IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI COMUNI ITALIANI DELL’ISOLA PROPONE DI MANTENERE IN VITA LE PROVINCE CON ELEZIONE DI SECONDO GRADO. ABOLENDO, INVECE, ATO IDRICI E ATO RIFIUTI. DUE SETTORI CHE TORNEREBBERO AD ESSERE GESTITI DALLA MANO PUBBLICA (TOGLIENDOLI AI PRIVATI E, FORSE, AI MAFIOSI)
Per scongiurare una possibile ed irrimediabile frattura con lAnci, è necessario condividere ogni decisione da assumere con tutti i Comuni siciliani. Le 25 Città della Montagna, che rappresento, non sono disponibili ad accettare elemosine o temporanei contentini. Aspettiamo solo che il Fondo per le autonomie locali, almeno quello, sia rimpinguato, e che le risorse corrispondano a quelle dellanno precedente.
E questo il messaggio che Alessandro Lazzara, alla guida dellassociazione Le città della Montagna e Sindaco di Longi, in provincia di Messina, ha inviato al presidente dellAnci Sicilia, Paolo Amenta, in vista dellincontro di oggi pomeriggio tra i vertici dellAnci e i rappresentanti del Governo regionale.
Il Sindaco invita il presidente dellAnci a mantenere la stessa linea concordata e rappresentata agli assessori regionali, alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, e allEconomia, Luca Bianchi, durante lincontro del 6 settembre scorso, giorno della protesta dei piccoli Comuni siciliani a Palazzo dOrleans.
Considerato che tutte le riserve destinati ai piccoli Comuni e a quelli montani sono state già soppresse con la legge 7 del 2011 – spiega Lazzara – e che lAnci avrebbe dovuto già allora condurre iniziative molto più incisive per aiutare il fallimento annunciato dei piccoli Comuni, le Città montane chiedono di non accettare, in alcun modo, compromessi che potrebbero essere proposti dal Governo regionale, ulteriormente lesivi degli interessi dei cittadini, che noi Sindaci abbiamo il dovere di rappresentare con dignità.
Stiamo già valutando lipotesi di intraprendere unazione legale nei confronti della Regione siciliana – annuncia il Sindaco di Longi e presidente de Le citta della Montagna – affinché sia garantita parità di trattamento tra i cittadini dei Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, con quelli dei Comuni con popolazione superiore e delle aree metropolitane.
Insomma, il timore del rappresentante dei Comuni montani è che l’Anci, tutelando solo i Comuni medi e grandi della Sicilia, si metta d’accordo con il Governo regionale di Rosario Crocetta per realizzare quello che è il disegno dello stesso Governo regionale: sbaraccare i circa 200 Comuni siciliani con meno di 5 mila abitanti.
La replica del presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta (nela foto sotto, a sinistra), arriva a stretto giro di posta: “Vorrei tranquillizzare i Sindaci dei Comuni con meno di 5 mila abitanti e, in particolare, i Sindaci dei Comuni montani con in testa l’amico Lazzara: l’Anci Sicilia non è d’accordo, ammesso che questa proposta dovesse essere formalizzata dal Governo regionale, con l’abolizione dei circa 200 Comuni con meno di 5 mila abitanti”.
“Colgo l’occasione per ribadire – aggiunge il presidente dell’Anci Sicilia – che le riforme strutturali che riguardano i Comuni si fanno con i Comuni e non contro i Comuni. La nostra posizione con il Governo regionale, quando lo incontreremo, sarà chiarissima: tutele dei Comuni siciliani e riforme condivise”.
Chiediamo: scusi, presidente Amenta, ma oggi non vi dovete incontrare con il presidente Rosario Crocetta e con gli assessori Patrizia Valenti e Luca Bianchi?
“E’ così – di risponde Amenta – ma l’incontro, per motivi che non abbiamo compreso, è stato rinviato. Detto questo, vorrei aggiungere qualcosa sulla possibile riforma degli enti locali. Assistiamo, in questi giorni a un’ipotesi di abolizione delle Province regionali. Io credo che non ci sia bisogno di abolire le Province. Una legge regionale ha abolito gli organi elettivi delle stesse Province? bene. Manteniamo le Province con organi elettivi di secondo grado. Cioè con i Sindaci e i consiglieri comunali”.
“Non si avrebbe un aumento dei costi – osserva ancora il presidente dell’Anci Sicilia – perché questo ruolo verrebbe svolto da Sindaci e consiglieri comunali già eletti. Aboliamo, questo sì, gli Ato rifiuti e gli Ato idrici e affidiamo alle Province gestite con elezioni di secondo grado l’acqua e i rifiuti. Gli amministratori locali, che peraltro conoscono meglio degli atri i bisogni dei territori, potrebbero gestire gli investimenti in questi due settori e negli altri settori, dalla viabilità secondaria alle scuole. E quando parlo di investimenti mi riferisco alle risorse pubbliche, a cominciare dai fondi europei”.
Vedremo come la politica siciliana commenterà questa proposta. Che, è inutile che ci giriamo attorno, punta a strappare dalle mani dei privati e dei mafiosi la gestione dell’acqua e dei rifiuti. Gestione che tornerebbe nelle mani pubbliche.
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