Labrin: è arrivato il mio turno

A pochi giorni dal suo esordio nella massima serie italiana con la maglia del Palermo, Carlos Labrin è protagonista anche fuori dal campo; è stato infatti lui a presenziare all’ultima conferenza  tenutasi presso la sala stampa dello stadio “Renzo Barbera”.
Carlos, in che ruolo ti trovi meglio, centrale in una difesa a quattro o in una a tre, come quella di domenica?
Non ho preferenze. Mi so adattare molto bene, anche a seconda delle esigenze dell’allenatore.
Ti volevo chiedere se avessi qualcuno con cui ti sei trovato particolarmente bene e se i tuoi ex compagni del Novara che giocavano nel Palermo ti avessero detto qualcosa di particolare sull’ambiente, sulla città.
Quando sono arrivato sapevo che la squadra era formata da grandi giocatori e i miei ex compagni me lo avevano detto; arrivato qui, però, tutti si sono resi molto disponibili.
Si è lasciato supporre che tu possa giocare sabato sera, data l’emergenza; come vivi questa possibilità?
Purtroppo ci sono molti infortunati e se l’allenatore riterrà opportuno farmi giocare, io sarò a disposizione.
Il tuo procuratore ha detto che Mutti, non facendoti giocare, ti ha fatto perdere una stagione: la pensi così anche tu?
In realtà io credo che non sia così e che magari le sue parole siano state male interpretate. Io sapevo che in questo ruolo ci sono molti giocatore forti ma sapevo anche che una volta messe in mostra le mie capacità, avrei avuto la mia occasione.
A Palermo è arrivato Panucci, lo conoscevi già?
Sì, lo conoscevo e lo ritenevo un giocatore molto forte ed è per questo che sono felice di potermi allenare seguendo i suoi consigli.
Ti senti già pronto per la serie A e soprattutto cosa pensi di poter imparare da Silvestre e Balzaretti, per esempio?
Come calciatore, il tempo e l’esperienza ti fanno crescere quindi non mi sento al 100% ma se gioco, vuol dire che ho buone capacità.
Dato che ti conosciamo poco, ci piacerebbe sapere cosa ti è piaciuto di più della città e se hai legato con qualcuno in particolare.
In realtà mi trovo molto bene con tutti ma forse, per via della lingua, parlo di più con i sudamericani. Per quanto riguarda la città, è piaciuta sia a me sia a mia moglie e al mio bambino, probabilmente anche perché ricorda le città del Sud America.

Alberto Prestileo

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