La Spagna a grandi passi verso la guerra civile

L’ATTUALE GOVERNO SPAGNOLO SI PREPARA A RIPERCORRE LE ORME DEL ‘GENERALISSIMO’ FRANCO. PRONTI ANCHE I CANNONI AD ACQUA PER FRONTEGGIARE LE PROTESTE POPOLARI CONTRO UN’UNIONE EUROPEA CHE HA PORTATO SOLO DISOCCUPAZIONE E DISPERAZIONE

Un servizio di ImolaOggi.it, a firma di antidiplomatico, ci informa che “La Spagna si sta muovendo verso la guerra civile”. E spiega che “il governo spagnolo si sta militarizzando in vista delle proteste anti Unione europea previste per il prossimo autunno. Sta equipaggiando la Polizia con nuovo materiale da guerra”.

Le misure di potenziamento della Polizia richiamano alla memoria trascorsi non tanto remoti delle esperienze politiche di quel Paese.

Il governo di Mariano Rajoy, espressione della destra spagnola, si accinge a contrastare le manifestazioni quasi quotidiane promosse dai movimenti 25 de Mayo e dagli Indignados.

Nel servizio viene ricordato un dipinto di Françisco Goya che riproduce una scena del trattamento poliziesco dei cittadini spagnoli del 3 maggio 1808 – che anche a quell’epoca protestavano – quando la Polizia passava per le armi gruppi di cittadini addossandoli al muro e fucilandoli sul posto, appena fermati.

Negli ultimi tre mesi il ministro degli Interni, Jorge Fernaqndez Diaz, ha firmato quattro contratti di fornitura di strumenti repressivi alla Polizia in vista delle proteste, persino cannoni ad acqua. Un’arma che il dittatore, generalissimo Françisco Franco, ai suoi tempi, era solito usare con disinvoltura.

A questo proposito il leader dell’opposizione, Antonio Trevin, ha commentato: “Un ritorno a tempi che avremmo preferito dimenticare”.

In risposta a questa osservazione il ministro degli Interni, intervistato dal Guardian, ha replicato che assumere quelle misure è stato “necessario a causa delle attuali dinamiche sociali”.

Le ‘dinamiche sociali’, cioè le proteste popolari, cui fa riferimento il ministro sono conseguenza della misure di austerità adottate dal Governo spagnolo su input dell’Europa a motivo del rispetto dei parametri economici previsti dai demenziali e truffaldini Trattati comunitari.

Queste misure si materializzano in Spagna nell’aumento delle tasse, nel dilagare della disoccupazione giovanile, nonché nelle restrizioni dei diritti delle donne che con i parametri economici con hanno nulla a che spartire, quali il divieto di abortire. Così, già che ci siamo, nel giro di vite della repressione mettiamoci anche il divieto di abortire.

Inoltre, vi sono i movimenti di rivendicazione istituzionale quali l’indipendentismo catalano. O quello che richiede il superamento della monarchia e l’introduzione della Repubblica. A tutto ciò si aggiungano le proteste politiche riservate ad Angela Merkel durante la sua recente visita a Madrid, in quanto ritenuta responsabile del declino economico dell’Europa, ed il quadro delle ‘dinamiche sociali’ si completa.

Siamo a rischio di una guerra civile che in Spagna non è nuovo. Rischio che desta preocupazione anche in Amnesty Internatonal con rifermento al potenziamento dell’armamento a disposizione della Polizia.

“La Polizia spagnola viene usata per proteggere il Governo e non la popolazione: questa è una posizione pericolosa che fa temere lo scoppio della guerra civile”.

La vicenda spagnola che abbiamo appena ricordato, il recente referendum scozzese, il prosimo referendum catalano, i fermenti indipendentisti della Sicilia e della Sardegna (quest’ultima, in particolare, è stanca di essere considerata il poligono di esercitazioni militari, anche nucleari, di tutti i Paesi Nato e dintorni), la polverizzazione della ex Jugoslavia e la parcellizzazione dei Balcani, gli accadimenti ucraini sono tutti sintomi di un malessere che attraversa l’Europa.

Tutto ciò è lì a dimostrare il sostanziale fallimento del disegno europeo tracciato nei primi anni ’50 del secolo scorso al cui centro c’era il progetto di pace in Europa.

Al di là delle questioni economiche, che pure sono disastrose, per responsabilità principale di Germania e Francia – provocando la recessione economica e la disoccupazione di massa – ora si aggiungono anche le tensioni belliche diffuse su tutto il territorio europeo.

Questo declino dell’Europa, per il quale gli Stati Uniti fanno salti di gioia potendo trattare con i singoli Stati europei, offrendo la loro protezione, non si capisce poi da chi o da che cosa: forse dal califfato islamico? Roba tutta da ridere, a pensarci bene. Ed, invece, questi sono tutti fattori che determinano un quadro tragico.

Vedere che il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, viene in Europa, convoca alcuni capi di governo delle nazioni più accondiscendenti e viene a dare la linea sul comportamento da tenere nei confronti di Paesi terzi rispetto ai quali loro hanno conti da regolare, ma noi no, fa ridere, anche se ci sarebbe da piangere.

Ebbene, tutto ciò provoca enorme tristezza in chi, all’idea di Europa unita, si era affezionato. Ad una Europa culla di una millenaria cultura e potenza economica portatrice di sviluppo globale e di pace. Invece l’attuale Europa sta portando solo disoccupazione, disperazione, guerre e morte.

L’Europa così come si va configurando e, purtroppo, realizzando, non serve proprio a nessuno.

Foto tratta da dirittodicritica.com

Riccardo Gueci

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