«Mi hanno offerto 1.800 euro a ettaro per vent’anni. Io sono sempre stato contrario, ma insieme a grano e vino ormai produco cambiali. Quindi ci sto pensando…». Giovanni Fatta ha 57 anni e da quaranta porta avanti la sua azienda agricola a Polizzi, sulle Madonie. È uno dei tanti piccoli imprenditori della Sicilia occidentale che negli ultimi mesi stanno ricevendo visitatori interessati ad acquistare o affittare terreni per realizzare nuovi impianti fotovoltaici. Una tendenza in forte crescita soprattutto nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo, dove gli agricoltori piegati dai debiti e dalle calamità, in molti casi si vedono costretti ad accettare. D’altronde al momento non c’è nessun vincolo sui terreni agricoli e le offerte sono molto appetibili: tra mille e duemila euro a ettaro per un anno di affitto, dai dieci ai 25mila euro a ettaro per la vendita. Il prezzo varia in base alle caratteristiche della superficie: quelli marginali, destinati a seminativi asciutti (quindi cereali, foraggio e leguminose) valgono meno. «Al momento – spiega Fatta – da quei terreni io ricavo meno della metà di quanto mi hanno proposto, però sono un uomo libero. Loro mi chiedono di vincolarmi per vent’anni…».
«Loro» non sono quasi mai i veri interessati all’affare. A bussare alla porta sono società intermediarie, spesso siciliane, che curano gli interessi di clienti che rimangono in seconda linea. Stando a chi vive il territorio ogni giorno, gruppi tedeschi, statunitensi e spagnoli sono i più interessati alle campagne siciliane. Soprattutto alle aree con una buona esposizione e vicine a postazioni della rete elettrica nazionale. Prima dell’estate, la società palermitana Horizon Firm ha chiesto a Confagricoltura Sicilia di trovare piccoli imprenditori disposti a cedere o affittare i propri terreni. «Abbiamo siglato una convenzione – spiega il presidente regionale di Confagricoltura Ettore Pottino – per tanti produttori sarebbe una boccata d’ossigeno. Qui si parla semplicemente della possibilità di sopravvivere, di ripianare il dissesto maturato in questi anni. Abbiamo comunicato la richiesta alle nostre sedi provinciali e avviato una serie di sopralluoghi. Ci sono una trentina di aziende interessate a siglare un contratto, tutte nelle province occidentali, quelle orientali hanno mostrato scarso interesse».
La Horizon Firm è una società di consulenza nel mercato del fotovoltaico, ha collaborato con le università di Palermo ed Enna, e fornisce assistenza tecnica, legale e finanziaria a chi vuole realizzare nuovi impianti. Ma non è l’unica mediatrice a lavoro in questi mesi. Altra società attiva è la Intercargo Sicilia di Augusta, il cui core business è rappresentato dai controlli sui prodotti petroliferi e chimici, ma che negli ultimi anni ha abbracciato anche il settore delle rinnovabili. «D’altronde l’indirizzo dell’Unione europea è quello – spiega l’amministratore unico Antonio Cammalleri, ex assessore all’Urbanistica ad Augusta dal 2008 al 2012 – solo che in Italia non ci va mai bene niente: si dice no agli impianti che bruciano, no alle pale eoliche perché disturbano la vista, no al fotovoltaico perché consuma suolo».
E questa è proprio la preoccupazione di Luigi Sunseri, deputato regionale del Movimento 5 stelle che lancia l’allarme: «Installare impianti fotovoltaici in zone coltivabili significa fare un passo indietro, perché si limitano le zone fruibili per la produzione alimentare. E in più – attacca – strutture così grandi possono avere anche conseguenze sulla tenuta idraulica del territorio, perché vengono meno terreni che assorbono e che frenano». Alla politica guardano con attenzione le società interessate. «Le richieste dall’estero sono cospicue – conferma Cammalleri – ma non posso rivelare i nomi per rispetto dei nostri clienti. Stiamo riscontrando anche un forte interesse dagli agricoltori. Certo, molto dipende dalle decisioni della politica locale e nazionale. A proposito, cosa voglia fare la Regione Sicilia non è chiaro».
Al momento nessun vincolo impedisce di collocare un impianto fotovoltaico su un terreno agricolo, neanche su quelli produttivi. Sono circa 2.500 i progetti che hanno già ottenuto autorizzazioni e concessioni dalla Regione e un’altra trentina è in fase di istruttoria. Lo scorso aprile, nella legge di Stabilità, il governatore Nello Musumeci ha imposto una sospensione al rilascio di nuove autorizzazioni, ma il provvedimento è stato impugnato dal Consiglio dei ministri e la giunta regionale ci ha rinunciato. Nel frattempo le novità dovrebbero arrivare a breve da un doppio fronte: da un lato la conferenza Stato-Regioni sta discutendo la bozza di decreto del governo nazionale sui nuovi incentivi alle rinnovabili. «Sappiamo già – spiega Tuccio D’Urso, dirigente del dipartimento Energia della Regione – che il fotovoltaico sui terreni agricoli non verrà incentivato». Dall’altro lato entro fine dicembre dovrebbe essere pronto il Piano energetico ambientale per la Sicilia a cui sta lavorando una commissione tecnica. «Anche qui – anticipa D’Urso – bloccheremo le autorizzazioni di nuovi impianti fotovoltaici in terreni agricoli produttivi. Daremo invece priorità alle cave, ai siti minerari e alle discariche dimesse. E in secondo battuta ai terreni agricoli di nessuno o poco valore». Tuttavia per capire quali saranno i paletti nella definizione di «terreno di poco valore» bisognerà attendere ancora qualche mese. Nel frattempo la corsa ai terreni siciliani è già partita.
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