«Se il presidente Musumeci fosse stato qui, avrei voluto condividere le sue battaglie contro la burocrazia, ma gli avrei detto che ci vuole più coraggio: sul comitato tecnico scientifico, dove sono ferme 1500 richieste di autorizzazioni, bisogna cambiare strada». Sono passati dieci giorni da quando il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi si è espresso così sulla commissione regionale che si occupa di valutazioni ambientali. Una dichiarazione, durante un convegno organizzato a Carini, che ha fatto il paio con le parole pronunciate un mese prima dal presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese. «Con l’assessorato al Territorio e ambiente viviamo una delle difficoltà più grandi – aveva detto Albanese in un intervista al quotidiano Livesicilia – Non mi riferisco alla figura politica dell’assessore, ma al ruolo pervasivo del comitato tecnico scientifico, spesso più una sorta di scrigno depositario di verità incontrastate che luogo di approfondimento tecnico critico». Il presidente degli industriali siciliani ha anche annunciato che l’associazione ha raccolto informazioni sull’argomento. «Stiamo dando alle stampe un volume», ha aggiunto Albanese.
La posizione di Confindustria, condivisa nella leadership regionale e nazionale, non ha suscitato particolari reazioni. Fino a ieri, quando il presidente della Cts Aurelio Angelini ha deciso di replicare: «Da Bonomi parole in libertà e schizzi di fango», ha scritto su Facebook il professore che dall’estate 2019 guida l’organismo, dopo il cambio voluto da Musumeci in seguito allo scandalo che coinvolse alcuni esponenti della precedente Cts, determinato dall’indagine su Paolo Arata e Vito Nicastri, l’uomo ritenuto il principale volto imprenditoriale del boss Matteo Messina Denaro. Angelini si è soffermato sul dato riportato da Bonomi, quello riguardante le 1500 richieste di autorizzazioni ferme alla Cts: «Mi piacerebbe sapere se Bonomi ha problemi con i numeri, ipotesi a cui do scarso credito, in quanto è difficile credere che un imprenditore del suo standing utilizzi i numeri in modo così fantasioso».
Sulla questione strettamente aritmetica, ciò che ha portato Angelini a sbottare sta nella portata dell’errore: alla Cts le pratiche in attesa di completare l’iter di valutazione sarebbero circa cinquecento, un terzo di quelle menzionate dal numero degli industriali, a fronte di circa 1200 già esitate. Il tutto – trapela dalla commissione tecnico-scientifica – senza tenere conto della complessità degli iter procedurali e dei paletti previsti dalla normativa in merito alle tempistiche da rispettare. La stesse leggi che, secondo la procura di Palermo che ha indagato su Arata e Nicastri, in precedenza sarebbero state piegate per lasciare spazio a rapporti personali all’insegna dell’ambiguità. Numeri a parte, Angelini si è chiesto se dietro queste esternazioni possa esserci dell’altro: «Nostalgia del governo parellelo di Montante?», ha scritto.
Il riferimento, in questo caso, è facile da cogliere e va al ruolo avuto da Confindustria nella politica isolana nel recente passato, quello targato Rosario Crocetta. L’ex governatore per arrivare a palazzo d’Orleans strinse un patto con gli industriali siciliani, finito qualche anno fa nelle aule dei tribunali con lo scandalo Montante, che, oltre a un processo già in appello, ha ancora aperti alcuni filoni in cui sono coinvolte figure di primo piano di quella stagione. La stilettata di Angelini va inevitabilmente inquadrata tenendo conto dell’attuale momento politico. Con la campagna elettorale per le Regionali dietro le porte, i tecnici della Cts attendono di capire quale posizione sarà assunta dal governo Musumeci: sarà rinnovata la fiducia mostrata in questi anni, tanto pubblicamente quanto in privato, anche al costo di non attirarsi le simpatie di Confindustria? Nell’intervento di Carini, Bonomi ha criticato i politici che partecipano ai convegni per poi andare via subito dopo essere intervenuti. «Certamente hanno inderogabili impegni, ma così viene a mancare confronto e ascolto su necessità e bisogni del mondo del lavoro».
Al momento sia Musumeci che l’assessore al Territorio Toto Cordaro non sono intervenuti sulla polemica innescata da Bonomi. Chi invece prende la parola è il presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava: «A differenza di Bonomi, a me sembra che Angelini e tutti i componenti della Cts stiano facendo un gran lavoro perché hanno riportato criteri di tutela del territorio affiancati alla necessità di smaltire il lavoro arretrato», commenta a MeridioNews Fava. Il presidente dell’Antimafia regionale, che nei giorni scorsi ha ribadito la volontà di candidarsi per il dopo-Musumeci, in merito alle procedure analizzate dalla Cts aggiunge: «Senz’altro è necessario fare presto ma altrettanto che si faccia bene. In passato la Sicilia, in campo di autorizzazioni, è stato terreno di saccheggio politico e privilegio personale. Angelini ha mostrato di muoversi con il dovuto rispetto delle regole e con una dedizione al lavoro che nessuno può non riconoscergli».
Quello di Confindustria non è il primo attacco indirizzato alla Cts. In primavera all’Ars era stato sollevato il tema della lentezza nell’analisi delle procedure. I deputati di Diventerà bellissima ipotizzarono una ristrutturazione della commissione, ma la proposta fu contestata per il presunto rischio connesso a una perdita di indipendenza dell’organismo, e alla fine la quadra fu trovata con una norma che prevede, a partire dal prossimo anno, l’aumento del numero di componenti della Cts. Ancora prima, nell’autunno 2020, era stata la presidente della commissione Ambiente Giusy Savarino, anche lei musumeciana, a criticare la Cts in merito alla gestione delle richieste di autorizzazioni ambientali presentate dai gestori delle cave. «La commissione è diventata un imbuto», dichiarò la deputata.
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