La locomotiva dell’occupazione in Italia sembra essere ripartita. Ma la Sicilia resta l’ultimo vagone e la voragine che la separa dal resto del Paese è sempre più grande. Ingigantita piuttosto che accorciata dopo l’applicazione del Jobs Act. Lo dicono i dati dei primi otto mesi del 2015 pubblicati ieri dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps. In tutta Italia il numero di assunzioni cresce (+ 9,7 per cento), trainato da quelle a tempo indeterminato (+ 34 per cento). L’Isola è mestamente in fondo a questa classifica: i posti a tempo indeterminato aumentano di appena l’11 per cento, quelli complessivi dell’1,9 per cento. Percentuali lontanissime dalla media nazionale, dove spiccano per dati positivi di Friuli, Umbria, Piemonte e Trentino. I numeri siciliani sono inferiori anche alle altre regioni del Sud dove il posto fisso cresce in media del 21 per cento e il lavoro in generale del 5,5.
«Di cosa dovremmo sorprenderci? – commenta Rosario Faraci, presidente del corso di laurea in Economia aziendale all’università di Catania – Il dato occupazionale è il risultato di quello che ci sta dietro. In Sicilia non esiste un dinamismo delle aziende: alcune di quelle più grandi anziché investire hanno tirato i remi in barca, basti pensare alla St Microlectronics (che ha annunciato la cassa integrazione per oltre 2mila dipendenti ndr), e le nuove start up non possono certo cambiare i grandi numeri». L’entusiasmo del governo Renzi e del Pd per i risultati del Jobs Act, in Sicilia non trova sponde. «Ma il jobs act è solo uno strumento – sottolinea il docente – che deve essere attivato su richiesta di chi poi dà occupazione, ma nella nostra Regione i privati non investono più, men che meno il pubblico con la Regione in grosse difficoltà».
Da gennaio ad agosto del 2015 in Sicilia i nuovi posti di lavoro sono stati 208.319, di cui 87.705 a tempo indeterminato, mentre i rapporti cessati 174.760. Il saldo è dunque positivo. A incidere sulle nuove assunzioni è stato anche l’esonero contributivo, cioè la novità introdotta dalla legge di stabilità del 2015 che esula dai contributi previdenziali le aziende che rispondono a certe caratteristiche e che assumono a tempo indeterminato nel 2015. Sono state 47.274 i nuovi posti di lavoro che hanno usufruito di questo speciale regime. Raddoppia l’uso dei voucher, lo strumento che il governo ha introdotto per combattere il lavoro nero: i buoni lavoro che regolano le prestazioni al di fuori dei contratti. In Sicilia si è passati da 878mila voucher venduti nel 2014 a 1 milione 746mila del 2015. Numeri che tuttavia non bastano a far ripartire l’economia siciliana, sempre più lontana dal resto del Paese.
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