Le arene estive e l’elogio delle sedie di ferro «Quando la comodità distrugge la tradizione»

Erano i tempi delle calde serate d’estate, quando per prendere una boccata d’aria il catanese sceglieva di andare all’arena. Film a parte, alcune cose erano caratteristiche di questi luoghi: la gazzosa, la calia e la semenza, le zazzamite sullo schermo ma, soprattutto, le sedie di ferro in cui ci si sedeva. Sedie tanto scomode quanto affascinanti. Erano loro l’arena. Alcuni preferivano vincere la scomodità portandosi i cuscini da casa, altri non facevano distinzione tra la poltrona di casa e queste sedie, altri ancora pensavano che andare all’arena significasse di per sé stare seduti sulle sedie di ferro. 

Nessuno però avrebbe mai pensato che le sedie di ferro andassero sostituite con delle anonime e omologate sedie di plastica. Così è avvenuto per una delle più note arene catanesi che si è oggi trasformata in una sorta di sala congressi all’aperto. Tante poltroncine blu, certo più comode delle sedie di ferro, ma tanto tristi. L’irregolarità delle spalliere di ferro lascia spazio, ora, a file regolari e tristemente uniformi di plastica blu. 

La comodità ha vinto sulla tradizione, uccidendola. Speriamo a breve non facciano la stessa fine anche le zazzamite che liberamente facevano su e giù sullo schermo mentre si proiettava il film. Ma speriamo, soprattutto, che gli altri proprietari delle arene catanesi siano più illuminati e non trasformino questi luoghi della tradizione in anonimi cinema all’aperto.

Vincenzo Asero

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