Lampedusa, terremoto politico in Comune: si dimette il Presidente del Consiglio che attacca il Sindaco

UNA LETTERA INVIATA ANCHE AL PREFETTO DI AGRIGENTO PARLA DEL PRIMO CITTADINO DELL’ISOLA COME DI UNA PERSONA INTERESSATA ALLA VISIBILITA’ MEDIATICA E DISTRATTA SUI PROBLEMI LOCALI

E’ un pesantissimo atto di accusa quello rivolto al Sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, in una lettera inviata anche al Prefetto di Agrigento. A firmarla, il Presidente del Consiglio comunale, Andrea Montana, che annuncia le sue dimissioni.

Nella missiva, pubblicata in anteprima da Grandangolo.it, il primo cittadino della più grande della Pelagie viene accusato di saccenza, presunzione, intolleranza.

Non solo. Montana parla di “un atteggiamento padronale e dittatoriale che lede il corretto rapporto istituzionale fra organi elettivi di pari dignità democratica”.

E accusa la Nicolini di avere diretto la sua politica del sindaco “ad acquisire e consolidare visibilità mediatica, sfruttando a suo vantaggio il fenomeno migratorio, e la sua ambizione personale – abilmente pilotata da forze politiche superiori che si sono servite delle tragedie dei nostri mari come di una bandiera o, peggio, come di uno spot elettorale – è diventata assoluta sordità rispetto ai problemi che affliggono Lampedusa e Linosa”.

Per il Presidente del Consiglio comunale, ormai dimissionario,”il nostro è diventato il Comune del terrore, di robespierriana memoria, e delle speranze perdute”.

Insomma, un j’accuse pesantissimo e dettagliatissimo che farà scuramente discutere.

Ecco il testo integrale della lettera:

Il sottoscritto Andrea Claudio Montana, in atto Presidente del Consiglio, essendo venuto meno il rapporto di fiducia con il sindaco, rassegna le proprie dimissioni dalla carica istituzionale per i motivi sotto riportati:

1) la saccenza e la presunzione da parte del sindaco di sapere tutto e di conoscere meglio degli altri la soluzione di qualunque problema, nonché l’intolleranza a ricevere suggerimenti, l’hanno indotta a non istaurare un rapporto stabile di fiducia nei confronti dei suoi collaboratori e della stragrande maggioranza dei consiglieri, ma solo con taluni e soltanto per assicurarsi la possibilità di governare. Il tratto caratteriale diffidente nei confronti di chiunque, inaffidabile e sempre indotto all’iracondia, ha portato molti consiglieri a rinunciare a qualunque tentativo di dialogo e di collaborazione per timore di trascendere nella rissa. L’atteggiamento padronale da politico dittatoriale che decide per tutti e non ammette confronto va bel oltre la dimensione caratteriale e lede il corretto rapporto istituzionale fra organi elettivi di pari dignità democratica. Questi comportamenti hanno causato l’azzeramento della spinta che nel 2012 aveva portato gran parte dei cittadini di Lampedusa e Linosa a coalizzarsi attorno ad un programma ambizioso ma concreto e di largo respiro.

2) l’assoluta mancanza del rispetto del programma elettorale e di una seria politica del territorio diretta a soddisfare le reali esigenze della popolazione nella sua complessità ed interezza: l’azione politica del sindaco è stata diretta ad acquisire e consolidare visibilità mediatica, sfruttando a suo vantaggio il fenomeno migratorio, e la sua ambizione personale – abilmente pilotata da forze politiche superiori che si sono servite delle tragedie dei nostri mari come di una bandiera o, peggio, come di uno spot elettorale – è diventata assoluta sordità rispetto ai problemi che affliggono Lampedusa e Linosa. Mentre – in mancanza ad esempio di una seria lotta alla disoccupazione – il numero dei nostri poveri raggiungeva vertici preoccupanti, il primo cittadino sedeva nei migliori salotti televisivi ma non per denunciare lo scandaloso isolamento cui sono abbandonate le Pelagie, bensì per cavalcare l’onda di un facile buonismo nei confronti dei migranti, a cui per altro, da sempre, va la nostra più calorosa solidarietà. Molte sono state le occasioni che avrebbero permesso al sindaco di sensibilizzare istituzioni ed opinione pubblica nei confronti della popolazione lampedusana e linosana lasciate sole ad affrontare un problema di interesse europeo come di fatto dovrebbe essere quello dei flussi migratori: ma sono state tutte inesorabilmente sprecate. Quando una piccola delegazione da lei guidata è stata invitata a Bruxelles, su intervento del presidente Crocetta, proprio per rappresentare e presentare Lampedusa come ultima frontiera d’Europa, si sarebbe potuto sollecitare un intervento concreto in favore di una comunità, la nostra, che da sola paga le conseguenze di tragedie immani e da sola affronta l’inadeguatezza della risposta delle istituzioni: anche allora non una parola venne spesa dal sindaco in difesa dei diritti di Lampedusa e Linosa, non una parola venne spesa per tutelare gli interessi di questa comunità.

3) L’assoluta mancanza nel sindaco di quelle capacità di mediazione e di quelle doti diplomatiche che dovrebbero contraddistinguere un politico che agisce nell’esclusivo interesse del proprio paese. Questa carenza relazionale, che si traduce in atteggiamenti gratuitamente ruvidi, l’ha portata ad avere rapporti tesi, con varie istituzioni. Al tempo stesso, è mancata la corretta ma incalzante azione di sollecitazione nei confronti di Enti che hanno le chiavi di risorse importanti per lo sviluppo del nostro Comune, quale il soggetto attuatore . E’ triste riconoscere che, se si dovesse ottenere in futuro qualche provvidenza non sarà dovuta alla sua azione politica, scarsa, inefficace e spesso controproducente, bensì al naufragio del 3 ottobre che ha visto morire centinaia di esseri umani e che ha commosso tutto il mondo, anche quello politico.

4) L’aver affrontato e sostenuto i problemi e le necessità delle due isole in assoluto isolamento, senza sottoporli al vaglio dell’unico organo rappresentativo della volontà popolare, il Consiglio comunale, ma millantando la sua (del sindaco ) volontà come la volontà di tutti, ha condotto a scontate e prevedibili débâcle. Un caso emblematico è il Piano paesaggistico presentato come panacea ai mali territoriali delle isole, in realtà vera iattura, se dovesse essere approvato, così come adottato dall’osservatorio e voluto dallo stesso sindaco. Altro caso il problema dei chioschi, affrontato sempre in ritardo, con grave perdita economica dei concessionari, e danno alle esigenze dei turisti che reclamano i servizi. In sintesi, il sindaco ha mostrato in innumerevoli occasioni di preferire, alle procedure istituzionalmente corrette che dovrebbero coinvolgere il Consiglio, la Giunta (la cui seduta, peraltro, è convocata quasi sempre poco prima della partenza del segretario comunale, a scavalco, e svolta in tutta fretta senza notifica dell’ordine del giorno) ed i funzionari del Comune, il rapporto personale e sottratto ad ogni controllo con soggetti politici ed istituzionali, uffici regionali o ministeriali e associazioni ambientaliste.

5) Incapacità di gestire la macchina comunale. Un esempio è il pessimo funzionamento dell’Ufficio tecnico, settore urbanistica, dai cui non escono più né licenze edilizie, né atti di riconoscimento di piccoli relitti o di sdemanializzazioni, né altro tipo di pratiche: ne è probabilmente causa l’aver affidato la responsabilità di un settore così delicato a personale che non soltanto non possiede la qualifica idonea a ricoprire la responsabilità di un ufficio, ma non ha neppure le capacità necessarie per espletare i compiti propri di un settore così delicato, come si evince, anche, dal modo in cui è stato trattato il pubblico, con impertinenza, con maleducazione e con sussiego, che nascondono la inadeguatezza professionale. Altro esempio è la pessima gestione dell’Area Marina Protetta, che si continua ad affidare a professionalità inadeguate evitando di avviarne la gestione con profili professionali con competenze in materia ambientale . E, su tutto, aleggia il pessimo rapporto con i dipendenti comunali: l’atteggiamento vessatorio verso numerosi di loro ha creato un clima di tensione permanente.

6) Pessimo rapporto con i cittadini. È stato smarrito il rapporto con la popolazione: la gente non viene più in Comune a rassegnare le proprie esigenze per timore di essere aggredita e maltrattata: il nostro è diventato il Comune del terrore, di robespierriana memoria, e delle speranze perdute.

7) Pessimo rapporto con il Consiglio comunale: il sindaco non risponde alle interrogazioni dei consiglieri e, pertanto, impedisce agli stessi, deliberatamente, di svolgere il loro mandato di controllo politico amministrativo sugli atti del sindaco e della Giunta, commettendo il reato di omissione di atti d’ufficio. Così, il Consiglio sconosce l’attività di consulenza svolta dagli esperti e gli incarichi affidati ai legali del Comune; sebbene le interrogazioni in tal senso non siano mancate, ad esse non viene data risposta. Parimenti si sconosce lo stato di indebitamento del Comune. Neanche i piani di intervento sul territorio, a far carico sui finanziamenti dei vari Governi nazionali, sono mai stati portati all’attenzione del Consiglio, considerato dal Sindaco una vera marionetta, benché incidano sul piano triennale delle opere pubbliche per il quale vige l’obbligo dell’approvazione da parte del Consiglio stesso. Infine, il sindaco ha omesso deliberatamente di presentare al Consiglio ed alla popolazione la relazione annuale sullo stato di attuazione del programma, cioè sull’operato dell’Amministrazione. In sintesi, si direbbe che il sindaco si ricordi dell’esistenza dei consiglieri e degli stessi membri della sua Giunta solo quando c’è da coinvolgerli in attività volontarie e spesso improprie di manovalanza.

8) Mancanza di volontà di sostenere mozioni consiliari non sue, andando anche contro gli interessi della popolazione pur di non accreditare ad altri iniziative che potrebbero danneggiarla politicamente : ha convinto alcuni consiglieri che la scuola alberghiera di Sciacca fosse istituto privato inducendoli a votare contro la proposta della sua istituzione sull’isola, privando così i giovani delle due isole di uno sbocco professionale importantissimo. In considerazione delle dichiarazioni prima espresse il sottoscritto presenta, essendo venuti meno i presupposti politici del suo sostegno al sindaco, le proprie dimissioni da Presidente del Consiglio e rimette il proprio mandato nelle mani del Consiglio.

Nel contempo, dopo avere letto la relazione rendicontale trasmessa dai predetti assessori dimissionari su richiesta del sottoscritto nella qualità di Presidente del Consiglio comunale, esprime tutto il proprio apprezzamento e la propria incondizionata solidarietà agli assessori: signor Billeci, che con umiltà ed impegno e senza alcun atteggiamento di protagonismo e di esibizionismo ha saputo, tra le altre cose, risolvere quasi del tutto il problema del servizio della distribuzione idrica ed al quale, in segno di ringraziamento, è stata ritirata, senza giustificato motivo, la delega assessoriale; ed alla signora Parizzi per l’impegno profuso nell’aiutare i bisognosi ed i malati di Lampedusa e Linosa e per la grande mole di lavoro svolto nell’espletamento del suo mandato.

Redazione

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