Previsioni rispettate. Tutti scommettevano sul nulla di fatto e così è stato. E c’è anche chi rilancia, mormorando nei corridoi che lo stallo potrebbe prolungarsi di molto. A Palazzo degli elefanti vari fattori sembrano sommarsi diventando letali per quelle tappe forzate che, invece, la giunta di Salvo Pogliese vorrebbe mettersi alle spalle al più presto. Cioè gli adempimenti resi necessari dal dissesto del Comune di Catania, in primis gli aumenti delle tasse. La varie schiere di consiglieri, già refrattarie alla disciplina di partito, davanti agli scenari lacrime e sangue reagiscono con nervi a fior di pelle e tentativi di distinguo più o meno palesi. La seduta che doveva culminare nel voto sui rincari alla tassa sui rifiuti si arena sulla consueta caduta del numero legale, non prima però di un incidente d’aula dal fortissimo retrogusto di fratture nella maggioranza.
In apertura di lavori, del resto, il consigliere del gruppo misto Andrea Barresi era stato perentorio nel lanciare messaggi che più politici non si può. «Vi è uno scollamento tra l’amministrazione e quest’aula», ha scandito dopo aver criticato la trattazione d’urgenza del punto sulla Tari chiesta dall’assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi: «Si poteva aspettare ancora qualche settimana, un atto del genere non può arrivare in maniera così fulminea». Lo richiama all’ordine un suo ex collega di partito, il presidente del consiglio Giuseppe Castiglione: «La data l’ha stabilita la conferenza dei capigruppo, anche lei era presente. Non decido da solo». Ma Barresi resterà mina vagante fino all’ultimo: in aula manca solo lui, fra i presenti, quando si decide sulla riforma della tassa di soggiorno. Un solo voto, ma decisivo per affossare il provvedimento.
L’ex sindaco Enzo Bianco e la 5 stelle Lidia Adorno si danno il cinque a votazione conclusa. E dire che le modifiche per l’imposta sull’ospitalità avevano persino incassato l’appoggio del capogruppo M5s Giovanni Grasso. Qui sta l’altro dato saliente della serata. Le spaccature, in realtà, crepano anche la testuggine grillina: i pentastellati si astengono lasciando affondare il centrodestra nelle sue difficoltà numeriche ma, soprattutto, isolando il loro ex candidato sindaco. Epilogo di disaccordi interni che promettono strascichi di rilievo. Per Grasso, tuttavia, era proprio difficile – dopo «il lavoro in commissione» e l’accoglimento di un emendamento sui B&b – girarsi dall’altra parte sul provvedimento.
La cosa, invece, riesce benissimo all’ex lombardiano Barresi, il cui malumore scaturirebbe da quegli assetti di giunta che in tanti, fra i consiglieri, vorrebbero ridiscutere. «I leader di governo sono venuti a fare le passerelle, eppure nessun aiuto è stato dato a questa città», aveva attaccato il consigliere, mettendo nel mirino soprattutto quella Lega priva di uomini in aula, ma incarnata dall’assessore all’Ecologia Fabio Cantarella il cui filo diretto con il ministro Matteo Salvini – l’autore della promessa di Ferragosto anti-dissesto – non è tornato utile per scongiurare il default di Catania. I colleghi di maggioranza, in privato, non risparmiano stilettate a Barresi che promette, per tutta risposta, di non mollare di un centimetro sulla sua linea dissidente.
In Consiglio si tornerà oggi alle 19. Ma fra una maggioranza appesa alle bizze dei ribelli – da poco il gruppo misto si è arricchito dell’ingresso di Agatino Giusti, eletto in una civica pogliesiana – e opposizioni pronte a infierire, le previsioni di stallo paiono potersi avverare ancora.
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