Timida inversione di tendenza per il lavoro a Palermo nel 2015 ma il divario con le altre grandi città, soprattutto del Centro-Nord Italia resta enorme. Secondo i dati forniti dal Comune l’anno scorso gli occupati sono cresciuti dell’1,8 per cento: quattromila posti di lavoro in più. Hanno un’occupazione 188 mila persone. Rispetto al 2005, quando vi erano 207 mila occupati, si registra invece un calo del 9,2 per cento. L’Istat ha pubblicato, per la prima volta, i dati relativi al mercato del lavoro per i grandi Comuni italiani. Il tasso di occupazione di Palermo è, dopo quello di Napoli, il più basso fra tutte le grandi città.
Secondo Daniela De Luca segretaria generale Cisl di Palermo e Trapani il dato «è ben lontano dall’essere risolutivo, Abbiamo un grosso gap rispetto al 2005 e siamo tra gli ultimi posti rispetto al resto d’Italia. Potrebbe essere intervenuto anche l’effetto stabilizzatore del Jobs Act, ovvero che si siano fatte assunzioni confidando negli sgravi». «Palermo – continua la sindacalista – ha ancora un grosso problema di migrazione di giovani che vanno a cercare lavoro fuori e si portano dietro le famiglie: una città che rischia di svuotarsi, senza contare l’invecchiamento e la desertificazione. C’è anche il rischio povertà», continua la sindacalista.
Se si guarda ancora ai dati in particolare il tasso di occupazione nel 2015, pari al rapporto fra gli occupati (15-64 anni) e la popolazione residente (15-64 anni), è risultato pari al 41,1 per cento, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al 2014, ma in diminuzione di 3,6 punti percentuali rispetto al 2005. Nel confronto sussiste, come si diceva, un netto divario fra le città del centro-nord, con tassi di occupazione che vanno dal 61,4 per cento di Venezia al 70,9 per cento di Bologna, e le città del mezzogiorno, con tassi di occupazione che vanno dal 36,2 per cento di Napoli al 47,7 per cento di Bari. A livello nazionale, il tasso di occupazione nel 2015 è risultato pari al 56,3 per cento, in Sicilia al 40 per cento e in provincia di Palermo al 38 per cento.
Le soluzioni al problemi sono difficili ma non impossibili: «Occorrerebbe spendere bene le risorse guidati dal senso responsabilità istituzionale», De Luca pensa alla necessità di risolvere la situazione dei call center, Termini Imerese e cantieri navali, alla desertificazione della zona industriale di Carini. A fronte dell’aumento degli occupati, nel 2015 a Palermo sono cresciuti anche i disoccupati. Il tasso di disoccupazione di Palermo è, fra tutte le grandi città, il quarto valore più elevato, dopo Messina, Napoli e Catania. A livello nazionale nel 2015 è risultato pari all’11,9 per cento, in Sicilia al 21,4 per cento e in provincia di Palermo al 23,9 per cento. Si è passati da 41 mila disoccupati nel 2014 a 48 mila nel 2015, con un incremento del 16,2 per cento. Rispetto al 2005, quando i disoccupati erano 51 mila , si registra invece un calo del 5,3 per cento. Il tasso di disoccupazione nel 2015 è risultato pari al 20,4 per cento, in aumento di 2,2 punti percentuali rispetto al 2014 e di 0,7 punti percentuali rispetto al 2005. Mettendo il dato a confronto con le altre grandi città, si nota anche in questo caso una contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di disoccupazione che vanno dal 6,8 per cento di Verona al 12,3 per cento di Torino, e le città del mezzogiorno, con tassi di disoccupazione che vanno dal 12,8 per cento di Bari al 32,1 per cento di Messina.
Non fa eccezione il tasso di inattività del capoluogo siciliano è invece il secondo valore più elevato, dopo Napoli. A livello nazionale, il tasso di inattività nel 2015 è risultato pari al 36 per cento, in Sicilia al 49 per cento e in provincia di Palermo al 49,8 per cento. La popolazione inattiva (tecnicamente “non forze di lavoro”) a Palermo nel 2015 è diminuita del 5,3 per cento, passando da 228 mila a 216 mila. Rispetto al 2005, quando ammontava a 201 mila unità, si registra invece un incremento del 7,3 per cento. Il tasso di inattività, pari al rapporto fra gli la popolazione non appartenente alle forze di lavoro (15-64 anni) e la popolazione residente (15-64 anni), nel 2015 è risultato pari al 48,2 per cento, in diminuzione di 2,4 punti percentuali rispetto al 2014, ma in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2005. Nel confronto con le altre grandi città, si nota ancora una volta la netta contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di inattività che vanno dal 23,2 per cento di Bologna al 34 per cento di Venezia, e le città del mezzogiorno, con tassi di inattività che vanno dal 38,9 per cento di Messina al 51,6 per cento di Napoli.
Servirebbe una sinergia tra i vari livelli istituzionali Comune, Regione e governo nazionale, invece si attaccano in un’eterna campagna elettorale che danneggia la popolazione». Per De Luca infine non si può contare esclusivamente su «un’occupazione basata sul settore pubblico, bisogna invertire la tendenza».
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