«Analisi del dna sulle bottiglie di extravergine» Richiesta dei produttori per tutelare olio siciliano

«Considerato che l’Europa ha deciso di fare entrare in Italia grosse quantità di olio tunisino, almeno si rafforzino i controlli del prodotto che importiamo attraverso le analisi del Dna». È quanto propone Confagricoltura Ragusa che, dopo il voto positivo all’ingresso di ulteriori 70mila tonnellate in due anni di olio proveniente dalla Tunisia a dazio zero, prevede un aumento di casi di sofisticazioni nel mercato dell’extravergine di oliva. 

«Le analisi chimiche – sostiene Sandro Gambuzza, presidente provinciale di Confagricoltura – servono a verificare le caratteristiche dell’olio per sapere se corrispondono a quanto richiesto dai disciplinare. Ti possono dire, ad esempio, se l’olio è extravergine oppure no, ma non leggono a fondo cosa c’è dentro quel prodotto». Da qui la necessità di esami più approfonditi. «Le analisi sul Dna – spiega – consentono invece di individuare la presenza delle materie prime utilizzate per miscelare l’olio, dalle olive agli altri grassi vegetali di minor pregio, il tutto adottando processi di rintracciabilità molecolare dato che il Dna è l’unica molecola in grado di caratterizzare specie e varietà diverse». 

In poche parole le analisi del Dna permetterebbero di capire se il prodotto ha subito alterazioni e se davvero risponde alle caratteristiche inserite in etichetta. «Abbiamo diversi nuclei preposti ad effettuare i controlli richiesti – precisa Giovanni Selvaggi, presidente sezione Olivicola di Confagricoltura Catania – dai carabinieri alla Guardia di finanza, per citarne due, con il supporto di appositi laboratori attrezzati. Il fatto è che i controlli sono sporadici, occorre che si cominci con una azione capillare in questo senso, prima di tutto per tutelare la salute della gente». Il primo a ricorrere all’esame del dna dell’extravergine è stato l’ex pm di Torino, Raffaele Guariniello, che ha avviato un’indagine sul falso olio extravergine nei supermercati che vede coinvolte sette grandi società italiane. 

Selvaggi ribadisce la difficoltà di competere con i prezzi dell’altra sponda del Mediterraneo. E porta l’esempio dell’olio dop dei Monti Iblei. «Produrne un litro costa all’incirca 7 euro e 50. Ma nei supermercati si trovano bottiglie di olio a 3 euro e 50, già con il ricarico della grande distribuzione, a quanto dovremmo vendere il dop Monti Iblei?»

Il 14 marzo si è tenuta la grande mobilitazione indetta dai sindaci della fascia trasformata della Sicilia Sud Orientale e da alcune associazioni di categoria per chiedere il riconoscimento immediato dello stato di crisi. Gli organizzatori hanno annunciato altre iniziative, ma questa mobilitazione non convince il movimento dei Forconi che accusa di essere «una farsa in stile Pd», considerato che molti dei primi cittadini coinvolti fanno parte dei dem, e un modo per arginare forme di proteste provenienti da gruppi alternativi. Oggi il leader del movimento, Mariano Ferro, ha incontrato la stampa al mercato ortofrutticolo di Vittoria, annunciando per giovedì prossimo un’assemblea, sempre a Vittoria, che coinvolgerà tutti gli attori del comparto agricolo della fascia trasformata della Sicilia Sud Orientale. «In quella occasione – ha detto Ferro – capiremo se dobbiamo continuare a giocare o se dobbiamo iniziare a fare sul serio per far capire a chi comanda quali sono le nostre difficoltà e le nostre richieste». 

Carmelo La Rocca

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