#Lda: Riccardo Lo Verso e la sua Tela dei boss Palermo, mafia, misteri e un quadro leggendario

Una giornata normale porta con sé numerose sfide: alzarsi, innanzi tutto. Il seguito si può bene immaginare: una maratona tra bagno e cucina per rendersi presentabili agli occhi degli altri; mentre il nostro io interiore continua beatamente a dormire, quello esteriore si dà da fare per sembrare sveglio. Per il lettore medio, però, le sfide sono di più: egli, o ella, dovrà infatti anche trovare il tempo, tra una spesa, una materia da studiare e un carico di lavabiancheria, di leggere. La vera sfida per lui medio è inserire anche poche pagine negli interstizi di tempo consumato ad aspettare: la fila alle poste, la sala d’aspetto di uno studio, o il tragitto su un mezzo pubblico. Perché quanti pendolari ci sono in una città? E quanto costa, tra i libri di scuola e le scartoffie degli uffici, mettere anche un libro in edizione tascabile?

Ecco spiegata Letture da autobus, la rubrica dei libri da tenere sempre in borsa e da tirare fuori all’occorrenza quando si vuole riempire un interstizio, dimenticandosi delle mail e delle notifiche. Ed è una rubrica tutta palermitana, così come palermitani, saranno gli autori e le autrici presenti. Persone che, esattamente come il lettore medio, sanno bene cosa significa spostarsi con l’autobus a Palermo. Palermo in un libro, Palermo in tanti libri. Palermo per chi scrive e per chi legge, ovunque, anche sugli autobus.

Iniziamo la rubrica con La tela dei boss di Riccardo Lo Verso, libro-inchiesta di una delle firme più apprezzate della giudiziaria palermitana, edito da I libri di S che, partendo dal furto della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco di Caravaggio, avvenuto all’oratorio San Lorenzo di Palermo nell’ottobre del ’69, ricostruisce le indagini fatte dal Nucleo tutela del patrimonio artistico dei carabinieri negli anni a seguire. Vengono riportati, oltre agli atti giudiziari, anche le testimonianze di collaboratori di giustizia, da Francesco Marino Mannoia, che già nel ’89 e nel ’92 aveva detto che il quadro era stato distrutto, salvo poi cambiare versione nel 2017, a Guido De Santis, ormai vecchio giocattolaio di Massafra, che però in gioventù insieme al fratello aveva giocato un ruolo chiave nel furto del quadro, a Gaetano Grado, “pentito” per modo di dire, perché dalle sue parole traspare ancora senso di appartenenza a una Cosa Nostra che non c’è più, quella dei boss palermitani, spazzata via dalla mano dei corleonesi tra la prima e seconda guerra di mafia.

Il libro rappresenta un’opportunità per parlare della mafia e della sua storia, delle guerre intestine che hanno visto morire i vecchi boss palermitani come Bontade e subentrare i nuovi corleonesi guidati da Riina. Per chi è asciutto di nomi e di fatti sarà tutto da scoprire, sarà uno spunto per fare ricerche per conto proprio, magari visitando i quartieri storici che sono stati teatro delle vicende descritte in questo volume; per chi invece ha vissuto quegli anni leggendo i quotidiani e guardando il telegiornale, sarà un modo per riavvolgere il nastro del tempo e dei ricordi, forse per rendersi conto di quante cose nel frattempo sono cambiate.

La recente sentenza sulla trattativa Stato-mafia ne è un esempio, con le sue 5252 pagine di motivazione, perché ci dimostra che se da un lato le istituzioni del Paese ci hanno deluso, dialogando con la mafia e scendendo a patti con essa, dall’altro ci sono ancora idee che continuano a camminare sulle gambe di altri uomin.

La tela dei boss offre motivi per arrabbiarsi dell’incuria e dell’indifferenza delle autorità così come dei cittadini, ma anche per studiare e conoscere i nomi di chi ha causato le morti che oggi si piangono. Perché un’azione consapevole non potrà mai fare a meno della conoscenza dei fatti, e se è vero che “la mafia è un fatto umano”, allora anche questa ha la sua storia e va conosciuta. Tra una fermata e l’altra, tra uno spiraglio di quiete nel silenzio di una sala d’aspetto e la corsa fatta per non perdere la lezione, portiamo questo libro con noi, perché è della nostra città che parla. 

Eleonora Magno

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