Lampedusa, migranti in isolamento dopo autolesionismo Gestore: «Per tutelarli, ma non è vero che manca il letto»

«Aspettiamo i risultati dei tamponi, e poi si deciderà il da farsi». Potrebbero essere gli ultimi scampoli di quarantena per gli oltre cento migranti dell‘hotspot di Lampedusa, ma l’ufficialità deve ancora arrivare. Per adesso, dalla prefettura di Agrigento arriva la conferma che tra il personale di Nova Facility – la società che a gennaio ha vinto l’appalto semestrale per la gestione del centro – nessuno è risultato positivo. «Non possiamo prevedere i tempi, tutto dipenderà dai risultati. Il Viminale provvederà, come di consueto, a pianificare la distribuzione sul territorio dei migranti», dichiara un funzionario a MeridioNews.

Sull’isola delle Pelagie, la popolazione locale attende di scoprire che ne sarà delle richieste inoltrate dal sindaco Totò Martello al governo nazionale. Lista stilata dopo che un comitato spontaneo ha detto di essere pronto a occupare il municipio, nel caso l’amministrazione comunale non si fosse fatta portavoce delle preoccupazione dei residenti. Al punto numero uno c’è proprio la chiusura dell’hotspot per timore di una diffusione del virus da parte dei migranti che arrivano in autonomia nell’isola. L’ultimo sbarco è avvenuto ieri mattina: 67 persone su una barca in legno sono state soccorse dalla guardia costiera e portate sulla terraferma in attesa di essere imbarcate e trasferite. Il passaggio dall’hotspot, infatti, per il momento resta interdetto perché causerebbe il contatto tra i migranti che hanno già finito la quarantena con i nuovi ospiti.

All’interno della struttura di contrada Imbriacola, intanto, la situazione resta delicata. Dopo la notizia degli atti di autolesionismo registratisi nei giorni scorsi, i due migranti originari del Marocco sono stati posti in un locale separato rispetto a quelli occupati dagli altri ospiti dell’hotspot. «Una misura che è stata presa innanzitutto nel loro interesse», dichiara a MeridioNews Gianlorenzo Marinese, il presidente di Nova Facility, aggiungendo che i due marocchini sono seguiti da vicino dalle forze dell’ordine che presidiano il centro. Stando a quanto risulta a questa testata, a uno dei migranti è stato sequestrato il telefono e il provvedimento di isolamento è stato preso dopo che i due, che sarebbero tossicodipendenti, hanno fatto un’incursione nell’infermeria per chiedere medicine.

Raggiunti da MeridioNews, entrambi i migranti hanno denunciato di essere stati confinati in una stanza ancora meno confortevole dei locali adibiti a camerate. «Qui è tutto sporco, siamo trattati come animali. Non ce la facciamo più, vogliamo solo essere trasferiti. Dove siamo adesso non ci sono neanche i letti e non ci fanno andare in bagno», racconta uno dei due, spiegando che a loro si è aggiunto un terzo migrante. Dalle foto e dai video in possesso di questa testata, si vede un materasso poggiato a terra in una camera spoglia, con sparsi alcuni effetti personali tra la sporcizia. La versione è smentita dal numero uno della società che gestisce l’hotspot. «Escludo che si trovino in locali dove non ci sono letti, poi le foto si possono fare da diverse prospettive», replica Marinese, che nel 2018 polemizzò con l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini sulle modifiche nel settore della gestione dell’accoglienza.

Il presidente di Nova Facility parla poi degli altri aspetti al centro delle lamentele dei migranti: cibo, acqua, lenzuola. «L’alimentazione ruota, ma c’è chi si lamenta comunque. Io posso dire che i pasti vengono serviti rispettando i tempi del digiuno legato al Ramadan – dichiara Marinese -. Per quanto riguarda l’acqua, esistono problemi nell’erogazione ma dipendono dal dissalatore. Gli ospiti vengono comunque avvertiti in anticipo. Infine escludo che le lenzuola non vengono cambiate. Sono usa e getta e vengono sostituite ogni tre giorni». Sulle condizioni in cui attualmente versa l’hotspot dalla prefettura viene soltanto affermato che «i controlli sulla qualità del servizio reso vengono effettuati».

Fuori dall’hotspot, al molo Favarolo, continua da ormai 24 ore l’attesa dei 67 migranti sbarcati dopo essere stati soccorsi dalla guardia costiera. Il gruppo ha trascorso la notte sul molo, non potendo essere ospitato nell’hotspot. «Ancora una volta, come se fosse un imprevisto – scrive il parroco di Lampedusa Carmelo La Magra – come se non fosse mai accaduto, una settantina di esseri umani stanno passando la notte in quarantena sul molo. Continuiamo tutti a dire che Lampedusa non ha le strutture adatte in questa circostanza ma nulla cambia. Chi può intervenire e non lo sta facendo è colpevole».

In un primo tempo, si pensava che la nave da Porto Empedocle potesse arrivare nella prima mattinata, ma le condizioni del mare non hanno permesso ieri sera la partenza della nave dalla località agrigentina. Per i migranti, quindi, si prospetta un’altra giornata d’attesa. «Le attuali disposizioni in materia di trasporti prevedono solo una corsa al giorno», chiosa la prefettura. 

Simone Olivelli

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