C’è chi ha letto una poesia, chi una lettera, chi un passo del Vangelo, chi un articolo di giornale: in tanti hanno voluto manifestare la propria solidarietà davanti al microfono lo scorso 15 luglio durante “Io leggo. Per Laura, per Catania”. Tra studenti e professori anche alcuni volti noti, come Salvo La Rosa, Enrico Guarneri (il signor Litterio della tv), Gino Astorina. Scarso il pubblico, ma lodevole l’iniziativa: mostrare vicinanza a Laura Salafia che – dopo essere stata ferita al collo nel corso di una sparatoria in pieno giorno a due passi dall’Università – lotta ora per tornare a camminare.
L’intento degli organizzatori era anche quello di sollecitare una riflessione sul quartiere Antico Corso, teatro del fatto di sangue. Proprio in Piazza Dante lavorava (come custode della chiesa di San Nicolò L’Arena) chi ha sparato ferendo Laura e in quella piazza sorge il Monastero dei Benedettini, ormai da anni sede universitaria. La piazza: “E’ da lì che è cominciato tutto ed è da lì che si deve ripartire, per ricostruire un rapporto con coloro che ci abitano, con coloro che pur non avendo fatto nulla sono stati etichettati come delinquenti o mafiosi”, hanno scritto Nilde e Simona, le due studentesse che hanno promosso il reading. Tra gli interventi, anche quello di un abitante del quartiere, il signor Salvo (proprietario di un chiosco di bibite) che ha usato parole accorate per spiegare lo sgomento di tutti per il tragico episodio e la rabbia per le promesse elettorali dei politici sul futuro dell’Antico Corso.
All’inizio della serata i due interventi dei presidi delle Facoltà che hanno sede al Monastero dei Benedettini (Lingue e Letterature Straniere e Lettere e Filosofia) che hanno raccontato due versioni antitetiche del rapporto tra l’Università e il quartiere del centro storico: per Nunzio Famoso una convivenza conflittuale e talvolta violenta, per Enrico Iachello un legame saldo e pacifico, fatto anche di momenti di condivisione all’interno delle mura dei Benedettini.
La sparatoria che ha coinvolto Laura Salafia, per Famoso è il sintomo di un senso di pericolo costante, nelle parole di Iachello (ma anche di altri oratori, come l’attore Enrico Guarneri) è invece un accidente imponderabile che sarebbe potuto succedere in qualsiasi parte della città e del mondo. Così nel raccontare quell’episodio la parola criminalità dev’essere bandita.
Da questi interventi (che qui vi proponiamo) è nato un dibattito virtuale tra alcuni dei partecipanti al reading: potete leggere le opinioni di due di loro oggi su Step1. Pensiamo possano avviare un confronto di idee sull’argomento. Chiunque voglia partecipare può mandare il suo contributo a direttore@step1.it
[Foto di Nico Cimini]
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