L’Ars prova ad riaprire il casinò di Taormina e ad aprirne uno anche a Palermo

STASERA SALA D’ERCOLE HA APPROVATO LA LEGGE VOTO CHE PUNTA SULL’APERTURA DI DUE CASE DA GIOCO IN SICILIA. LA PAROLA PASSA ADESSO AL PARLAMENTO NAZIONALE

Aprire due casinò in Sicilia, uno a Palermo e il secondo a Taormina? Sala d’Ercole ci sta provando. Ovviamente con i mezzi che ha a disposizione. E cioè trovando un’intesa con Roma, perché fu il Governo nazionale, negli anni ’60 del secolo passato, a chiudere il casinò di Taormina.

Stasera l’Ars ha affrontato l’argomento. E ha approvato con 39 voti favorevoli, 12 contrari e 4 astenuti il “Disegno di legge voto da sottoporre al Parlamento della Repubblica, ai sensi dell’articolo 18 dello Statuto, recante ‘Norme per l’apertura di una casa da gioco nei Comuni di Taormina e Palermo”.

Il “sì” del Parlamento siciliano è arrivato anche per un ordine del giorno che impegna il Governo della Regione, ad avviare in sede di Commissione Paritetica Stato-Regione siciliana l’iter per la emanazione del decreto legislativo per l’apertura di case da gioco in Sicilia.

La parola passa adesso al Parlamento nazionale. L’Ars, infatti, ha approvato una legge-voto che dovrà passare dal vaglio di Roma. La regione siciliana, infatti, non ha competenza su questa materia.

In Sicilia, per la cronaca, ha operato un casinò a Taormina. Era gestito da un personaggio molto noto nella Sicilia degli anni ’50 e ’60 del secolo passato: don Mimì Guarnaschelli.

Allora il casinò di Taormina era meta di turisti provenienti da tante parti del mondo. Erano gli anni in cui a Taormina di celebrava il festival del cinema “David di Donatello”. Con la nostra Isola che ere frequentata dai più noto attori del mondo.

In pochi anni tutto sfumò. Lo Stato italiano, per tutelare i casinò del Nord Italia chiuse il casinò di Taormina con la scusa che c’era il pericolo di riciclaggio, visto che c’era la mafia. Una scusa balorda che, lo ripetiamo, aveva solo l’obiettivo di penalizzare la Sicilia.

Qualche anno dopo la dabbenaggine della politica siciliana degli anni ’60 faceva perdere pure il “David di Donatello”. Insomma, in breve tempo la Sicilia perse due formidabili strumenti che portavano turisti di qualità (il cinema) e turisti danarosi (il casinò).

Oggi la Sicilia riprova a riaprire il casinò di Taormina. E ad aprirne uno a Palermo. Ci riusciremo? Speriamo bene.

Redazione

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