovrebbero essere adottate da un Parlamento con una forte legittimazione popolare. L’esatto contrario del Parlamento attuale, composto al cento per cento da designati dalle segreterie, grazie a quella oscena legge elettorale, denominata ‘Porcellum’, che non consente alla gente di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento; ma che consente a partiti delegittimati di ‘nominare’ i propri rappresentanti che, una volta arrivati in Parlamento, lungi dal rispondere al popolo – che di fatto non li ha eletti – rispondono alla segreterie dei partiti.

Ebbene, sapete cosa vogliono fare Pdl, Pd e Udc? Vogliono cambiare la Costituzione – introducendo le già citate modifiche costituzionali e forse qualche altra modifica ancora – con una votazione a maggioranza qualificata, cioè con il voto di due terzi del Parlamento. Sapete che significa questo? Che gli italiani, di fronte a una Costituzione cambiata a colpi di maggioranza qualificata, non potranno nemmeno ricorrere al referendum popolare per abrogare queste modifiche costituzionali.

Di più: di solito le modifiche costituzionali si discutono e si votano ad una ad una, anche per dare luogo ad opportuni approfondimenti. Questi signori, invece, vorrebbero approvare queste modifiche in un unico ‘pacchetto’, a “sacco d’ossa”: un “sacco d’ossa” da votare, come già ricordato, a colpi di maggioranze qualificata.

Non è questa la sede per esaminare, una per una, le modifiche che questi tre partiti intendono apportare alla nostra Costituzione. Fa specie, lo ripetiamo, che questo stia avvenendo senza un dibattito pubblico, con un Parlamento delegittimato in primo luogo da una legge elettorale assurda e, in secondo luogo, da scandali sul solito finanziamento pubblico.

Ci permettiamo di ricordare che i padri Costituenti del nostro Paese optarono per una Costituzione ‘rigida’ proprio per metterla al riparo da eventuali colpi di mano da parte di potentati vari. Non a caso, nel nostro Paese, da anni, si discute della possibilità di consentire il referendum popolare anche in caso di modifiche costituzionali introdotte con la maggioranza qualificata. Ipotesi che l’attuale Parlamento non ha nemmeno preso in considerazione. Un Parlamento che dovrebbe avere all’ordine del giorno la modifica – questa sì auspicata dal popolo italiano – della legge elettorale mette, invece, all’ordine del giorno altre modifiche costituzionali che non servono certo – soprattutto in questo momento – agli italiani.

Questo giornale, da qualche mese a questa parte, segnala la pericolosità del Governo Monti e l’inconsistenza politica dei tre partiti che lo sostengono. Non a caso, abbiamo invitato i nostri lettori – e lo continuiamo a fare – a non votare più per Pdl, Pd e Udc, tre forze politiche che perseguono interessi poco chiari.

Ed è proprio in questo clima che sono maturate le bombe di stamattina a Brindisi. Davanti a fatti gravisismi va data, in primo luogo, la solidarietà alle vititme di questo tremendo e vile attentato. Ma dobbiamo – contemporaneamente – tenere alta la guardia e l’attenzione popolare verso chi briga nell’ombra. Rifuggendo da unanimismi facili. E ricordando alle forze politiche che la prima cosa da fare, oggi, è la riforma delle legge elettorale, mentre le modifiche della Costituzione vanno fatte da un Parlamento veramente legittimato dal popolo e alla luce del sole.

Per questo, oggi, è importante difendere la nostra Costituzione.

 

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Giulio Ambrosetti

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