QUESTA STORIA HA DELL’INCREDIBILE. E LA DICE LUNGA SUL COME, IN SICILIA, SI ORGANIZZANO I SERVIZI SANITARI. LEGGENDO QUESTA STORIA MOLTI DI VOI NON CI CREDERANNO. EPPURE SONO FATTI E PERSONAGGI VERI. INCREDIBILI MA VERI…
Oggi vi raccontiamo una storia che è il paradigma della sanità siciliana che ‘funziona’. E’ una vicenda tutta catanese che è anche la metafora di un Paese ‘meraviglioso’. E di un’Amministrazione della sanità pubblica che è un esempio da esportare nell’universo mondo…
Il tema è rappresentato dai migranti che arrivano a fiumi nei porti della nostra Isola. I protagonisti sono tre ‘geni’ della sanità pubblica sicula: il dottore Gaetano Sirna, già commissario straordinario dell’Asp (Azienda sanitaria provinciale) di Catania; il dottore Domenico Barbagallo, direttore sanitario della stessa Asp etnea; e il dottore Giuseppe Spampinato, altro importante dirigente della sanità catanese che si firma “Disaster” manager, quasi un segno semantico del destino…
Li abbiamo chiamati “dottori” non solo perché sono laureati, ma perché si tratta di tre medici: dunque esperti in materia di sanità. Vediamo, adesso, la ‘grande’ impresa di questi tre signori.
Nei primi di giugno i tre debbono organizzare, per conto dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania l’assistenza ai migranti in arrivo al Porto della Città Etnea. Cosa fanno? Prendono carta e penna e vergano una lettera destinata a restare agli ‘annali’ della letterature scientifica…
Si rivolgono ai dirigenti medici indicandogli dove dovranno prestare servizio: presso la banchina del Porto di Catania e presso il centro temporaneo di accoglienza. Si tratta di dirigenti medici che prestano servizio nelle strutture mediche pubbliche di Catania e provincia.
La prima domanda è: i tre ‘geni’ della sanità catanese hanno previsto di sostituire i dirigenti medici che, chiamati dalla Prefettura di Catania, si dovranno recare di corsa – a quanto pare con i propri mezzi – al Porto di Catania o presso il centro temporaneo di accoglienza?
La domanda è legittima. Infatti: se in quel momento il dirigente medico è impegnato nel reparto di uno degli ospedali del Catanese ed è in servizio in quanto di turno che fa: lascia il servizio (pubblico) sguarnito per andare a svolgere un altro servizio? O forse i dirigenti medici di Catania dintorni sono dotati del dono dell’ubiquità?
Altra domanda: e se il dirigente medico in questione ha fatto la notte perché era di turno che fa, si alza e si reca al Porto o al centro – sempre temporaneo – di accoglienza, violando il contratto (che non lo prevede) e la legge (un dirigente medico che ha lavorato la notte, dopo il lavoro deve riposare, perché – occupandosi di salute pubblica – la sua stanchezza può renderlo poco lucido e, di conseguenza, può danneggiare la salute dei cittadini).
Terza domanda: e se il dirigente medico è in ferie che fa, lo richiamano in servizio?
Nella lettera i tre ‘geni’ fanno riferimento alle discipline richieste: medicina interna, chirurgia generale, ostetricia, ginecologia, pediatria, medicina legale (per i cadaveri, si specifica nella lettera) e epidemiologia.
Ai medici – testuale – viene richiesta una “sommaria valutazione clinica”. Possono tre medici ai vertici di una struttura sanitaria chiedere ai dirigenti medici una “sommaria valutazione clinica”? Gli uomini, le donne e i bambini che arrivano dopo un lungo viaggio della speranza si visitano ‘sommariamente’?
Ai dirigenti medici viene chiesto di accertare “le condizioni generali, con la evidenziazione, eventuale, di segni clinici evidenti di malattie infettive, diffusive e/o contagiose”.
I dirigenti medici che si dovrebbero recare al Porto di Catania o nel centro di accoglienza possono fare “richiesta dell’occorrente per la tipologia di attività”. Qui arriva una precisazione molto ‘lungimirante’: “La richiesta sarà fatta per iscritto, con la specifica dell’elenco del materiale (farmaci e e presidi) non di volta in volta”.
Insomma, questi dirigenti medici da inviare in missione speciale debbono essere dei maghi: debbono sapere prima che medicinali e che strumentazioni si devono portare dietro. E lo devono fare una sola volta pere tutte e “non di volta in volta”.
Per fortuna che i tre ‘geni’ – i nostri Sirna, Barbagallo e Spampinato – non abbandonano i colleghi, ma gli indicano anche cosa portarsi dietro: “camici, mascherine, cuffie, guanti monouso e principali e molto generici farmaci: tachipirina, anti ipertensivi, anti emorragici, etc…”.
Noi, lo confessiamo, siamo rimasti molto ‘colpiti’ dal “etc”: che significheranno mai, in questo caso, la vocale e le due consonanti? Che i dirigenti medici potranno portarsi dietro tutti i farmaci del mondo? O che sei dirigenti medici non avranno dietro le medicine giuste i nostri tre ‘geni’ saranno ‘coperti’, perché potranno sempre dire: “Noi con l’etc tutto comprendevamo…”.
Alla lettera del tre ‘geni’ dell’Asp catanese risponde la segretaria regionale della Uil Medici con una nota indirizzata all’assessore regionale alla Salute, al direttore del dipartimento per la pianificazione strategica e al commissario della Asp di Catania.
“La scrivente Segreteria Regionale della Dirigenza Medica – leggiamo nella letta della Uil medici della Sicilia – venuta casualmente a conoscenza della nota in oggetto con la quale lAsp Catania obbliga tutti ed esclusivamente i dirigenti medici ospedalieri delle discipline di Medicina Interna, Chirurgia, Ginecologia, Pediatria ed Infettivologia e/o Edipemiologia, ad un turno di pronta disponibilità, calendarizzato ad oggi sino a novembre c.a., per effettuare interventi sanitari in accoglienza ai migranti sbarcati al porto di Catania o trasferiti presso il Centro di Accoglienza Temporanea della stessa città, contesta la nota in oggetto in quanto illegittima sul piano formale e sostanziale”.
E siamo solo all’inizio. “Infatti – prosegue la lettera della Uil medici – pur condividendo lopportunità di fornire assistenza sanitaria alla popolazione migrante che sempre più frequente ed in maggior numero arriva presso i nostri porti, non si condivide la modalità e la superficialità con la quale lAsp Catania ha affrontato la tematica con la nota in oggetto che si allega alla presente, non mettendo in condizioni il personale medico di poter operare in totale sicurezza ed in piena professionalità, sottovalutando, fra laltro, il rischio del fenomeno di contagio di malattie infettive (scabbia, varicella, TBC e non per ultimo polio virus…)”.
Insomma, i tre ‘geni’ vengono ‘bastonati’ non soltanto come dirigenti medici casinisti e superficiali, ma anche come medici…
“Nello specifico – si legge ancora nella lettera della Uil medici – si contesta quanto segue:
fermo restando che la turnazione predisposta in allegato alla nota in oggetto rappresenta, così come viene anche chiamata nella stessa nota, un piano di pronta disponibilità che comporta unorganizzazione di lavoro diversa e che incide profondamente nel lavoro quotidiano dei vari reparti già notevolmente carenti di personale medico, soprattutto nel periodo critico come quello estivo, e che tale predisposizione di turnazione e organizzazione del lavoro è stata fatta senza il minimo coinvolgimento delle OO.SS. (organizzazioni sindacali ndr) mediche così come prevede la normativa contrattuale;
atteso che i dirigenti medici, in quanto professionisti con esperienza datata in corsia, quando operano lo fanno in scienza e coscienza ed in modo molto professionale e non nel modo superficiale e sommario così come previsto testualmente nella nota in oggetto;
constatato che, sempre nella nota in oggetto, vengono impartite direttive alquanto inverosimili, poco professionali e inaccettabili come quella che il medico si deve recare fornito di farmaci e presidi approvvigionati presso la farmacia del P.O. di appartenenza, così come testualmente recita la stessa nota in oggetto;
atteso che il numero dei migranti sbarcanti è sempre considerevole, quasi sempre centinaia, appare alquanto inverosimile, mortificante la dignità medica e professionale, che un medico possa caricare la propria auto e partire, spesso di notte, affrontando anche 80 Km nel caso dei dirigenti provenienti dallospedale di Caltagirone, così come prevede la procedura in oggetto;
ritenuto, altresì, che distogliere lesiguo personale, carente anche per il godimento delle ferie estive, dalle attività quotidiane può comportare un abbassamento del livello assistenziale presso i reparti di provenienza, stante che molti reparti, come più volte evidenziato dai singoli direttori di struttura complessa alla Direzione Strategica Aziendale, sono in emergenza con difficoltà a coprire i servizi, le guardie, le reperibilità, nonché con le ferie spesso bloccate;
constatato che, in modo improprio e superficiale, nellelenco della reperibilità predisposto è prevista anche la turnazione di unità mediche che di fatto non espletano attività di urgenza per motivi di salute nei propri reparti;
ritenuto che, così come organizzata, lattività può rappresentare un notevole rischio sia per il professionista che per la popolazione sbarcante, nonché un elevato rischio clinico di eventi avversi legati alla totale improvvisazione delle procedure adottate;
alla luce di quanto sopra evidenziato, la scrivente organizzazione sindacale, vicina e solidale per quanti coinvolti in questa emergenza umanitaria, dà la propria disponibilità al supporto tecnico organizzativo, ma con presupposti efficaci ed efficienti, per la realizzazione di una Task Forze valida, professionale e veramente operativa,
CHIEDENDO
la revoca immediata delle illegittime ed inique procedure in oggetto, costituendo un tavolo regionale e/o aziendale per l’elaborazione di una nuova procedura, che possa garantire lattività assistenziale in totale sicurezza per loperatore, e con la massima operosità professionale, che tenga conto di quanto sopra evidenziato e dei sottostanti punti:
1) che c/o i siti in cui dovranno recarsi ad operare i dirigenti medici (Porto e/o CAT ) siano presenti i farmaci ed i presidi necessari secondo una check list predisposta;
2) che siano disponibili o adottati per il personale medico impegnato tutti i presupposti (cambio ed igiene prima e dopo gli interventi) al fine di preservare lincolumità fisica degli operatori;
3) che siano organizzati dei turni, di mezzi e personale, in modo che al momento dellallertamento i medici possano essere accompagnati c/o i siti indicati, e allo stesso modo riaccompagnati, al termine di tutta loperazione, c/o i siti di partenza;
4) che venga notificato alle scriventi OO.SS. il contratto assicurativo che preveda la copertura assicurativa sia in itinere che per eventuali danni procurati per la tipologia di intervento effettuato, nonché la copertura di eventuali spese legali”.
“In attesa di riscontro ed a salvaguardia e tutela dei diritti e della professionalità della dirigenza medica – conclude la lettera della Uil medici – questa organizzazione sindacale si riserva la facoltà di poter adire alle vie legali circa la legittimità di tali disposizioni di servizio impartite”.
Questa è la sanità pubblica siciliana. Questa è la sanità pubblica catanese. Questi sono tre alti dirigenti di una delle più grandi Asp della Sicilia che – alla fine di questo si tratta – sono costretti a imparare da un’organizzazione sindacale di medici come si organizza un servizio di soccorso.
Noi, nell’introduzione, abbiamo fatto un po’ di ironia sui tre alti dirigenti della Asp di Catania. Ma, ironia a parte, si rimane stupiti da come questi tre amministratori dell’Azienda sanitaria provinciale etnea ignorino la carenza di personale medico dei presidi ospedalieri che pure amministrano; e di come – alla fine – vengano richiamati su fatti importanti (la copertura assicurativa, gli eventuali problemi legali e perfino sulla professionalità medica!) da un’organizzazione sindacale.
Detto questo, prendiamo atto della ‘promozione’ del dottore Sirna a direttore generale dell’Asp di Messina, dove avrà a disposizione un intero Porto per organizzare altre imprese…
Ci auguriamo, inoltre, che anche che il dottore Barbagallo e il dottore Spampinano vengano presto ‘promossi’ manager nella sanità pubblica siciliana: se lo meritano!
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