L’amaro/ W la tutela della storia siciliana: Ardizzone si è redento?

L’esordio non è stato dei più felici. Il neo presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, come vi abbiamo raccontato in questo articolo, nel suo discorso d’insediameto sullo scranno più alto di Sala d’Ercole, ha scelto di attaccare, quelli che secondo lui, sono i rami secchi dello Statuto siciliano. Prendendo di mira, ad esempio, l’Alta Corte per la Sicilia. Che è l’emblema dei soprusi imposti alla nostra Isola dallo Stato centrale. 

Un discorso  che è sembrato in linea non solo con la diffusa scarsa conoscenza della storia siciliana, lacuna grave nella classe politica che ci governa, ma anche con quegli attacchi strumentali, che in tutta Europa, si stanno perpetrando, in danno dell’Autonomie locali, per asservirle meglio ai diktat della finanza e dei mercati, imponendo la loro supremazia sulle democrazie. Insomma, il dubbio che un ascaro fosse salito sul trono del Parlameto siciliano, si è immediatamente diffuso.
Oggi, sarà un caso, Ardizzone si diletta in dichiarazioni di tenore opposto.  Si è redento? Si è ricordato di essere siciliano? Speriamo. Anche se, la sua militanza nel partito di Casini, tra i ‘camerieri’ più apprezzati dell finanza italiana ed europea, impone un punto interrogativo.

In ogni caso (scopriremo la verità solo vivendo), oggi, in una lettera al professor Ignazio Buttitta,  presidente dell’omonima Fondazione, che oggi ha attribuito premi a registi e poeti siciliani, ha scritto che ”la tutela della cultura siciliana deve essere un impegno per la difesa della nostra identita”.  Perbacco! E ancora:

“La tutela, lo studio e lo sviluppo della cultura siciliana in tutti i suoi aspetti storici, sociali, artistici e antropologici , come recita l’art. 1 dello Statuto della Fondazione, devono costituire impegno di tutti noi e della classe politica siciliana in particolare per la difesa della nostra identita”.

Speriamo che creda veramente in quello che ha scritto. E, che, qualsiasi pressione possa ricevere delle segreterie romane, non calpesti mai la dignità della storia siciliana, che è anche la sua.  (a.s)

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Redazione

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