L’Autorità portuale interdice l’accesso al molo di Levante Di Sarcina: «Verrà riaperto ma dopo messa in sicurezza»

«Nessuno vuole togliere ai catanesi uno dei simboli della città, ma il molo di Levante deve essere fruito in sicurezza, condizioni che oggi non ci sono per nulla». Franesco Di Sarcina, il presidente dell’Autorità portuale della Sicilia Orientale, è fermo nella propria posizione. Un convincimento che però, sottolinea più volte, non vuole che venga preso come sottovalutazione «delle abitudini care ai catanesi». Nessun fraintendimento, quindi, tra chi magari venendo da fuori può trovare insolito passeggiare sulla linea foranea del porto e chi, come i residenti, non ci sta a perdere uno dei pochi spazi dove è possibile trascorrere del tempo lontano dai tubi di scarico delle auto. Senza contare lo spettacolo dato dall’addentrarsi nel mare tenendo sullo sfondo l’Etna. «Non sono arrivato a Catania per sottrarre nulla, ma ho dei doveri e delle responsabilità», rimarca a MeridioNews Di Sarcina, nominato presidente in primavera dal ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. 

All’origine della polemica che questa mattina è finita sui social network, alimentando proteste e volontà di costituire comitati per pretendere la restituzione del molo di Levante, c’è un’ordinanza che Di Sarcina ha firmato il 3 maggio e che interdice l’accesso alla parte sommitale. Poche pagine in cui viene specificato che da qui in avanti potranno superare le transenne potranno essere in pochi: il personale delle società appaltatrici e quello delle società che hanno concessioni demaniali marittime. Il principale motivo è citato in una delle premesse e rimanda a prossimi investimenti legati al Pnrr. «Abbiamo un finanziamento di 70 milioni di euro che servirà a rifare la scogliera esterna al molo – spiega Di Sarcina -. Si tratta di un appalto importante che prevedrà la realizzazione di blocchi di cemento grandi quanto una stanza e per il loro posizionamento si interverrà sia da mare che da terra. Un cantiere che rende incompatibile la fruizione dell’area con il pubblico. Il lavoro è necessario perché lo stato attuale dei blocchi non rende sicuro il porto in caso di forti mareggiate».

Piano nazionale di ripresa e resilienza a parte, a spingere Di Sarcina a intervenire è stato anche un altro tipo di considerazioni, comunque legato al tema della sicurezza. «Quando mi sono insediato, ho notato il muretto di poche decine di centimetri che delimita la parte superiore del molo rispetto agli scogli e ho subito pensato fosse pericoloso – continua il presidente dell’Autorità portuale – Poche settimane dopo, una ragazza è caduta fra i blocchi riportando delle fratture, ma sarebbe potuta anche morire. Non si può continuare a rischiare così e spero che i catanesi lo capiscano». Per ovviare alle criticità, l’Autorità portuale ha già pronto un progetto preliminare. «Contiamo di renderlo esecutivo molto presto. L’investimento si aggira intorno al milione di euro e prevede anche rifacimento estetico del molo, in modo da poter garantire a chiunque di passeggiare in sicurezza». 

In questi casi la preoccupazione, legittima, è quella riguardante i tempi che bisogna attendere prima che un’opera venga realizzata. In questo, peraltro, si tratterebbe di due differenti gare d’appalto. «Per quanto riguarda la scogliera, contiamo di pubblicare il bando entro giugno – commenta Di Sarcina -. Una volta affidati i lavori, sono previsti due anni di cantiere». La volontà è di ridurre al minimo le tempistiche. «Di pari passo lavoreremo all’altra gara e al contempo concorderemo con la ditta che si occuperà di posizionare i nuovi blocchi di riaprire progressivamente l’accesso, anche se soltanto nelle ore diurne». La promessa finale, dunque, è quella di non far scivolare in secondo piano le abitudini. «Poter vivere il porto è un diritto dei cittadini, garantire la possibilità di farlo in sicurezza un mio preciso dovere. Da parte dell’Autorità – conclude Di Sarcina – c’è la piena volontà di essere trasparenti sui progetti che porteremo avanti»

Simone Olivelli

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